Lo sblocco dei licenziamenti atteso per il 1° luglio occupa il dibattito politico dentro e fuori le aulee parlamentari. Le proteste dei giorni scorsi promosse dai sindacati sono state mirate a sensibilizzare il Governo sul rischio di un conflitto sociale, già emerso con la pandemia. Il Consiglio dei Ministri indetto per il 30 giugno dovrà vagliare le soluzioni per adottare un decreto d’urgenza. Il Premier Draghi infatti riunirà oggi pomeriggio i capi delegazione dei partiti. Concedere una proroga alle aziende più in difficoltà è la richiesta che si preparano a presentare le forze politiche, seguendo il criterio dell’utilizzo della cassa integrazione.
Le aziende che l’hanno maggiormente utilizzata in questi mesi di Covid potrebbero rientrare nella rosa della deroga, quindi della nuova concessione. Per queste imprese, la fine del blocco dei licenziamenti invece che il 30 giugno potrebbe slittare al 30 ottobre. Si ragiona anche sul periodo da considerare come unità di misura per le richieste di cassa integrazione: se gli ultimi sei mesi o un lasso di tempo più corto. Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha già anticipato che è stata presa in considerazione l’impalcatura del Decreto Sostegni 1, che prevedeva un distinguo fra imprese che hanno ammortizzatori sociali e quelle che non li hanno.
L’incidenza media della cassa integrazione è un criterio oggettivo che potrebbe mettere d’accordo tutti e arginare il rischio di incostituzionalità in caso di blocco selettivo (ovvero adottato solo per alcuni comparti in crisi come abbigliamento, calzature e tessile). L’uso della cassa integrazione richiesta in un tempo stabilito, potrebbe essere un indicatore di difficoltà per catalogare le aziende. Si attende infatti il vaso di un nuovo decreto che dovrebbe arrivare al termine del Consiglio dei Ministri di mercoledì, in cui saranno contenute le nuove disposizioni. Il lavoro delle strutture dei Ministeri in queste ore è quello di assecondare anche le richieste dei sindacati.
Parallelamente il Ministro Orlando sta lavorando anche su un altro fronte: quello della riforma degli ammortizzatori sociali, estendendoli ad una platea più vasta di piccole imprese. In questo caso le norme sarebbero in vigore dal 1° gennaio 2022 con la nuova legge di bilancio, ma intende anticipare l’entrata in vigore di queste misure di tutela per chi perde il lavoro, per aiutare le aziende che non beneficiano della cassa integrazione ordinaria.
