Che ne sarà delle mamme che, rinunciando al congedo parentale, vogliono o devono tornare al lavoro dopo aver dato alla luce il loro bambino? Chi aiuterà a prendersi cura dei loro bebè quelle donne che non possono contare sui nonni tuttofare? «Attenzione – si legge sul sito dell’Inps – il contributo baby sitting o asilo nido non è stato prorogato per il 2019. Pertanto, a far data dal 1° gennaio 2019 non è più possibile presentare domanda per accedere a tale contributo». La legge di bilancio 2019, infatti, non ha previsto il rinnovo del beneficio «contributo per i servizi di baby-sitting e per i servizi all’infanzia».
Il beneficio è stato introdotto dall’articolo 4, comma 24, lettera b), legge 28 giugno 2012, n. 92, in via sperimentale, per il triennio 2013-2015. L’obiettivo era quello di dare la possibilità alla madre lavoratrice di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli 11 mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting oppure un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. Il tutto, per un massimo di sei mesi (tre mesi per le lavoratrici autonome e per le imprenditrici). Il beneficio è stato poi prorogato anche per l’anno 2016 e, successivamente, per il biennio 2017-2018. A poterne usufruire, le lavoratrici dipendenti pubbliche o private, nonché le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata, e le lavoratrici autonome e imprenditrici. Dunque, le lavoratrici madri desiderose o nella necessità di tornare al lavoro fino a pochi mesi fa potevano, rinunciando al congedo parentale, accedere al beneficio. E potevano farlo anche per più figli, presentando una domanda per ognuno di essi.
Importo massimo previsto, 600 euro mensili (da ricalcolare in caso di part-time). Una somma assai comoda per chi non poteva contare su altri aiuti che, per l’asilo nido, veniva erogata con pagamento diretto alla struttura scolastica prescelta dalla madre, dietro esibizione da parte della struttura della documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio fino al raggiungimento dell’importo di 600 euro mensili. Il contributo concesso per il pagamento dei servizi di baby sitting, invece, veniva erogato mediante il Libretto di Famiglia. Ma che cosa succede adesso?
Con il messaggio n. 1353 del 3 aprile scorso, l’Inps chiarisce che «le madri beneficiarie potranno usufruire delle prestazioni lavorative per i servizi di baby-sitting entro il 31 dicembre 2019». L’utilizzo del bonus sarà possibile «improrogabilmente entro il 31 dicembre 2019». Perché, se in quella data risultassero mesi interi di beneficio non fruito, «gli stessi saranno considerati oggetto di rinuncia con conseguente ripristino dei corrispondenti mesi interi di congedo parentale». L’Inps precisa che «il contributo per far fronte agli oneri degli asili nido potrà essere fruito fino alla data del 31 luglio 2019». Anche in questo caso gli eventuali mesi interi di beneficio non fruiti «saranno considerati oggetto di rinuncia».
Ad aumentare, invece, è il cosiddetto «bonus nido». Il supporto al pagamento della rata dell’asilo è passato da 1.000 a 1.500 euro e tale resterà fino al 2021. Un aiuto che a conti fatti, e se non dovessero seguire altre misure a favore della famiglia annunciate dal vicepremier Luigi Di Maio, appare solo un contentino.