Con oltre 183mila operatori, pari al 22% delle imprese commerciali del Paese, il commercio ambulante è un canale di vendita sempre più diffuso. Il 95% di queste attività, ben 175mila, è costituito da micro-imprese individuali. A fotografare il fenomeno sono i dati elaborati da Unioncamere-InfoCamere, al 30 giugno scorso, sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
La mappa del mondo dell’ambulantato mette in evidenza 6.500 comuni della Penisola con almeno un’impresa ambulante, ma poco meno di 40 con almeno 500 di queste attività. Il Registro delle imprese mostra che tra i Comuni con più di 500 imprese di commercio ambulante, la graduatoria per peso percentuale vede al primo posto Castel Volturno (Caserta), dove 2 imprese su 3 sul totale delle imprese commerciali è ambulante. Seguono San Giuseppe Vesuviano (Napoli) con il 58,5% e Quartu Sant’Elena (Cagliari) con il 49,2%. Subito dopo, con percentuali superiori al 40%, seguono i Comuni di Lamezia Terme (Catanzaro) con il 49%, Lecce con il 47,4% e Agrigento con il 47,2%.
Se a trainare il settore è la forte presenza di operatori stranieri, il 56% del totale, l’analisi territoriale svela però un’Italia dai profili variegati, con realtà in cui la quota di ambulanti italiani è schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri. Ad Andria, il 95,3% dei titolari di impresa del commercio ambulante è italiano, a Enna l’82,1%. Anche in grandi città si assiste allo stesso fenomeno, come Bari (oltre il 78,7%), Brindisi (con il 70,6%) e Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 66,6% dei titolari di esercizi mobili. All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (20,5% del totale), Reggio Calabria (21,3%) e Caserta (23,1%). Tra i paesi di provenienza degli ambulanti stranieri, quello che presenta di gran lunga il maggior numero di imprenditori è il Marocco (36mila), con quasi il 40% degli ambulanti stranieri a livello nazionale. Seguono a distanza Senegal e Bangladesh.
Non solo: c’è una spiccata valenza locale di queste attività, certificata dal fatto che in media il 78% dei titolari svolge la propria attività nella provincia in cui è nato. Lo stretto legame col territorio – che in generale caratterizza tutto il Mezzogiorno – si evidenzia soprattutto a Bari, Palermo e Napoli. Ad accezione di Bolzano, in quinta posizione con il 93,5% di ambulanti autoctoni, per trovare una provincia del centro-nord bisogna scorrere la classifica fino al 20° posto, dove si colloca Brescia (83,5%). All’opposto, la classifica dei territori in cui l’esercizio del commercio ambulante appare poco attrattivo per i locali vede al primo posto la provincia di Aosta, dove solo il 44,2% degli operatori vanta radici nella provincia.
A livello territoriale, il comparto è caratterizzato da una forte concentrazione (quasi il 40% delle imprese totali) in sole tre regioni: Campania (con oltre 29mila realtà), Lombardia (21.231 imprese registrate) e Sicilia (19.025). Calabria, Sardegna e Toscana (tutte sopra il 25%) sono invece le regioni con l’incidenza percentuale maggiore di imprese ambulanti sul totale delle realtà che svolgono attività di commercio al dettaglio.
Sotto il profilo settoriale, si registra un peso significativo dell’ambulantato non alimentare. In particolare è il comparto abbigliamento che, nelle sue diverse suddivisioni, rappresenta il 38% del comparto. Al secondo posto si piazza la categoria “altri prodotti” (tra cui fiori, cosmetici, detersivi) con il 37,3% delle attività, mentre solo al terzo posto il settore alimentare, che si ferma al 18,5% di tutti gli esercizi ambulanti (con prevalenza di prodotti ortofrutticoli).