Giano è la divinità più antica dei popoli italici e latini in particolare.
Pur essendo una divinità così antica, non era per questo un dio vecchio. La sua tradizione iconografica lo vuole raffigurato come un vecchio che diventa giovane, metafora del tempo delle origini, oramai trascorso (vecchio), che viene, però, continuamente rivitalizzato (giovane) per mezzo dei riti e della presenza attiva nelle cerimonie religiose cittadine.
Giano, divinità pagana, è quindi un “dio” ambivalente ed ambiguo.
Il nome stesso del resto evoca un inizio, una porta. Infatti in latino janua e januarius è il mese che apre l’anno e dà inizio alle stagioni, ed infatti il primo giorno di gennaio veniva dedicato proprio alla festa di Giano.
I romani onoravano tale divinità che aveva la caratteristica di presentarsi ai fedeli con una duplice faccia: sorridente e benevola da un lato, corrucciata e minacciosa dall’altro.
Proprio perché Giano era un dio che aveva a cuore un incipit, la prima preghiera che veniva sempre elevata, nell’intraprendere una qualsiasi impresa o attività, era a lui rivolta, anche perchè proteggeva il concepimento e la nascita, principio della vita individuale.
Insomma era il dio dell’inizio, il dio che proteggeva nei momenti di passaggio, capace di guardare ovunque ed oltre.
Spesso viene evocato, nei tempi odierni, per mettere in evidenza come una persona assuma atteggiamenti e comportamenti ambigui, pronta a repentini ed ingiustificati voltafaccia.
A fronte di questa immagine negativa, sia nelle attività professionali che in quelle delle relazioni umane, è invalso il costume dialettico di attribuire la caratteristica di “Giano bifronte” alle persone ipocrite, insinuanti, prive di personalità ed ambigue.
Invece sarebbe quanto mai opportuno, al giorno d’oggi, associare il “farsi Giano” all’essere padrone ed artefice del proprio futuro, partendo dalle esperienze accumulate nel proprio passato con la consapevolezza che ogni propria azione concorre a costruire un futuro possibile.
Mettere in evidenza, oggigiorno, l’emblema di Giano significa, quindi, spingere le persone ad agire “costruendosi” da sole, diventando promotrici ed artefici del proprio futuro.
Il mercato finanziario e commerciale, come Giano, presenta volta a volta la sua faccia gradevole, sorridente, come evocata dalla metafora della “mano invisibile” di Adamo Smith, o quella sgradevole e minacciosa, come evocata dalla metafora della “Bestia selvaggia” di Hegel.
Da tempo la parte nobile, dialogante e speranzosa di un mondo in cui ci riconosciamo pienamente, sul piano professionale ed umano, ha scelto di presentarsi con il volto del dio Giano, così come onorato e venerato nell’antichità, il resto lo si lascia cadere e precipitare nella rete del rancore, della livorosità, dell’ignoranza e dell’incultura.