“Quando un uomo dice di aver esaurito la vita, significa che la vita lo ha esaurito”.
(Oscar Wilde)
Finalmente, dopo decenni di studi, il burn out è stato riconosciuto ufficialmente dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che l’ha inserito nel suo grande elenco dei disturbi medici, aggiornato di anno in anno.
L’agenzia speciale dell’ONU per la salute, dopo un iniziale inserimento nell’elenco delle malattie, ha recentemente specificato che il burnout è un fenomeno occupazionale (stress da lavoro). L’ Oms ha anche fornito direttive ai medici per diagnosticare tale condizione.
“Questa è la prima volta che il burn out è stato incluso nella classifica”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce dell’Oms, Tarik Jasarevic.
Il nuovo elenco, denominato ICD-11 (Classificazione internazionale delle malattie), entrerà in vigore nel gennaio 2022.
La sindrome da burnout (BOS) è stata descritta nei primi anni Settanta del secolo scorso nell’ambito degli operatori sanitari ed è stata definita come l’incapacità di fare fronte allo stress emozionale sul lavoro o anche come l’uso eccessivo di energia e risorse che porta a sentimenti di fallimento e di esaurimento.
Tecnicamente la sindrome da BOS è un processo derivante da stress che può manifestarsi in qualsiasi organizzazione di lavoro. Infatti, un tempo si pensava che colpisse tutte quelle figure caricate da una duplice fonte di stress, quello personale e quello della persona aiutata. In particolare, quindi, si riteneva che ad ammalarsi fossero soprattutto alcune categorie di lavoratori: medici, infermieri e le altre figure sanitarie, compresi volontari e studenti, addetti ai servizi di emergenza, poliziotti e vigili del fuoco, psicologi, psichiatri e assistenti sociali, sacerdoti e religiosi, avvocati, ricercatori e impiegati commerciali, operatori di call center.
Successivamente, si è capito che le categorie a rischio sono molte di più: secondo l’Istituto Nazionale della Salute degli Stati Uniti d’America chiunque può soffrire di burnout, dalle celebrità alle casalinghe!
Uno studio della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro della Sapienza di Roma e della Medicina Aeronautica e Spaziale del Centro Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare ha evidenziato che l’incidenza della sindrome di burnout è maggiore nelle persone di età superiore ai 30-40 anni, non sposate e con livello culturale più elevato.
Senza un trattamento efficace i soggetti cominciano a sviluppare un processo di logoramento o decadenza psicofisica: perdono energia e in poco tempo non sono più capaci di sostenere e scaricare lo stress accumulato. In inglese il termine burnout significa “bruciarsi”. Chi soffre di questo problema non riesce più a distinguere tra la propria vita e quella delle persone per cui lavora (che aiuta).
Pur essendo difficile immaginare che i ritmi incalzanti imposti alle nostre vite possano rallentare, il riconoscimento da parte dell’ OMS della sindrome di burnout costituisce un importante passo avanti quanto meno per consentire che chiunque ne venga colpito possa essere adeguatamente curato.