Da oggi cambia lo smart working nella pubblica amministrazione. Scade l’obbligo della soglia del 50% dei dipendenti pubblici in lavoro agile. Mentre con la pandemia lo smart working era stato reso obbligatorio per un dipendente su due, dal 30 aprile, come anticipato nella bozza del Decreto Proroghe, cade l’obbligo per i dipendenti di lavorare da casa.
La possibilità di adottare il lavoro agile nella pubblica amministrazione sarà prorogato in modalità semplificata fino al 31 dicembre: l’eliminazione del vincolo della quota del 50% dello smart working si accompagna all’abolizione anche della soglia del 60% per i Pola, i Piani Organizzativi del Lavoro Agile. La scelta sarà demandata in capo ai dirigenti, che dovranno di volta in volta valutare le condizioni dei propri uffici e decidere sull’inasprimento o meno delle restrizioni. Nello specifico dovranno valutare se si verificano le condizioni per rispettare le norme anticontagio negli ambienti di lavoro, se viene rispettato i distanziamento di 1 metro prevista dai protocolli di sicurezza; se viene garantito il sistema di areazione, oltre all’uso di dispositivi di sicurezza individuali.
I dirigenti dovranno tenere conto delle priorità dello svolgimento del lavoro, ma se il lavoro agile non pregiudica l’efficienza, nulla vieta di mantenerlo fino alla fine dell’emergenza sanitaria. In ogni caso i dipendenti non possono rifiutarsi di rientrare in ufficio, ad eccezione di coloro che fanno parte di categorie di lavoratori stabiliti per legge nei casi:
- dipendenti “in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita”, o disabili;
- genitori di figli disabili;
- genitori di figli minori di 16 anni in quarantena o contagiati dal Covid o che svolgono attività didattica a distanza (ma solo per il tempo in cui permangono queste condizioni).
