Il datore di lavoro con una platea numerosa di dipendenti può presentare piani aziendali per l’allestimento di punti straordinari di vaccinazione nei luoghi di lavoro. Attraverso l’apposita Guida diffusa dai Consulenti del Lavoro (scaricabile dal sito www.consulentidellavoro.it) è possibile apprendere le varie fasi di questa procedura che sarà attivata nel corso del mese di giugno. L’intervento è destinato a tutti i lavoratori indipendentemente dalla tipologia contrattuale (sono inclusi i lavoratori dipendenti, tirocinanti, stagisti, collaboratori), incluso il datore di lavoro o i titolari dell’azienda. La vaccinazione è sempre volontaria, quindi il singolo dipendente dovrà scegliere autonomamente se aderire oppure no.
L’iter per attivare l’hub vaccinale
Il primo passo da compiere per le aziende è quello di contattare una sede dell’Asl territoriale di riferimento, per acquisire la disponibilità a fornire i vaccini. In secondo luogo spetta al datore di lavoro informare i lavoratori sulla possibilità di effettuare il vaccino in azienda, anche attraverso il medico competente che deve offrire il necessario supporto con informazioni ai lavoratori sui vantaggi e sui rischi connessi alla vaccinazione e sulla specifica tipologia di vaccino. Il titolare dell’azienda raccoglie le adesioni alla campagna vaccinale dei dipendenti che aderiscono su base volontaria, per il tramite del medico competente; in seguito identifica locali idonei da adibire alla somministrazione dei vaccini, garantendo per tutto l’iter il rispetto delle misure di prevenzione anti-contagio.
Cosa serve per l’autorizzazione
L’azienda che decide di allestire un hub vaccinale deve dunque prioritariamente consegnare la domanda all’Asl competente, e deve certificare una rosa di requisiti. Ovvero deve possedere ambienti destinati alle attività di somministrazione dei vaccini e relativa segnalazione degli spazi, come accettazione, ambulatori, infermeria, osservazione post vaccinale. Gli ambienti possono essere interni, esterni o mobili. Deve indicare le caratteristiche organizzative e strutturali aziendali e il personale sanitario impiegato, ma deve anche prevedere l’equipaggiamento minimo per la vaccinazione in azienda. Deve garantire i DPI, materiale per vaccinazione e kit di emergenza, farmaci a supporto, metodologie di smaltimento; utilizzare materiali e attrezzature mediche in quantità e qualità idonea a garanzia di una somministrazione in massima sicurezza. Inoltre sarà necessario garantire una modalità di ritiro dei vaccini che assicuri la corretta gestione, compresa l’essenziale mantenimento della catena del freddo.
Cosa prevede il percorso vaccinale
La somministrazione del vaccino viene effettuata in collaborazione con il medico aziendale, oppure con personale sanitario adeguatamente formato. Il datore di lavoro deve garantire: informazioni sulla vaccinazione, con illustrazione dell’informativa ministeriale; acquisizione dei consensi su modulistica predisposta a livello nazionale, e a tutela del trattamento dei dati personali. Prima di sottoporsi alla somministrazione il dipedente dovrà compilare la scheda anamnestica così come predisposto a livello nazionale con valutazione preliminare di eventuali rischi in relazione a specifiche condizioni di salute dei pazienti. Dopo la somministrazione si deve garantire l’osservazione del paziente per almeno 15 minuti successivi negli spazi della sede vaccinale. Lo staff dovrà procedere poi alla registrazione delle vaccinazioni eseguite, attraverso strumenti per la registrazione messi a disposizione dall’azienda sanitaria locale; programmazione della somministrazione della seconda dose di vaccino; ma anche rispetto delle indicazioni tecniche e delle buone pratiche relative alla conservazione, preparazione e somministrazione dei vaccini.
Le norme sulla Privacy
Titolare del trattamento dei dati sanitari è il medico competente che garantisce la centralità del ruolo di raccordo tra servizio sanitario nazionale e ambito lavorativo. Esiste però la possibilità di individuare altre figure professionali sanitarie in aggiunta o al posto del medico competente. Al datore di lavoro è fatto divieto assoluto raccogliere direttamente le adesioni dei lavoratori interessati ai piani vaccinali e l’adesione o meno al piano vaccinale non comporterà alcuna conseguenza per il lavoratore.
La vaccinazione durante l’orario di lavoro è equiparata
Se la vaccinazione è eseguita durante l’orario di lavoro il tempo necessario è equiparato alle ore lavorative. Sarà compito del soggetto somministratore rilasciare eventuale giustifica o un attestato di prestazione sanitaria generica. Il datore di lavoro – per motivi di privacy – non può chiedere al lavoratore conferma di avvenuta vaccinazione o chiedere l’esibizione del certificato vaccinale.
Chi paga?
L’intera procedura per attivare la vaccinazione dei dipendenti all’interno dell’azienda, è a carico del datore di lavoro. Dunque i costi sono completamente a carico delle aziende, ad eccezione di quelli legati all’acquisto dei vaccini e alle procedure amministrative successive alla inoculazione. Infatti, sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale – esclusivamente – i costi di acquisizione dei vaccini e dei presidi necessari alla somministrazione, oltre alla messa a disposizione degli strumenti informativi per la registrazione delle vaccinazioni eseguite.