Il Governo si prepara a licenziare il Disegno di Legge delega sulla riforma fiscale. Una direttiva che dovrà tenere conto di quanto prodotto dalle commissioni Finanze di Camera e Senato e, dal contenuto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a cui la riforma è vincolata. Al testo di riforma vero e proprio dovrà lavorare una commissione di esperti che sarà nominata a breve. Nel braccio di ferro politico e partitico, che ancora dibatte sulla patrimoniale, catasto e tassazione immobiliare, sono soltanto due i punti fermi che dovranno caratterizzare il nuovo Codice Tributario: semplificazione e certezza delle norme.
Il documento parlamentare suggerisce l’adozione di un modello di imposta personale basato sulla Dit- Dual Income Taxation, ovvero imposta proporzionale sui redditi finanziari (con aliquota coincidente o prossima alla nuova prima aliquota Irpef) e tassazione progressiva per i redditi da lavoro. Con alcune eccezioni, fra cui quella sulle import fisse sulle partite Iva, insieme ad altre possibili deviazioni dal modello, che indeboliscono l’impianto teorico di questo impianto.
Il Governo sta riflettendo su alcune misure proposte per riequilibrare il prelievo, rendere più equa l’imposta personale e favorire la crescita. Infatti si pensa ad alleggerire il prelievo per i redditi tra 28mila e 55mila euro, all’introduzione del reddito minimo esente; e l’adozione di meccanismi che possano favorire l’ingresso nel mondo del lavoro del secondo percettore di reddito in ambito familiare; sia quella di agevolare fiscalmente i giovani (under 35) che iniziano una attività lavorativa.
L’Irap verrebbe di fatto assorbita con un’addizionale Ires/Irpef che garantirà la partita di gettito, ma la cui applicazione determinerà un rimescolamento dei livelli individuali di prelievo. Nel documento presentato dalle Commissioni Finanze si accenna anche all’Iva con una proposta di semplificazione e riduzione dell’aliquota ordinaria.
Le entrate fiscali registrano nel 2020 secondo il rapporto PwC TLS valori significativamente inferiori a quelli del 2019, che si attestano a – 6,4% a causa della crisi economica e delle politiche espansive adottate. Basti pensare che con la crisi del 2009 le entrate furono ridotte del 2,5%. Il Def 2021 stima invece un andamento crescente delle entrate fiscali per tutto il periodo di previsione 2021-2024. Significativo appare l’incremento indicato per le stime 2022, del 5,2%. L’evoluzione della congiuntura economica dovrebbe produrre effetti positivi sulle entrate fiscali degli anni prossimi.
