Quota 100, i consulenti del lavoro “bocciano” la riforma

Un nuovo assunto ogni tre pensionati, con un tasso di sostituzione fra chi entra e chi esce, dopo Quota 100, che non supererà il 30 per cento. E’ il dato più evidente che emerge dal rapporto “Il ricambio generazionale dell’occupazione”, dossier elaborato dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro e diffuso nella prima metà del mese di agosto. Quota 100, dunque, almeno stando ai dati del rapporto dei consulenti del lavoro, sembrerebbe non aver rispettato affatto le aspettative riposte, nella misura, dal governo giallo-verde che, proprio in questi giorni, si avvia al capolinea.

Il rapporto evidenzia come, specialmente per le professioni maggiormente qualificate (operatori scientifici, tecnici specializzati, ma soprattutto dirigenti), l’uscita anticipata dal lavoro dei più anziani, con il prepensionamento anticipato fortemente voluto dalla Lega, non favorisca necessariamente l’ingresso di giovani nel mercato del lavoro. Un dato che, probabilmente, sconta anche le conseguenze di un mercato lavorativo, quello italiano, poco flessibile e soprattutto particolarmente rigido. Il ricambio occupazionale, al contrario, sembrerebbe funzionare per i lavori meno qualificati: in questo caso, infatti, il “rimpiazzo” parrebbe essere addirittura ottimale e perfino più economico.

Il rapporto dei consulenti del lavoro analizza specificatamente anche quelle che sono le professioni “non sostituibili” distinguendole da quelle “sostituibili”. In particolare, nel primo caso, dalla ricerca si registra un saldo particolarmente negativo, soprattutto per quanto riguarda mestieri come legislatori, imprenditori ed alta dirigenza (-48 mila), ma anche per professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (-48 mila), per impiegati (-27 mila), conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli (-45 mila) e per i militari (-3 mila). Un basso ricambio generazionale si evidenzia, inoltre, in professioni come tecnici del lavoro bancario (-2 mila) e segretari amministrativi, archivisti e tecnici degli affari generali (in questo caso, il saldo negativo, ammonta a meno di mille unità).

Il discorso muta totalmente per lavori quali programmatori (+11 mila), disegnatori industriali (+9 mila), esperti in applicazioni informatiche (+7 mila) ed in professioni sanitarie riabilitative (+5 mila). In questo caso, difatti, il ricambio generazionale presenta un saldo decisamente positivo, non evidenziando particolari difficoltà.

I prepensionamenti, almeno stando al rapporto elaborato dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, non produrrebbero sempre le tanto attese assunzioni. Un concetto, quest’ultimo, ribadito anche da Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi consulenti del lavoro: “Misure di uscita anticipata dal mercato del lavoro non sempre producono gli effetti sperati. Spesso accade il contrario, soprattutto nel settore privato – sottolinea De Luca. Le imprese potrebbero sfruttare i prepensionamenti come strumento di gestione delle ristrutturazioni aziendali per ridurre il personale, più che per il ricambio generazionale. Così, come avevamo annunciato già a marzo, nel 2019 per effetto di Quota 100, un giovane su tre pensionati farà ingresso nel mondo del lavoro (circa 116 mila ragazzi under 30) in virtù di quei 314 mila richiedenti accesso al prepensionamento, stimati nella fase di avvio della misura”, conclude il presidente della Fondazione Studi consulenti del lavoro.