Da una prima indagine condotta da “Veneto lavoro”, lo sblocco dei licenziamenti non ha prodotto particolari traumi, salvo specifiche situazioni di licenziamenti in blocco nel settore dell’automotive, che peraltro sono già al vaglio dei Ministri Orlando e Giorgetti. Le analisi sull’andamento del mercato del lavoro risentono della pandemia e del lockdown, che ha prodotto chiusure e perdita del lavoro per donne e giovani legati a contratti di lavoro precari. Così per avere un riscontro fondato sulle differenze occorre spesso guardare indietro al 2019, e alla “normalità”. A tutt’oggi il ricorso agli ammortizzatori sociali per il Covid e il blocco dei licenziamenti ha paralizzato alcuni indicatori, che cambieranno non appena l’effetto sarà superato.
I dati incoraggianti di maggio 2021
In Veneto lo scorso maggio è stato registrato un saldo occupazionale positivo per circa 21.200 posizioni di lavoro dipendente. Un risultato positivo non solo rispetto al maggio 2020, che si era chiuso con un +4.800, ma anche al 2019 (+17.300). Veneto Lavoro registra un miglioramento anche sul bilancio occupazionale dei primi cinque mesi dell’anno, pari a quasi 39mila posizioni lavorative guadagnate, ridotte rispetto alle 61mila registrate nel 2019, ma che testimoniano la ripresa rispetto al 2020 che aveva avuto un saldo negativo con -4.500. I numeri delle assunzioni sono tornate sui livelli del 2019, riducendo il gap ad appena il -2%. La crescita c’è stata nei settori del commercio e del turismo.
Crescono i contratti a tempo determinato, la tipologia di lavoro più penalizzata dalle chiusure, e a beneficiarne sono donne e giovani, le categorie maggiormente interessate da questi contratti. L’effetto delle riaperture ha avuto una ricaduta positiva anche sul lavoro a chiamata, che a maggio ha registrato un’impennata delle attivazioni (+67% rispetto al 2019). In leggera ripresa anche i tirocini. Considerando l’intero periodo gennaio-maggio, la flessione della domanda di lavoro si è mantenuta su livelli più elevati (-28%), concentrandosi principalmente nei settori più a lungo rimasti soggetti a restrizioni, quali turismo e commercio, ma non ha risparmiato quelli manifatturieri.
I dati riportati in Veneto scontano le decisioni politiche che sono state adottate per le gestione del mercato del lavoro. Gli analisti rilevano che rispetto alle aspettative, mancano 30mila licenziamenti all’appello. Numeri che una volta finito il blocco, si materializzerebbero tutti insieme, anche perché la Naspi copre la grande maggioranza di chi ha un contratto, oltre il 90% dei casi, per uno o due anni. In Veneto i Centri per l’Impiego stanno mettendo in campo strategie per il ricollocamento per chi perde il lavoro. Qui è prevista la figura del “case manager”, ovvero chi perde il lavoro non si affida al centro in generale, ma a una singola persona di riferimento.
Intanto, a livello regionale il database dei Centri per l’Impiego segnala oltre 1.700 posti liberi in cerca di assegnazione: i due terzi sono per figure a bassa qualificazione, gli altri invece sono per esperti. Dal Veneto intanto, si sottolinea la necessità di introdurre politiche strutturali sul lavoro che riguardano gli stagionali e i precari. Nella fase delle chiusure legate alla pandemia molti addetti si sono spostati alla logistica, occorre capire a quali condizioni tornerebbero indietro se l’offerta è comunque precaria. Curare il capitale umano è una sfida e insieme un’emergenza. Le imprese devono fidelizzare anche i lavoratori precari, quindi il settore del commercio e del turismo.
