Recovery Fund, le proposte di Co.N.A.P.I. per l’Italia del futuro

La Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori partecipa al dibattito nazionale e sottoscrive un elenco di priorità utili ad ammodernare il Paese, nell'ottica dell'unificazione fra Nord e Sud e di una maggiore competitività sulla scena internazionale

Recovery Fund, le proposte di Co.N.A.P.I. per l'Italia del futuro

Infrastrutture viarie e digitali, sanità e scuola ma anche abbattimento delle disuguaglianze e incremento della formazione e della ricerca. La Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori partecipa al dibattito nazionale sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e offre un contributo per la costruzione dei nuovi pilastri che dovranno sorreggere la “Next Generation” dei prossimi decenni. Al netto della modernizzazione del Paese, della transizione ecologica con il Green New Deal, dell’inclusione sociale e territoriale, oltre che della parità di genere, la Confederazione guarda con apprensione al varo di una strategia politica e di concertazione del riequilibrio fra Nord e Sud del Paese, partendo dal welfare. Si tratta di un’occasione senza precedenti per l’Italia, fra i Paesi europei maggiormente colpiti dalla pandemia, tale da renderla prima beneficiaria del fondo con 209 miliardi di euro, ovvero il 28% del totale stanziato dall’Unione. Co.N.A.P.I. prova a rispondere allo stesso interrogativo che il Governo si è posto in fase di elaborazione del Piano: che Paese vorremmo per i prossimi decenni?

Alla luce di questa eccezionale congiuntura storica, caratterizzata dalla grave emergenza sanitaria imposta dal Coronavirus, e aggravata da una crisi economica e finanziaria che si trascina dal 2008, i rapporti di forza e le disuguaglianze tendono ad acuirsi e, ad emergere con maggiore criticità. Senza trascurare in questo contesto, che la forbice sempre più ampia fra emergenza sanitaria e crisi economica costringe ad un ripensamento globale, dei circuiti economici, delle relazioni, delle potenzialità endogene finora inespresse.

Il Mezzogiorno del Paese è privo di infrastrutturazione ferroviaria: i collegamenti su ferro così come il trasporto pubblico locale risultano assai carenti e penalizzano il tessuto imprenditoriale. Indeboliscono la capacità di mobilità di merci e persone. Per questa ragione un intervento strutturale di ammodernamento degli assi ferroviari e viari non può essere ulteriormente rinviato. Il Meridione necessita di collegamenti efficienti che possano finalmente sanare quel gap cronico fra le due parti del Paese, che invece di alimentare l’unità nazionale per rafforzare la posizione dell’Italia nel più ampio contesto dell’Unione Europea, acuisce le rivendicazioni sul federalismo differenziato.

Soltanto con l’apporto di una rete di trasporto veloce ed efficiente sarà possibile agganciare le imprese e la capacità produttiva al mercato europeo, e consentire uno sbocco di nuovi corridoi commerciali. Lo slancio in termini di competitività e produttività per le Piccole e Medie Imprese, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia nazionale, passa attraverso l’internazionalizzazione. Di qui la necessità di una collocazione su un mercato di respiro internazionale, che guarda tanto al nord Europa e alle Americhe, quanto al Mediterraneo e ai Paesi Asiatici. Digitalizzazione e capacità di spostamento veloce delle merci aprirebbero lo scenario per una nuova logistica, caratterizzata dalla contaminazione e dall’apertura di nuove rotte commerciali. In questo contesto il Made in Italy e le produzioni artigianali troverebbero la giusta affermazione e quotazione del valore prodotto. 

Di qui l’urgenza di garantire investimenti nella infrastrutturazione digitale e nella digitalizzazione della pubblica amministrazione. Interventi tesi a sostenere la crescita del mercato interno e a spalmare economie di scala anche nelle aree marginali del Paese. Le Piccole e Medie Imprese italiane devono avere la possibilità di una finestra digitale per potenziare il proprio business; ma devono anche poter godere di una pubblica amministrazione efficiente ed efficace, in grado di riorganizzare l’offerta dei servizi ai cittadini e adeguarsi ai tempi dell’economia di mercato.

Recovery Fund, le proposte di Co.N.A.P.I. per l’Italia del futuro

Innovazione tecnologica e ammodernamento dei processi produttivi rappresentano la chiave di volta per incidere positivamente sul tessuto produttivo. Si tratta di un passo richiesto a gran voce dal mondo imprenditoriale, che preme per ottenere i mezzi per inserirsi sul mercato in maniera competitiva e globale. Non solo attraverso la attesissima dotazione della fibra ottica, che al Sud stenta ad arrivare, ma anche attraverso la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione caratterizzata da una zavorra procedimentale e farraginosi iter autorizzativi. Si chiede dunque l’adozione di una politica smart sul fronte amministrativo, che possa agevolare l’imprenditore e favorire la creazione del lavoro. Senza trascurare il fatto che favorire una crescita economica e del tessuto imprenditoriale significa riformare la giustizia civile e penale, per garantire la tutela dei diritti e degli interessi attraverso procedimenti snelli e processi rapidi. 

Le risorse in arrivo -se indirizzate nel modo giusto- potrebbero finalmente accompagnare il sistema produttivo italiano verso una crescita sostenibile ed inclusiva. In altre parole, si tratta della nostra occasione per metterci in marcia verso un’economia a zero emissioni nette, che dovrà sostenere anche l’occupazione e il lavoro in modo duraturo, per dare risposte concrete alla crisi che stiamo attraversando.

Co.N.A.P.I. dice anche “Basta sensazionalismi”. La crisi delle aziende è sì dettata da un indebolimento complessivo dell’economia e dalla chiusura delle attività produttive imposta per mitigare il rischio di contagio da Coronavirus, ma è pur vero che bisogna avere il coraggio di aprire una vera e propria battaglia all’evasione fiscale, oltre che mitigare la pressione fiscale. Un carico quest’ultimo che si presta alle più svariate contestazioni dei lavoratori, consci di pagare un tributo per welfare e servizi che in realtà risultano insufficienti. La sanità pubblica ridotta allo stremo, con ospedali fatiscenti e privati dell’organico minimo necessario a garantire le cure primarie alla popolazione; scuole altrettanto malandate, prive dei requisiti di sicurezza sismica, che pesano negativamente nella stesura dei report sulla qualità della vita. Mobilità inesistente, soprattutto nel Sud del Paese.

La Confederazione ritiene fondamentale investire sull’economia della conoscenza e delle competenze: scuola, ricerca e formazione devono essere prioritari nella politica di unione delle Italie a diverse velocità, e strumento di rimozione degli ostacoli del progresso civile ed economico atteso. Restiamo in attesa di un impegno per abbattere la precarizzazione del lavoro e la grave disoccupazione giovanile, oltre che femminile. Le nuove coordinate guardano alla creazione di nuovi posti di lavoro, incremento della formazione e riqualificazione dei lavoratori. Per combattere la povertà e rendere resiliente il capitale umano, che deve tornare a guadagnare un ruolo di primo piano rispetto alla precedente misurazione dell’ora-lavoro protagonista del secolo scorso.

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