Nella ripartenza alle imprese serve personale qualificato che non trovano. Giovani e donne in gran parte esclusi dal congelamento dei licenziamenti con una lunga cassa integrazione, oggi potrebbero candidarsi a guidare l’ammodernamento complessivo delle aziende. Da un’analisi del Corsera però emerge a chiare lettere che i Centri per l’Impiego e i navigator non riescono a fornire risposte soddisfacenti. Mentre la Cgil di Landini punta il dito contro una progressiva e graduale perdita dei mestieri del mondo del lavoro a vantaggio dell’impiego intellettuale, si presenta come necessaria e non più rinviabile una riforma radicale delle politiche del lavoro.
In questa direzione si sta muovendo infatti il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che da tempo ha parlato di una rivoluzione delle politiche attive del mono del lavoro, con la previsione di 11mila addetti. La mobilità nel mondo del lavoro passa attraverso l’aggiornamento e la riqualificazione, indispensabile in quei settori colpiti dalla crisi economica e dalla pandemia, ma ancora di più in quei settori che dovranno guidare la ripresa così come indicato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il mercato del lavoro più dinamico può sì avere una governance pubblica, ma sono le agenzie private quelle che hanno il controllo della situazione e conoscono i bisogni delle aziende. I sindacati chiedono la proroga del blocco dei licenziamenti, per mitigare l’impatto su una criticità sociale già latente, anche alla luce delle perdite registrate da alcuni settori in particolare. Tessile, abbigliamento, calzature e pellame sono stati i settori maggiormente colpiti. Infatti anche con il blocco dei licenziamenti il Cerved ha registrato una perdita tra il marzo 2020 e il marzo 2021, tra gli 1,2 gli 1,3 milioni di posti di lavoro.
Il congelamento con una lunga cassaintegrazione di posti di lavoro già cancellati dal mercato salva il lavoro solo formalmente e rinvia un percorso di formazione e qualificazione già da tempo necessario. Secondo il Cerved entro la fine del 2022 circa 650mila posti di lavoro saranno riassorbiti. Il 16,7% delle aziende mostra una propensione di crescita superiore a quella media del loro mercato. La percentuale delle imprese che possono fare di più include anche quei settori maggiormente colpiti dalla pandemia come i servizi. ù
La ricerca del personale riguarda principalmente la preferenza per le competenze digitali. Non si richiedono solo profili elevati ma anche la manovalanza. I dai pubblicati dal Cerved testimoniano che c’è bisogno di assumere e non di licenziare. I lavori manuali riscoprono una nuova centralità e si auspica in un migliore riconoscimento di certi impieghi e mansioni anche dal punto di vista contrattuale.