CSM Gate, Mattarella: “Quadro sconcertante e inaccettabile, ha minato autorevolezza delle toghe. Da oggi si volta pagina”

Le riflessioni del Capo dello Stato al plenum straordinario in seguito all'inchiesta di Perugia: "Grande preoccupazione per il coacervo di manovre nascoste". Via alla riforma della composizione e formazione del Csm?

In Italia, a ritmo costante, scendiamo da Marte e scopriamo il mondo reale.

Venerdì scorso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presieduto il plenum del Csm per l’insediamento di due nuovi consiglieri, primi dei non eletti alle scorse elezioni, Ilaria Pepe e Giuseppe Marra (facenti capo ad Autonomia e Indipendenza di Piercamillo Davigo), in sostituzione di Corrado Cartoni e Gianluigi Morlini, dimessi perché presenti nell’inchiesta di Perugia sulle nomine ai vertici degli uffici. In ottobre, poi, l’elezione degli altri due magistrati dimessi, Luigi Spina ed Antonio Lepre.

Si parla, spesso, di riformare il sistema stesso delle nomine, ma poi i fatti non seguono le intenzioni; questo è il motivo, peraltro, per il quale il Presidente Mattarella ha evitato di sciogliere l’intero CSM: nuove elezioni, con le attuali norme, avrebbero, in ogni caso, restituito lo stesso mix di nomine tra togati e laici, per come garantisce la Costituzione. Ed allora perché scandalizzarsi per inchieste come quelle di Perugia? Se da un lato i costituenti hanno evitato la possibilità di garantire piena autonomia alla Magistratura al fine di non creare una casta, dall’altro non hanno potuto garantire l’integrità totale del plenum. I membri laici del CSM ed i membri del Parlamento italiano sono legati da un cordone ombelicale forte e molto radicato nei costumi della storia della Repubblica.

Le recenti indagini della Procura di Perugia sugli intrecci di interessi tra l’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara con Luca Lotti, ex Ministro dello Sport del governo Gentiloni, i trojan telefonici, coperti da segreto, che spostano poi le indagini sino in Lombardia ed in cui l’ex ministro sostiene di aver ricevuto dall’Amministratore Delegato di Eni documenti sul fratello del magistrato, sembrano appartenere più ad un ritratto dei Borgia, per i quali era normale nominare cardinali e papi, a ordinare nobili o cavalieri a piacimento, più che al funzionamento di uno stato di diritto.

Si sapeva tutto. O meglio, è bene ribadire che uno scatto semantico della questione, fa riflettere che è sotto gli occhi di tutti che una certa politica ha sottomesso una certa magistratura. Ma è vero anche il contrario. Negli ultimi 25 anni abbiamo spesso visto attacchi mirati di procure a parti della politica. Uno stilnovista avrebbe visto una corrispondenza amorosa in entrambi i casi. Nel 2007 un video, oggi diventato sul web virale durante una trasmissione televisiva, inquadrava Francesco Cossiga  ascoltare il giovane promettente magistrato Luca Palamara, all’epoca all’ANM. L’ex Capo dello Stato dava del “faccia di tonno” al magistrato e additava l’ANM come un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Eccessivo come solo Cossiga sapeva essere, ma che rendeva l’idea di un qualcosa da sempre considerato come potere reale.

La telenovela continuerà ed a rimetterci sarà solo la credibilità di un sistema che a parole ama definirsi democratico, ma che, a ben vedere, è aderente solo alle lobby ed agli affari di parte.