Al fin si giunse: siamo pronti, siamo qui per esistere e resistere.

A volte il percorso terreno ti pone di fronte a segmenti di vita che non avresti mai immaginato di vivere. E allora cerchi il perché degli avvenimenti. Ma poi capisci che il film della vita ha un regista e uno sceneggiatore non sconosciuto. Ti accorgi che tutto ciò che hai fatto prima era in funzione diretta con quanto stai facendo ora.

Assumere il ruolo di direttore di un periodico è una grande responsabilità, soprattutto morale. Quando ho proposto la creazione di un giornale on line nell’ambito della Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori (Co.N.A.P.I.) al presidente Basilio Minichiello e al vicepresidente Giuseppe Fontanarosa non ho trovato una semplice adesione al progetto. Ho ottenuto, invece, una loro entusiastica approvazione,partecipazione e sollecitazione a passare immediatamente alla fase esecutiva. Il sostegno è stato continuo e costante, degno di un gruppo abituato a lavorare in modo sinergico e con chiarezza di obbiettivi.

Ho il dovere, in via preliminare, di rispondere ad una domanda che nessuno mi ha fatto, forse per rispetto e anche per affetto alla mia persona: perché un periodico on line? Domanda semplice per una risposta non altrettanto semplice. In giro, di iniziative analoghe a queste, ce ne sono un bel po’ e quindi il rischio sarebbe di diventare un mero elemento aggiuntivo in un panorama nazionale già abbastanza saturo. Questa iniziativa risponde a due precise esigenze. La prima esigenza è quella di consentire alla piccola e media impresa italiana di far sentire la propria voce e affermare la propria identità.

Insomma CONAPI MAGAZINE nasce per offrire un luogo di confronto a coloro che fanno l’impresa e contribuiscono in modo determinante alla ricchezza italiana. L’altra esigenza è quella di offrire all’articolato e complesso mondo della Confederazione, per la cui conoscenza più dettagliata invito a leggere la parte riservata al “chi siamo”, un filo di Arianna capace di tenere collegato l’intero territorio italiano presidiato da Co.N.A.P.I. Ma se queste sono le esigenze da soddisfare, l’obbiettivo, nemmeno troppo nascosto, è quello di contribuire a sviluppare un dibattito da cui possa emergere un sistema imprenditoriale moderno, innovato e orientato al mercato.

L’impresa italiana vive problematiche, difficoltà e contraddizioni che hanno rischiato di metterla anche in discussione attraverso la fagocitazione della finanza globalizzata. La difesa del patrimonio imprenditoriale non può che essere al centro dell’azione di ogni governo. Difendere il sistema produttivo significa creare uno scudo a tutela della ricchezza nazionale e, di conseguenza, dell’occupazione e, quindi, del futuro di questo Paese. Il sistema produttivo, da parte sua, ha l’obbligo morale di percorrere le strade dell’innovazione nel rispetto del capitale umano aumentando il proprio tasso di cultura imprenditoriale. Recuperare la cultura del rischio, coniugata con la cultura della responsabilità sociale, è la strada da percorrere per preservare l’industria italiana dalle fameliche bocche dei competitori e delle economie internazionali rampanti. L’impresa non è una monade ma essa esiste solo se inserita in un contesto di società civili prive di tensioni sociali e di mercati stabili.

Per creare queste condizioni non servono solo gli interventi, pur necessari, di istituzioni come quelle europee (Commissione Europea, Banca Centrale Europea), nazionali (Banca d’Italia, sistema bancario, Governo) e territoriali (Regioni, Provincie, Comuni), ma anche e forse soprattutto servono gli interventi e le iniziative del mondo universitario e della formazione in genere chiamato a tarare meglio il rapporto con il mondo delle imprese e del lavoro.

Il “made in Italy”, grazie al quale l’Italia è riuscita a reggere il peso della crisi attraverso un export da primato, non è solo un marchio ma è soprattutto l’indicazione di uno stile, di una cultura, di un modello di vita non replicabile altrove. La difesa di tutto ciò e del mondo di valori ai quali l’Italia abituata può avere successo solo se si eleva in modo esponenziale il livello della cultura imprenditoriale, collocando su questa strada la sfida, collaborativa e non antinomica, tra impresa e mondo del lavoro con la consapevolezza che i destini generali dipendono anche da quelli di ognuno. Perciò CONAPI MAGAZINE darà spazio ad ogni voce che sappia e voglia tradurre i nuovi codici di vita del terzo millennio.

Vorrei stimolare ed inaugurare il filone di un preciso indirizzo culturale e politico che sia destinato a difendere e sviluppare oltremodo la nostra ricchezza produttiva, in ogni settore, contribuendo a creare ponti e non fratture tra i corpi sociali e gli organismi economici essenziali, come quelli creditizi e finanziari, sia italiani che europei. Al Governo si chiede di aumentare il livello di investimenti pubblici in ogni settore e su ogni territorio, a cominciare dal Mezzogiorno, valutando un più deciso intervento sul cuneo fiscale, vero focus da cui dovrebbe partire ogni iniziativa di rilancio dell’economia nazionale. Sul terreno della cultura d’impresa CONAPI MAGAZINE eserciterà il massimo del suo impegno per aiutare il sistema a crescere e a competere sui mercati.

Mi sia consentito di ringraziare, dopo averlo già fatto nei confronti dei vertici di Co.N.A.P.I., l’intera segreteria della Confederazione, con una particolare attestazione per la collaborazione prestata nell’allestimento tecnico del periodico all’amico Giovanni Toscano.

La massima di Seneca sul vento favorevole per il marinaio che sa dove andare è stata la mia guida culturale e di vita che ho cercato di trasferire nelle arterie e nelle vene della Confederazione che, da sempre, per la verità ha avuto idee chiare a favore del mondo imprenditoriale italiano elevando la competenza e la professionalità a sistema intensivo.

Al lettore, che ringrazio sin d’ora, chiedo con rispetto di leggerci e di offrirci suggerimenti e consigli e al contempo di mostrare indulgenza per un lavoro che perfezioneremo sempre di più.

                                                                                                                             Nicola Di Iorio