L’art. 612-ter del codice penale introduce il nuovo delitto di “diffusione illecita d’immagini o video sessualmente espliciti”per punire quella particolare forma d’interferenza nella vita privata, consistente nella pubblicazione arbitraria d’immagini o video a carattere sessuale del proprio partner (“porn”), come forma di ritorsione – in genere – per l’interruzione della relazione sentimentale (“revenge”).
L’art. 612-ter c.p., collocato significativamente a fianco del c.d. reato di stalking (art. 612-bis c.p.), appresta una tutela a più ampio spettro della riservatezza sessuale, punendo ogni azione da chiunque commessa, rivolta a diffondere, senza consenso, la riproduzione di attività sessuali private. Per chi commette reato vi è la reclusione da 1 a 6 anni con l’aggiunta di una multa da 5 a 15 mila euro. La stessa pena è prevista anche per il coinvolgimento di colui che, avendo ricevuto i contenuti compromettenti, li abbia inviati e diffusi. La pena viene aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi da una persona che intrattiene o intratteneva una relazione affettiva con la vittima, oppure in danno di persona in condizioni di inferiorità fisica o psichica o di una donna in stato di gravidanza.
Il revenge-porn è molto diffuso tra i giovanissimi. Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza e Skuola.net (ricerca congiunta 2018), la fascia di età che va dagli 11 ai 13 anni invia abitualmente immagini o video dal contenuto sessualmente esplicito (sexting) al ‘fidanzato’, ad amici o in chat di gruppo. Tra i 14 e i 19 anni inviare contenuti intimi è ancora più diffuso. Due su tre tra questi sono ragazze. E’ chiaro, pertanto, che il cyberbullismo vada sempre più a colpire la sfera sessuale degli adolescenti. Secondo un’altra indagine di Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza, condotta online nel marzo 2017, su un campione di 3.100 studenti tra i 14 e i 19 anni, uno su tre ha avuto rapporti intimi completi. Di questi, il 17% dei maschi considera normale filmarsi durante i rapporti sessuali e dichiara di aver fatto girare i video tra amici, come trofeo. L’abitudine di scattarsi selfie audaci non riguarda solo gli adolescenti, coinvolge in maniera importante anche gli adulti. Il mostrarsi e nascondersi dietro la tecnologia è un fenomeno sempre più diffuso. Manipolare la propria immagine quando ci si relaziona con l’altro fa del partner uno strumento, un follower per superare le proprie frustrazioni e incertezze. Mostrare poi l’intimità di coppia, a insaputa del partner, fa di un fatto privato, un fatto condivisibile, la cui violazione può avere esiti di potenzialità devastante, fino a diventare mortale. È il caso di Tiziana Cantone, 31enne suicidatasi nel dicembre 2016 dopo aver invano tentato di eliminare foto e video inviate al partner su whatsapp e poi diffusi su decine di siti porno.
L’introduzione del reato è solo un piccolo passo in avanti verso il riconoscimento della pericolosità del fenomeno, ma non sufficiente. In difesa del diritto di autodeterminazione di ciascuno, occorrerebbe infatti rivolgersi a nuove e vecchie generazioni con un importanteprogetto dieducazione che cominci dall’infanzia volto alla conoscenza di sé, al rispetto del proprio corpo e di quello altrui, allo sviluppo dell’empatia oltre all’utilizzo responsabile della tecnologia. Il tutto non prescinde dall’educazione ai valori capaci di fungere da bussola di orientamento nelle scelte personali. I valori di ciascuno rappresentano il prodotto dell’influenza congiunta di natura e cultura e si attivano quando entra in gioco la valutazione cosciente; la cultura ha pertanto un forte impatto sugli individui e veicola le loro scelte. I valori contribuiscono a strutturare l’identità della persona. Si ritiene che il benessere soggettivo sia dipendente in modo primario dal vivere coerentemente rispetto ai propri valori di fondo perché attraverso essi si può costruire una traiettoria di vita che sia percepita come autentica e significativa. Non è un caso, quindi, che i valori siano oggetto esplicito in alcune forme di terapia, come il Counseling Professionale.