Secondo l’Istat In Italia 7,4 milioni di famiglie, circa una su tre, vivono di pensione. Nel senso che le pensioni sono la principale fonte di reddito per moltissime famiglie.
L’Italia, per tradizione e cultura, è uno dei Paesi con il tasso più alto di anziani che si prendono cura dei propri nipoti.
Nel nostro Paese infatti il 33% dei nonni quotidianamente si occupa dei nipoti, contro l’1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia. Grazie alla propria presenza si sostituiscono alle figure delle baby sitter o dei nidi che con costi spesso elevati rappresentano una voce di spesa ingente per le famiglie. Ogni giorno li vediamo al lavoro, all’interno delle nostre case. Studiano con i ragazzi, li accompagnano a fare un’attività sportiva, li seguono nella loro formazione anche dal punto di vista culturale. E il loro “impegno”, totalmente gratuito, potrebbe essere quantificato in molte centinaia di euro al mese!
L’Istat nella sua indagine dedicata “alle condizioni di vita dei pensionati”, mette in luce un altro aspetto: il ruolo dei nonni assume grande importanza anche come sostegno economico ai propri figli che spesso vivono condizioni lavorative precarie e caratterizzate da redditi insufficienti a sostenere il costo di una famiglia. Pertanto i nonni tengono le fila di una sorta di welfare fai-da-te , fatto di condivisione, accoglienza, comunità al punto da far parlare di silver economy .
L’indagine stima le famiglie con pensionati in 12 milioni 400 mila e rileva come, per quasi i due terzi di queste famiglie, i trasferimenti pensionistici rappresentino oltre il 75% del reddito familiare disponibile. Inoltre, per il 26,5% delle famiglie italiane la pensione dei nonni costituisce l’unica fonte di reddito !
Nella stessa indagine si mette in evidenza che un pensionato su tre percepisce ogni mese meno di mille euro lordi e che il 12,2% non supera i 500 €.
I redditi da pensione meno elevati «risiedono soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono più diffuse le pensioni assistenziali rispetto a quelle da lavoro e dove il quinto di popolazione che appartiene alla fascia di reddito da pensione più basso percepisce meno di 7 mila euro lordi annui; nel Nord la soglia sale a quasi 9 mila euro». È logico desumere, dal quadro delineato, che tutte le famiglie che dipendono dai redditi (spesso poveri) dei pensionati sono a rischio povertà. Viene naturale chiedersi cosa succederebbe se questo ammortizzatore sociale scomparisse ma è una domanda a cui è difficile rispondere: certo, il quadro sembra essere poco promettente e gli scenari che potrebbero delinearsi appaiono piuttosto foschi. Restando all’attualità, si potrebbe parafrasare l’art. 1 della nostra Costituzione, dicendo che l’Italia è una Repubblica fondata sulle pensioni dei nonni. Di quei nonni ultraottantenni che, dopo una vita di sacrifici, adesso devono anche pensare al futuro dei nipoti!
La pensione dei nonni e le varie forme di rendita accumulate nel corso di una vita di lavoro sono dunque diventati un ammortizzatore sociale strategico in epoca di lavori precari, discontinui o part time ma l’economia di un paese non può cero basarsi su questa forma di solidarietà familiare; essa infatti dovrebbe alimentarsi di lavoro, quel lavoro che oggi manca o è precario a causa di una situazione economica stagnante non sostenuta da adeguate politiche di sostegno alle famiglie.