Tutte le materie prime sono diventate introvabili e costosissime. Le aziende italiane di elettrodomestici, mobili, alimentari, automobili, stanno subendo un fermo produttivo proprio nel momento in cui è ripartita la domanda. Da una indagine condotta dal Corsera, emerge che sono tre i fattori che hanno determinato questa stortura: fattori reali, finanziari e logistici. la combinazione di questi tre elementi da origine a quella che gli inglesi chiamano “everything bubble”, ovvero la bolla speculativa di qualunque cosa.
I fattori
Nei primi mesi della pandemia i valori dei prezzi delle materie prime sono crollati del 20-30%. La Cina, che ha un’economia pianificata, ne ha subito approfittato per fare scorte, ma dopo poco tempo i prezzi hanno ricominciato a salire. In questo momento sono alle stelle perchè tutti i Paesi sono ripartiti di scatto, con i magazzini vuoti a causa dell’organizzazione «just in time» (le imprese si sono abituate, per essere più efficienti, a non accumulare scorte). In secondo luogo la motivazione è di carattere finanziaria. Le materie prime sono diventate un investimento interessante perché sono prezzate in dollari, moneta debole in questo momento, quindi particolarmente convenienti.
A questo bisogna aggiungere l’aumento a dismisura dei costi di trasporto. Il Dry Baltic Index, indice che sintetizza gli oneri di nolo marittimo per prodotti secchi e sfusi (minerali, cereali, eccetera), ha registrato nell’ultimo anno un +605%. Tra le cause anche l’introduzione del nuovo regolamento approvato dall’Organizzazione marittima internazionale che impone a tutte le navi di abbassare la quota di zolfo nell’olio combustibile: dal 3,5% (massa per massa) dal gennaio 2020 si è passati allo 0,5%. Questo cambiamento ha comportato la «rottamazione» di parte delle navi e «revamping» di altre, anche per le navi portacontainer e portarinfuse che trasportano merci dalle Americhe, dall’Africa, dall’Asia e dall’Australia, e il costo si è scaricato sui prezzi. Poi però possiamo menzionare anche altri fattori contingenti, come il blocco del canale di Suez che ha mandato in tilt le catene di approvvigionamento.
Le materie prime che scarseggiano
Rame, ferro, acciaio, oltre al mais, caffè, frumento e soia. E ancora, legname, semiconduttori, plastica e cartone per imballaggi. La crisi dei semiconduttori ha colpito anche la Sony per la produzione della Play Station 5, la console da gioco arrivata sul mercato da pochi mesi e già introvabile. Altro settore messo in ginocchio dalla carenza delle materie prime è quello della carta igienica. La Suzano SA, il più grande produttore di pasta di legno – la materia prima per prodotti inclusa la carta igienica – ha fatto sapere che le difficoltà logistiche innescate dalla crisi delle materie prime potrebbe creare problemi di approvvigionamento. Per non parlare dell’industria del caffè, che in Colombia a causa della siccità e del caos che ha interessato la logistica, ha raggiunto costi elevatissimi. La miscela infatti scarseggia sui mercati e alla Borsa di New York si parla di un’impennata dei prezzi che oscilla intorno al 25%.
Tesla e automotive
Con un tweet il ceo di Tesla Elon Musk ha annunciato prezzi in aumento per le auto elettriche a causa della carenza di materie prime. La pressione dei costi della catena di approvvigionamento in tutta l’industria riguarda il litio e il cobalto, entrambe in forte espansione. Come cita l’International Energy Agency (IEA), la domanda di minerali per veicoli elettrici e batteria crescerà almeno di 30 volte entro il 2040. Grandi case automobilistiche come Audi e Volvo hanno dovuto fermare la loro produzione in alcuni stabilimenti.
Elettrodomestici ed edilizia
La carenza di materie prime ha colpito anche gli elettrodomestici. La Whirlpool in Cina, lamenta le consegne di chip. Un produttore cinese di elettrodomestici con oltre 26mila dipendenti ha dovuto ritardare di quattro mesi il rilascio di una nuova ventola per stufe di fascia alta perché non poteva procurarsi un numero sufficiente di chip. L’edilizia è il comparto che più di tutti sta soffrendo la penuria di materie prime. Non solo le scorte di legno, ma anche l’acciaio tondo per cemento armato, a maggio scorso, era già aumentato del 150% rispetto al novembre del 2020. Stesso andamento per il polietilene.
