Vestire il tempo

Il settore della moda è un comparto di grande importanza per l’economia italiana: i primi sei mesi del 2019 hanno registrato una crescita del +7,3% rispetto al 2018.

Da pochi giorni si è conclusa la Milano Fashion Week, un’importante vetrina internazionale per le aziende italiane che presentano le loro collezioni in passerella. Il sistema moda italiano, che comprende tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria, è uno dei pilastri dell’economia del Paese e rappresenta il 10,6% del manifatturiero, occupando circa 500 mila addetti (+0,3% rispetto al 2016), il 13% degli impiegati del settore manifatturiero. Il giro d’affari ammonta a oltre cento miliardi all’anno.

Nel design eccelle Milano con oltre 2 mila imprese seguita da Torino con 1.200 attività mentre nel commercio, tra ingrosso e dettaglio, nelle prime posizioni ci sono Napoli con circa 15 mila imprese e Roma con 11 mila. Secondo i Fet, elaborati su dati Istat, tra gennaio e giugno 2019 il primo mercato della moda made in Italy è stata la Svizzera che si impone con quasi 4 miliardi: la forte crescita (+54,6%) è dovuta soprattutto a borse e pelletteria (l’export italiano nel settore passa infatti dai 900 milioni del 2018 a 1,8 miliardi del 2019). Seguono Francia (2,9 miliardi, +8,2%) e Germania che, invece, conferma il periodo “negativo” con un -2,5 per cento. Quarti gli Stati Uniti con 1,7 miliardi (+8,9%) e a seguire il Regno Unito (+7,7%) dove si continuano a fare “scorte” in attesa di decisioni sulla Brexit.

Dunque i mercati di riferimento restano quelli europei e gli Stati Uniti, sebbene Cina( +6,3%), Corea del Sud e Giappone(+8,4%) siano fra i primi 10 clienti internazionali della moda made in Italy. Sono interessanti anche le performance relative ai cosiddetti “settori collegati”: occhiali, gioielli e cosmetica nei primi sei mesi hanno avuto particolare successo negli Usa (+14,3%) e in Francia (+15,9%), rispettivamente primo e secondo mercato, ma anche Hong Kong (+16,7%) e gli Emirati Arabi (+14,9%) che, a fronte di un momento economico non particolarmente roseo, si preparano a Expo Dubai 2020. Tra le province si distinguono: Firenze e Milano con circa 4 miliardi di export in sei mesi (Firenze soprattutto per la pelletteria +57,2% e Milano +8%). Poi c’è Vicenza con 2,3 miliardi complessivi (+0,9%), di cui 1,2 miliardi di articoli da viaggio e​pelletteria. Seguono Treviso e Prato che superano il miliardo complessivo di export e sono specializzate rispettivamente in calzature (mezzo miliardo) e tessuti (365 milioni). Tra le regioni, Toscana e Lombardia protagoniste della moda italiana con 6,9 miliardi di export, +29,9% e +4,3%, rappresentano ciascuna un quarto del totale italiano. Seguono il Veneto (18,9%) e l’Emilia Romagna con (12,4%). Tra le province lombarde, oltre a Milano e Como, ci sono Bergamo, Varese, Mantova e Brescia e, in forte crescita (+163%), Pavia. È del tutto evidente, quindi, che la moda si conferma un settore strategico per l’export italiano e per l’economia del Paes. Il dinamismo del commercio con l’estero viene confermato anche dai dati elaborati dal centro studi di Confindustria Moda e diffusi da Pitti Immagine, secondo cui tra gennaio e giugno 2019 le esportazioni di moda donna – un segmento che include maglieria, camiceria, pelletteria e assorbe il 24,3% (13,3 miliardi) del fatturato dell’intera filiera – sono salite del 6,6% sul 2018 toccando i 4,4 miliardi di euro. Tornando indietro di dodici mesi, il primo semestre 2018 si concludeva con un aumento del 2. Lo scenario è, nel complesso, senz’altro positivo e molti giovani potrebbero guardare al comparto “moda” e “design” per trovare un impiego, a patto di essere disposti a spostarsi per raggiungere i centri nevralgici di tali attività. Emergono tuttavia forti squilibri fra le diverse aree geografiche italiane con il meridione che segna il passo: tranne che nel terziario, infatti, fra le regioni più vitali del settore, non ne figura alcuna del mezzogiorno.