Cresce il divario tra il Mezzogiorno e le regioni del Centro-Nord d’Italia sia sul fronte delle costruzioni che della produzione. A rivelarlo è l’esito della «Indagine sulle costruzioni e le opere pubbliche nel 2018» realizzata e pubblicata dalla Banca d’Italia. Una ricerca a cui ha preso parte un campione di 564 imprese suddivise in due classi dimensionali: da 10 a 49 addetti e con 50 addetti e oltre. Quattro, invece, le macroaree in cui è stato suddiviso il territorio della Penisola: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole.
Ebbene, dall’approfondimento emerge un crescente gap tra il Sud dello Stivale e le regioni italiane del Centro e del Nord. Lo studio ha preso a base di calcolo l’anno 2005, i cui dati sono stati presi a riferimento come valore-base 100. Il valore della produzione nel settore delle costruzioni è passato, dal 2005 al 2018, a 63, registrando quindi una flessione di 37 punti. Un dato grave, che al Sud assume proporzioni allarmanti. Solo lo scorso anno il valore della produzione si è assestato a circa 55, che in ogni caso sono 45 punti in meno rispetto al 2005, e 8 al di sotto del dato settoriale nazionale. La flessione, nel settore in generale e specificamente al Sud, è stata pressoché costante dal 2005 a oggi: lievissimi incrementi (dato generale delle costruzioni) fino al 2007, praticamente irrilevanti nel Sud; crollo inarrestabile fino al 2013; dato nuovamente negativo, ma flessione più contenuta, fino al 2015, con il Sud in controtendenza, in leggerissima crescita tra il 2014 e il 2015; nuovamente flessione dal 2015 al 2018.
L’analisi della Banca d’Italia si è focalizzata anche sulla produzione di opere pubbliche: in questo campo il gap tra il Mezzogiorno continua a dilatarsi. Il valore della produzione di opere pubbliche ha registrato, per il comparto in generale, un calo di 42 punti percentuali, con una flessione praticamente inarrestabile dal 2005 al 2018, salvo una sostanziale “tenuta” degli investimenti tra il 2013 e il 2015. Al Sud la flessione nel medesimo periodo supera i 55 punti percentuali, 13 in più rispetto al dato nazionale del comparto.
Allarmanti anche i dati sull’occupazione, che ha continuato a diminuire sebbene, per il 2018, a un ritmo meno marcato rispetto al 2017. In ogni caso, i dati dicono che l’occupazione è calata, nel solo settore delle costruzioni, di ben 35 punti tra il 2005 e il 2018. Al Sud, sempre prendendo il 2005 a base di calcolo, il dato occupazionale chiude il confronto 2005-2018 con un -55%, ben venti punti in più rispetto al dato settoriale nazionale. L’indagine della Banca d’Italia rivela anche che lo stock di immobili invenduti ha continuato a ridursi e che è leggermente diminuita la quota di imprese di costruzione interessate a un maggiore indebitamento. «L’indagine della Banca d’Italia conferma ancora una volta l’assoluta inesistenza di seri e strutturati programmi per il rilancio del Mezzogiorno – commenta il presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi – Anzi, appare evidente che negli ultimi quindici anni abbiamo assistito, nel settore delle costruzioni, a una sostanziale divaricazione della forbice e quindi a un peggioramento della situazione». Secondo Lombardi, «l’edilizia, al Sud, sconta una crisi gravissima che non è affatto terminata e anzi si aggrava di anno in anno». In questo contesto, «occorre, per il Mezzogiorno, un serio e concreto programma di investimenti infrastrutturali, un rilancio delle opere pubbliche e, più in generale, un organico disegno di snellimento delle procedure e della burocrazia. Ben venga, se risponde a queste finalità, il progetto di ridisegno e riscrittura del Codice degli appalti – conclude – Purché lo si faccia presto».