Per un futuro di Pace

Nell’estate del 1945, mentre la seconda guerra mondiale sta volgendo al termine, due bombe atomiche vengono sganciate su due città giapponesi, Hiroshima il 6 agosto e Nagasaki il 9. Due città rase al suolo con rispettivamente centoquarantamila e oltre settantamila morti. I superstiti fanno i conti con una tempesta di fuoco durata oltre 6 ore e con le radiazioni. Conti ancora aperti per la presenza di numerose malattie. Gli americani non sono stati i soli a sganciare bombardamenti sui civili; lo hanno fatto i fascisti italiani, i nazisti tedeschi, gli inglesi e lo stesso Giappone. Con tutto ciò, nessuno ha mietuto tante vittime come i bombardamenti americani in Giappone nel 1945. I sopravvissuti, gli hibakusba, sono stati parte forte della società civile che ha sostenuto la nascita del Trattato per la proibizione delle armi nucleari ( Treaty on the Prohibution of Nuclear Weapons, TPNW) firmato nel 2017 da oltre 50 Stati delle Nazioni Unite .

Il TPNW rappresenta una reazione politico-legale al mancato rispetto, da parte delle potenze nucleari, degli impegni a perseguire rapidamente il disarmo nucleare, come richiesto dall’articolo VI del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (NPT, 1970) e riaffermato nelle Conferenze di riesame del 2000 e del 2010 con indicazione di “passi” e “azioni” concreti, di fatto non compiuti, a fronte di enormi programmi di ammodernamento e potenziamento. Sicché i rappresentanti del TPNW decidono di ricorrere al diritto internazionale umanitario circa l’impatto delle armi nucleari sulla società.

Francia, Russia, UK e USA hanno preso immediata distanza dal trattato, denunciandolo come un pericolo per la sicurezza mondiale, e Corea del Nord, Cina, India, Israele e Pakistan lo hanno praticamente ignorato. Alla definizione del TPNW hanno invece contribuito in modo significativo un centinaio di organizzazioni non-governative (NGO), in particolare la coalizione ICAN (Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari – premio Nobel per la pace, 2017) comprendente oltre 400 associazioni, una novità senza precedenti per negoziati sulle armi nucleari. Il trattato proibisce esplicitamente e formalmente alle parti , tra l’altro, di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, comunque acquisire, possedere o immagazzinare armi nucleari; usare o minacciare di usare armi nucleari e ospitarne sul proprio territorio. In questo modo intende delegittimare lo stesso possesso di armi nucleari a garanzia della sicurezza basata sulla deterrenza.

La Dichiarazione universale dei diritti umani, fondata nel 1948, sottolinea la fusione di etica e politica per il progresso dell’umanità e della pace. Quella nucleare è una sfida globale, una sfida che avendo a riferimento il diritto internazionale chiama in causa l’importante ruolo della società civile per la protezione della dignità umana. I cittadini hanno il compito morale di informarsi e formarsi oltre che informare e formare alla pace per una società pluralista e inclusiva. E non sono da soli. Importanti Organizzazioni ed Enti intervengono in tale Progetto come, ad esempio, l’UNESCO, il cui programma e le cui azioni si sviluppano attraverso una cultura della pace (prevenire i conflitti affrontando le loro cause profonde e risolvere i problemi attraverso il dialogo e la negoziazione tra individui, gruppi e nazioni); l’UNICEF, per il quale, l’educazione alla pace è una componente essenziale dell’educazione di base di qualità; l’Università della Pace, una comunità di apprendimento dedicata alla formazione di leader per la pace determinati a rimodellare il mondo.

Sarebbe auspicabile un movimento planetario politico-socio-culturale a difesa dei diritti umanitari e civili dei cittadini del mondo.​ Alvin Gouldner, sociologo statunitense degli anni 60/70, ha sottolineato la necessità di approfondire i propri sé sociologici, ovvero la propria posizione nel mondo, per una migliore comprensione degli uomini e delle loro realtà sociali. Un processo conoscitivo che non sia solo apprendere, ovvero, ‘conoscere altro’, ma anche ‘conoscere se stessi’. La reciprocità, il rapporto con l’altro, è necessario e ineliminabile per l’esistenza. Tutti insieme abbiamo il compito di costruire nuove costanti sociali per una migliore soddisfazione dei bisogni individuali e collettivi.