Il Governo non può impedire alle aziende di chiudere, ma può – e deve- mettere in campo strumenti per consentire alle persone che perdono il lavoro di accedere alla formazione per potersi ricollocare facilmente nel mercato del lavoro. E’ questa la direttiva del Ministero dell’Economia e delle Finanze che guarda al Fondo Nuove Competenze come una risorsa determinante per il Paese su cui investire.
La riforma degli ammortizzatori sociali a cui stanno lavorando esclude che si programmino ennesimi assegni di sostentamento per chi perde il lavoro, ma guarda alla riqualificazione di tutti gli enti e organismi deputati a intercettare domanda e offerta di lavoro. I sindacati ad esempio, spingono per estendere gli ammortizzatori anche alle aziende più piccole e alle Partite Iva, che proprio a seguito del Decreto Dignità sono raddoppiate. Il costo stimato per questo tipo di operazione andrebbe dai 6 agli 8 miliardi. Ma intenzione del Governo è quello di trasferire il miliardo e mezzo ricavato dalla sospensione del cashback che attende di essere riformulato per il 2022; e di appostare 4-5 miliardi ricavati nei meandri della Legge di Bilancio per trasformare gli ammortizzatori sociali da sussidio a dote.
Le risorse dunque potrebbero arrivare dai piani di formazione: enti bilaterali e organismi professionali, ma anche risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dai Pon. Attivare le politiche attive del lavoro che finora non hanno funzionato. L’obiettivo è potenziare i centri per l’impiego, ridisegnare l’Anpal e il Reddito di Cittadinanza. Altra questione invece, riguarda il pensionamento a 62 anni, ovvero un limite di età che esclude la formazione utile al ricollocamento a lavoro. Su questa questione si è pronunciato l’Inps, rilevando che l’anticipo con 41 anni di contributi è costoso, e che Quota 100 non ha aiutato i giovani e le donne.
Il dibattito sul tema intanto coinvolge non solo la politica e il Governo ma anche le parti sociali, che in questi giorni sono tornate in piazza per sollevare le eco dello sblocco dei licenziamenti dal 1° luglio. Nel dibattimento però, emerge anche che il Governo ha varato una serie di misure per evitare chiusure drastiche, con una serie di agevolazioni agli imprenditori e il ricorso agli ammortizzatori sociali.