Contratti di sviluppo: 750milioni per le filiere produttive

INVESTIMENTI SULLE FILIERE INDUSTRIALI O TECNOLOGIE DEL FUTURO. Si sostituisce l'idrogeno nel ciclo produttivo, per la produzione di acciaio e altri settori energivori. Si prevede inoltre il sostegno a progetti per catturare l'anidride carbonica prodotta dagli stabilimenti

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A tanto ammonta la dote di investimento prevista dall’Italia nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che si andrà però ad integrare al pacchetto da 14 miliardi di incentivi sulla Transizione 4.0 appostato nel Recovery Plan per l’industria italiana. A questo si aggiungono alcuni progetti specifici come il miliardo e mezzo previsto per l’aerospazio, e i 340milioni nella microelettronica.

Si attende dunque il finanziamento di circa 45 contratti di sviluppo, ognuno dei quali, sulla base dei trend degli ultimi anni, dovrebbe comporsi di 15-16 milioni di fondi pubblici, a cui sommare poco più del doppio degli investimenti privati. L’Italia stima di attivare 1,5 miliardi in alcuni settori ritenuti prioritari. I tecnici del Governo Draghi a colloquio con la Commissione Europea hanno citato un patrimonio di circa 390mila imprese coinvolte in 12 catene di forniture strategiche. Di queste alcune sono state citate nel piano sulle filiere in modo generico: automotive, turismo, biofarmaceutica, ed economia verde che include tutti i settori manifatturieri chiamati in causa dalla transizione ecologica.

La politica industriale dei prossimi anni prevede un doppio binario: strumenti per la ricerca e l’innovazione, nazionali come gli Accordi per l’Innovazione (finanziati con 1 miliardo nel Fondo Complementare Nazionale) ed europei come gli Important Project of European Common Interest (1,5 miliardi nel Recovery Plan) e Horizon Europe (200 milioni sempre nel Recovery e destinate alle imprese che partecipano ai bandi UE). Agli IPCEI viene data grande rilevanza, in quanto gli Stati possono stanziare risorse senza incorrere nei vincoli degli aiuti di Stato.

Per i due progetti “di interesse comune europeo”, ovvero lo sviluppo delle batterie e sulla microelettronica, il Governo ha ricevuto proposte da privati per 10miliardi di euro, di cui metà da coprire teoricamente con le risorse pubbliche. Dunque si attende il via libera dell’Unione per aprire i progetti su Cloud, microelettronica 2, idrogeno, salute, cybersecurity e materie prime.

Al secondo livello di questa politica industriale ci sono i contratti di sviluppo, gestiti da Invitalia e deputati a favorire l’industrializzazione dei risultati di ricerca. Il contratto di sviluppo però potrebbe richiedere tempi più lunghi per l’attuazione. I contratti di sviluppo inoltre sono destinati prevalentemente al Sud, con l’80 per cento registrato negli ultimi anni, mentre una buona parte degli investimenti sulle filiere industriali potrebbe essere pianificata nel centro nord.

I cronoprogramma impongono che gli investimenti vengano conclusi a tre anni dalla concessione delle agevolazioni, e considerato che tutti i progetti del Recovery andranno ultimati entro agosto 2026, per definire tutte le procedure dei contratti di sviluppo in cantiere restano poco più di 2 anni.