Persi 440mila posti lavoro nel 2020, il 98% sono donne

L'Istat rivela i primi dati sull'effetto della pandemia sul mercato del lavoro. La flessione rispetto al 2019 testimonia come l'emergenza sanitaria in corso abbia colpito prevalentemente gli autonomi e i contratti a tempo determinato

Il rapporto Istat appena licenziato conferma che nel 2020 sono andati in fumo 444mila posti di lavoro. Un dato particolarmente atteso per monitorare gli effetti della pandemia sul mercato del lavoro e sull’economia in generale, e che oggi si ritiene parzialmente mitigato dalle manovre messe in campo dal Governo centrale. L’istituto mette in evidenza un aumento del 9% del tasso di disoccupazione a dicembre, con una diminuzione dell’occupazione di 101mila unità che coinvolge in misura maggiore soprattutto le donne. Ma anche i lavoratori sia dipendenti che autonomi, e colpisce in maniera trasversale tutte le età anagrafiche. Una eccezione viene rappresentata dagli ultra 50enni, dove si registra una tiepida crescita. Stando a quanto sostiene il rapporto, “Il quarto trimestre ha avuto dello scorso anno ha avuto due giornate lavorative in meno ma una giornata in più rispetto al 2019”.

Dunque nel mese di dicembre è stato registrato un nuovo calo degli occupati e si registra un incremento dei disoccupati e degli inattivi. Complessivamente il tasso di occupazione scende al 58,0%; quindi cresce il numero di persone che cercano lavoro, stimato ad oggi in 34mila unità. La disoccupazione cresce al 9,0% e colpisce in particolar modo i giovani fino al 29,7% . Le donne sono il 98% di chi ha perso il posto di lavoro: a dicembre, il numero di inattivi cresce di 42mila unità, tra donne, 15-24enni e 35 49enni. Il tasso di inattività sale al 36,1% . Nel trimestre ottobre – dicembre calano le persone in cerca di occupazione, con una riduzione in percentuale del 5,6% pari a 17mila unità. Infine aumentano dello 0,1% gli inattivi. Rispetto al dicembre 2019, l’Istat ha registrato una riduzione dell’1,9% degli occupati: 235mila dipendenti e 209mila autonomi di tutte le età, ad eccezione degli over50, in aumento di 197mila unità, soprattutto per effetto della componente demografica.

Persi 440mila posti lavoro nel 2020, il 98% sono donne

Diminuiscono le persone che cercano il lavoro

A dicembre 2020, le ore pro capite effettivamente lavorate settimanalmente sono pari a 28,9, ovvero inferiori rispetto al dato 2019. Non si cerca più lavoro. Nell’arco dei dodici mesi, le persone in cerca di lavoro sono diminuite dell’8,9%,pari a 222mila unità. Pertanto aumentano gli inattivi fra i 15 e i 64 anni, quantificati in 482mila persone. Chi immagina che l’andamento del mercato del lavoro possa essere attribuito esclusivamente alla pandemia, non può non tenere conto del dato europeo. La disoccupazione dell’eurozona è sostanzialmente stabile. Eurostat stima che Rrispetto a dicembre 2019, la disoccupazione è aumentata di 1,951 milioni nell’Ue e di 1,516 milioni nell’area dell’euro.

L’evidenza dei numeri racconta che le donne hanno pagato il prezzo più alto durante la pandemia. La crisi ha colpito principalmente gli autonomi e i lavoratori a tempo determinato, ma dovremo attendere il report dell’ultimo trimestre 2020 per tracciare un bilancio definitivo. L’Istat ha rivelato una riduzione del 3,2% delle donne occupate rispetto al dicembre 2019.

Una anomalia sui dati è stata registrata nel mese di ottobre, quando le donne lavoratrici sono aumentate di 8mila unità, contro le 51mila unità degli uomini. Gli analisti inoltre rilevano che già nel mese di giugno le donne impegnate al lavoro erano 86mila in meno rispetto al mese precedente. Nello stesso periodo invece gli uomini erano 39mila in più. Nei due mesi precedenti- aprile e maggio- la riduzione ha riguardato tutti, ma la penalizzazione si apre soltanto sulle donne.