Un Sud tornato in recessione, che arranca e che vive, quasi certamente, un’emergenza spopolamento senza precedenti. E’ il quadro evidenziato da Luca Bianchi, direttore della Svimez, durante la sua tappa a Matera nello scorso weekend e dai dati Istat che mostrano un Meridione in cui il tasso di disoccupazione (18,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,6%). E’ ovvio che, in questo scenario, la questione lavoro ed il rilancio, in chiave ripopolamento (specialmente dei borghi di questa particolare zona dello Stivale), diventa sempre più centrale. Un argomento, quest’ultimo, sviscerato in maniera dettagliata anche nel corso del convegno svoltosi lo scorso 30 marzo a Taurasi, presso Palazzo Ferri-Mazzeo, a cui ha preso parte anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia (clicca qui per leggere il suo intervento).
Fra le testimonianze più apprezzate anche quella del direttore di Conapi Magazine, Nicola Di Iorio: “Una questione, quello dello svuotamento dei borghi e della loro ripopolazione, che attraversa soprattutto la dorsale appenninica e che diventa, pertanto, di interesse nazionale. Il problema, però, si registra soprattutto in Campania, dove la vera difficoltà non è tanto quello inerente la diminuzione demografica, che pure è in aumento, ma piuttosto quello relativo alla distribuzione di essa. Una distribuzione demografica – spiega Di Iorio – che è schiacciata sostanzialmente sull’asse Caserta-Napoli-Salerno, lasciando vuoti i paesi dell’area cilentana, beneventana ed irpina. Un vero e proprio svuotamento, quindi, ampliato dal depauperamento dei servizi, con Tribunali ed Ospedali chiusi, che si unisce ad una difficoltà di creare un’infrastrutturazione seria, con il caso dell’arteria Lioni-Grottaminarda che, probabilmente, rappresenta l’esempio più calzante”.
Le affermazioni del direttore di Conapi Magazine, in effetti, sono ben testimoniate anche dai numeri che mostrano come, la provincia di Avellino (ed in particolare alcune specifiche aree di essa), siano colpite da uno svuotamento che, di anno in anno, si fa sempre più drammatico. Secondo i dati Istat, infatti, la popolazione irpina ha perso, nell’arco di 7 anni, quasi 8000 abitanti passando dai 429.157 del 2011 ai 421.523 del 2017. Nello specifico colpiscono alcune cifre relative ad alcuni piccoli paesi che, più di altri, risentono dell’emergenza: il rischio maggiore, come denunciato anche dai sindacati di Cgil e Cisl, è quello di vedere letteralmente scomparire, nel giro di un arco temporale nemmeno particolarmente elevato (20 anni secondo alcuni), queste piccole realtà, sempre più protagoniste di un inarrestabile processo di desertificazione dettato, anche e soprattutto, dalla mancanza di lavoro e da una crisi industriale che sta mettendo in ginocchio intere aree che, solo qualche decennio prima, avevano rappresentato degli autentici “fiori all’occhiello” per l’intera provincia.
Quindi “la necessità – messa in risalto anche da Di Iorio – di ridistribuire sul territorio un tasso di demografia più equilibrato non annullando, né depauperando, i servizi del territorio. Al contempo vi è l’urgenza di migliorare i collegamenti stradali, rendendo i comuni meno isolati. A tutto ciò si aggiunge un’esigenza, non più rimandabile, di premere sulla formazione dei giovani, sulla loro cultura, educandoli a rimanere in questa terra”.
Un concetto, quello espresso da direttore di Conapi Magazine, sintetizzato anche nelle parole di Veronica Barbati, presidente nazionale Coldiretti Giovani Impresa: “Non ho mai pensato di andare via da questi territori, nonostante le tante difficoltà che rendono le condizioni queste aree diverse da altre. Se vogliamo realizzare determinate condizioni di cambiamento, c’è bisogno di restare vicini a questi territori, ai loro giovani, conoscendo e sapendo cosa significhi vivere questi luoghi, cercando di valorizzarli ed immaginando, per loro, paradigmi diversi. Non possiamo, però, pensare – evidenzia invece la Barbati – che delle zone siano più importanti di altre perché ci sono più abitanti e, quindi, su un parametro esclusivamente numerico”.
E se il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca,
pur sottolineando che “il Sud Italia potrebbe rappresentare un mercato importante, una grande piattaforma logistica proiettata soprattutto verso i mercati emergenti come quelli del Medio Oriente e del Nord Africa”, rilancia al contempo l’allarme per il tasso di disoccupazione giovanile e femminile di queste zone definito, dallo stesso presidente della Regione, “impressionante”, specialmente se confrontato a quello nazionale del centro nord, simile a quello dei paesi europei. E allora, si chiede lo stesso De Luca, se “c’è motivo o ragione per tenere in piedi una questione meridionale, affrontando i problemi di sviluppo del Sud?”. La risposta è sicuramente affermativa, nonostante dati e cifre, relativi specialmente agli ultimi anni, indichino una direzione completamente opposta.