«Fa dell’onestà il tuo costume, guardandoti dall’avarizia, pur nel rispetto di una sana economia. […] Non cercare di ingannare donne o bambini nei tuoi commerci e non richiedere prezzi esorbitanti ai forestieri. […] Non comportarti in maniera disonesta con i tuoi soci e, qualunque sia il ramo della tua professione, non commettere nulla di scorretto e di illecito. […] L’artigiano che applica i miei dettami sarà il più nobile della sua arte; ogni mestiere, infatti, secondo le sue differenti caratteristiche, ha un codice di comportamento onorevole».
Questo pensiero, che racchiude in sé il concetto di Business Ethic, fa parte di un codice promulgato nel 1000 d.C. in Persia, a opera del principe Kay Kàuis Ibn Iskandar.
Negli ultimi tempi la disciplina del business ethics (etica del business) si è sviluppata occupando sempre maggior terreno. Essa rappresenta lo studio di come etica e business siano strettamente collegate tra loro, e di come l’esame delle decisioni da prendere di carattere etico influenzano il commercio.
Un elemento su cui non si può fare a meno di soffermarsi e che merita la massima attenzione perché coinvolge ogni singolo individuo, ogni tipologia di Gruppo, ogni forma di conflitto ed ogni tipologia di leadership, è l’ETICA. Ma che cos’è l’etica?
Proviamo a dare una definizione il più possibile esauriente di tale VALORE.
L’Etica indica una branca della filosofia che studia i fondamenti razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, in altre parole distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale.
Include, lo studio delle questioni morali e delle scelte che derivano dopo un’attenta valutazione di ciò che è ritenuto bene e male, giusto e sbagliato.
E’ rappresentata, in altre parole, dalle linee guida morali intrinseche, dai valori e dalle credenze su cui le persone si basano per poter esaminare o capire una situazione prima di assumere un comportamento corretto o più appropriato.
Sia nel pubblico che nel privato, sia nelle organizzazioni, più o meno complesse, che negli atteggiamenti singoli, l’etica assume sempre più importanza per una valutazione corretta delle cose.
Il ragionamento è sicuramente molto vasto ma su una cosa ormai si può essere in accordo.
Corruzioni, scandali vari, interessi propri logorati e tutte le azioni illecite e immaginabili, pur essendo difficili da eliminare, devono far conto con una nuova vision che mette l’etica tra gli aspetti più importanti della vita delle imprese e delle persone.
Il suddetto valore non accetta classificazioni perché ogni tipo d’impresa pubblica e/o privata accetta un onere che è l’impegno ad una responsabilità sociale che altro non è che il dovere ad accrescere il benessere della comunità attraverso pratiche di “business” e la messa a disposizione di “risorse aziendali”.
Il passaggio da un’idea d’impresa orientata solo al business, alla necessità di tener conto degli aspetti sociali come elemento insito alla stessa vita dell’impresa è stata una vera rivoluzione.
E’ vero che gli obiettivi economici e sociali sono sempre stati considerati come due concetti distinti tra loro e spesso in competizione , ma si tratta di una falsa dicotomia, che rappresenta una visione sempre più deteriorata in un mondo di concorrenza aperta, basata sulla consapevolezza. Le aziende non operano isolate dalla società che le circonda. Anzi, la loro capacità di competere dipende in larga misura dalla situazione delle comunità in cui operano.
Possiamo tranquillamente dire che “fare del bene conviene”. Sempre!
Da una serie di studi è emerso che chi adotta politiche socialmente responsabili mediamente presenta un incremento delle vendite e della quota di mercato, un rafforzamento della posizione di marca, un miglioramento dell’immagine aziendale, una maggiore capacità di attrarre, motivare e trattenere i dipendenti, una riduzione dei costi operativi, una maggiore attrattività per gli investitori e per gli analisti finanziari.
La creazione di valore economico socialmente ed “ambientalmente” sostenibile valorizzando i beni comuni, dematerializzando l’economia, utilizzando processi informativi e puntando al benessere non solo degli individui ma anche delle comunità hanno l’obiettivo di mettere l’economia e il mercato al servizio dell’uomo e non viceversa.
Non vi sono normative vincolanti su tali temi , ma solo documenti e strumenti a supporto.
Pietre angolari sul tema, da tener ben presente per un approfondimento, è Il Libro verde Ue del 2001: “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, ma anche I codici etici, I Bilanci sociali, le certificazioni ambientali e sociali.