Salario minimo, il Forum Disuguaglianze incontra la linea di Co.N.A.P.I.

Il coordinatore del Forum Fabrizio Barca ha presentato a Roma lo studio condotto da 100 professionalità fra economisti, studiosi e ricercatori per ridurre le disparità e le disuguaglianze sociali. L'introduzione del salario minimo incontra la politica della Confederazione, che a dicembre ha inoltrato il memoriale sul tema alla XI Commissione della Camera dei Deputati

Salario minimo, il Forum Disuguaglianze incontra la linea di Co.N.A.P.I.

Salario minimo a 10 euro per i lavoratori e 15mila euro di eredità universale ai giovani che raggiungono la maggiore età. Il coordinatore del Forum Disuguaglianze ed ex Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca presenta un lavoro di ricerca condotto in due anni da 100 professionalità tra accademici, ricercatori e analisti e rileva l’introduzione di un salario minimo di 10 euro all’ora come la garanzia di una “giustizia sociale” e presupposto del progresso e della crescita del Paese. Fronteggiare il precariato del lavoro e la polarizzazione delle retribuzioni è l’indicazione che arriva dal Forum Disuguaglianze. Infatti per eliminare le disparità economiche che oggi insistono in Italia chiama in causa parti sociali e associazioni datoriali, fra gli altri. La Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori si è ampiamente espressa sulla materia.

Come per Co.N.A.P.I., anche per i ricercatori del Forum il salario minimo è una misura necessaria a tutelare quelle figure a basso potere contrattuale che nel tempo sono entrate nel mercato del lavoro creando dei veri e propri segmenti produttivi. Di qui la proposta di fissare a 10 euro all’ora il salario minimo, per trovare convergenza nel riconoscimento della dignità del lavoro stesso.

In piena convergenza con quanto affermato da Daniele Checchi docente di Economia presso l’Università di Milano, la Co.N.A.P.I. spinge per l’individuazione di Contratti Collettivi Nazionali Quadro per l’individuazione dei minimi (o massimi), lasciando alla contrattazione di II livello (territoriale o aziendale) la fissazione dei livelli retributivi applicabili. Un metodo che secondo i legali della Confederazione, firmatari del memoriale depositato alla XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati della Camera nel dicembre scorso “scongiurerebbe il proliferare di pratiche volte ad abbassare le tariffe contrattuali dove risultassero troppo elevate per la realtà economica”.

La Confederazione anticipa l’invito lanciato dal Forum Disuguaglianze, e avverte che “Eliminare il problema dei trattamenti minimi non significa mettere in secondo piano tutti gli altri istituti che regolano i contratti. E’ tempo di dare vita ad una contrattazione che apra a qualunque livello ritenuto appropriato (nazionale, territoriale o aziendale), una misurazione economica del valore del lavoro centrata sulla professionalità e sulle competenze e, non più semplicemente sull’ora- lavoro come avvenuto nel secolo scorso”. I giuslavoristi della Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori mirano ad incidere tanto nel dibattito nazionale, quanto a livello europeo.

In Italia oltre alla proposta di direttiva inoltrata al Parlamento Eurpeo, il tema viene affrontato nelle “Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Qui la strategia di rilancio considera l’introduzione del salario minimo legale al fine garantire ai lavoratori nei settori a basso tasso di sindacalizzazione un livello di reddito collegato ad uno standard minimo dignitoso. Ma “l’applicazione del minimi retributivi contrattuali deve dipendere dalla effettiva applicazione di un contratto collettivo da parte delle aziende” puntualizzano i consulenti legali. “Co.N.A.P.I. ritiene con fermezza che l’obiettivo della garanzia delle retribuzioni minime ad un livello adeguato possa essere ben perseguito dalla contrattazione collettiva, sia attraverso un incremento delle retribuzioni più basse, sia attraverso un incremento un tasso di copertura dei contratti collettivi e, in particolare della prevenzione dell’elusione della loro applicazione”.

Prima del Forum Disuguaglianze la questione era stata affrontata anche dalla politica: Partito Democratico e Movimento 5Stelle avevano proposto i 9 euro all’ora, con una equiparazione a tutto il territorio nazionale, azzerando il differenziale ipotizzato fra Nord e Sud del Paese. Come hanno a più riprese sottolineato i ricercatori del Forum, la disparità del costo della vita non può incidere sul salario minimo a causa della spesa che i cittadini devono sostenere per la grave penalizzazione dei servizi pubblici del Mezzogiorno.