Anticipazione Rapporto Svimez 2021, “Uniti nella crisi e divisi nella ripartenza”

La fotografia scattata dall'Associazione rivela che la pandemia abbia inasprito le criticità già presenti della crisi del 2008 e che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con l'assegnazione del 40% delle risorse al Mezzogiorno deve essere una occasione per ricostruire il tessuto produttivo al Sud, per evitare una ulteriore depressione

Il presidente e il direttore dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno Adriano Giannola e Luca Bianchi illustrano le anticipazioni del Rapporto Svimez che sarà licenziato il prossimo novembre. Nello specifico l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno analizza gli effetti della pandemia del 2020 e e proiezioni dell’andamento economico dei prossimi anni, in riferimento al biennio 2021-2022.

Luca Bianchi ha illustrato come hanno reagito le regioni attraverso un modello econometrico, evidenziando gli impatti delle chiusure e le prospettive 2021-2022. Conclusa la fase dei sostegni e degli aiuti, si passa da una situazione di emergenza a una di ripresa: attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si attende di capire la effettiva capacità di rinascita che il Piano ha stabilito.

L’analisi delle dinamiche economiche e sociali del Mezzogiorno illustrata dal direttore Bianchi si divide in tre aspetti: territoriale, l’impatto prodotto e le previsioni stimate sugli effetti delle politiche pubbliche annunciate dal Pnrr e come si rifletterà sulle due aree del Paese. L’Italia ha impattato la crisi in un momento di particolare debolezza, in cui non erano conclusi gli effetti della crisi del 2008; la ulteriore flessione del 2020 cade su uno sviluppo molto debole del Sud, ma anche del centro nord nel suo complesso.

Nel nord la crisi è stata particolarmente forte nel Veneto, ma anche nelle Marche, mentre al sud i dati peggiori riguardano la Calabria, con una flessione del settore agricolo. La regione che ha retto meglio è la Sicilia, dovuta ad una buona tenuta del turismo nella scorsa stagione estiva. Il crollo del Pil intorno al 9 per cento, non si è scaricato sui redditi alle famiglie, grazie ai ristori ai supporti messi in campo dal Governo. Infatti il ruolo delle politiche pubbliche è testimoniato dalla spesa delle Pubbliche Amministrazioni. La reazione della politica a questa crisi è stata diversa rispetto a quella del 2008, con una distribuzione più equa su tutti i territori.

L’occupazione

Sull’occupazione, la riduzione sia al nord che al sud è stata molto simile, ma si segnala che la apparente omogeneità nasconde disuguaglianze profonde nei territori. Il calo dell’occupazione femminile è del meno 3% e dei giovani under 35 è del meno 7%. Donne e giovani sono i meno protetti dal mercato del lavoro. Nel 2021 sono andati persi 700mila posti di lavoro, con 150mila occupati in cassa integrazione a zero ore, 80mila autonomi con imprese sospese negli ultimi mesi, e con un’ulteriore area di rischio nel Mezzogiorno, dovuta alla fine del blocco licenziamenti o fallimento delle imprese.

Povertà

Nonostante il forte incremento di strumenti di tutela, con reddito di cittadinanza e Rem, la povertà è aumentata. I sussidi hanno interessato 1,6 milioni di nuclei familiari, con un incremento di 500mila nuclei nel 2020 e a cui si aggiunge il reddito di emergenza che ha riguardato ulteriori 500mila nuclei familiari. Nel 2020 c’è stato un leggero ulteriore incremento della povertà, che ci pone due temi. La sostenibilità di lungo periodo di questi strumenti e il fatto che nonostante questi la povertà esiste e rappresenta un elemento caratteristico del Mezzogiorno. Poi è possibile fare un distinguo all’interno della povertà: parliamo riduzione se il capo famiglia è in pensione; e dall’altra parte di incremento del tasso di povertà se il capofamiglia è under 35, oppure se è occupato.

Le stime di crescita

Le stime fra il 2021 e 2022 considerano l’impatto delle manovre definite nel 2021 e dalla Legge di Bilancio. La valutazione considera le risorse del Pnrr già attivabili nel biennio 2021- 2022, gli sgravi contributivi e gli obiettivi in termini di investimento. Il dato che emerge è che se c’è uniformità della crisi, la ripresa rischia di essere divaricata fra Nord e Sud. La crescita del Pil nel 2021 è differenziata di due punti percentuali fra Nord e Sud. Nel 2022 si stima una crescita intorno al 4% a livello nazionale, con le diverse declinazioni fra le aree del Paese. La variabile che contribuisce è quella degli investimenti. La distinzione più forte infatti è data dagli investimenti sui macchinari, investimenti di opere pubbliche al Su; mentre è meno forte la ripresa dei consumi e delle esportazioni nel Mezzogiorno. La minore attesa di rimbalzo del Sud rispetto al centro nord è dovuta all’indebolimento complessivo del tessuto produttivo meridionale.

Fra il 2019 e 2020 il capitale lordo è diminuito del 22,7%. Le imprese sui cui costruire il processo di ripartenza crescono nel centro nord del 5%, garantendo una ripresa dei livelli pre pandemici. Nel Sud invece mancheranno di 1,5 punti di Pil rispetto alla pre crisi. C’è bisogno di investimenti al Sud, non basta la manutenzione: c’è bisogno di ricostruire poli produttivi forti.

Il Pnrr nel Mezzogiorno

Consideriamo solo una quota degli investimenti previsti, nel corso del biennio 2021-2022. Nonostante un contributo alla crescita superiore nel Mezzogiorno, quel pacchetto di misure di crescita aggiuntiva del 4% non compensa la minore dinamica tendenziale. Svimez aspira a valutare positivamente una risposta al mandato europeo per dissolvere le disuguaglianze. L’associazione però ritiene che ci siano dei limiti nella programmazione strutturale, che avrebbe potuto determinare una potenziale accelerazione del percorso di ricrescita del Paese. Manca una ricognizione puntuale degli investimenti. La quota del 40% da obiettivo è diventata dichiarazione programmatica, mentre sarebbe stata più opportuna una puntuale ricognizione dei fabbisogni distinti per una maggiore coerenza del piano.

Fondo Sviluppo e Coesione 15,5 miliardi di euro

Svimez è favorevole all’integrazione del Fondo Sviluppo e Coesione ma manca il dettaglio sugli interventi che vengono finanziati, tale da determinare una lacuna sulla precondizione di stanziamento per passare alla spesa effettiva. La debolezza progettuale può determinare un mancato raggiungimento di questa quota. Inoltre l’associazione ritiene che necessario declinare gli obiettivi a livello territoriale. “Vorremmo capire per trasparenza come questi risultati possano essere raggiunti se non inseriti nel Pnrr e declinati su ogni regione. Auspichiamo la nascita di Centri di Competenza Territoriale per rafforzare elementi di concertazione per una effettiva ricaduta sul Mezzogiorno per gli interventi previsti e dare coerenza agli obiettivi del Pnrr sulla politica nazionale ed europea. Svimez persegue l’allineamento dei diritti di cittadinanza, interventi a favore delle persone, servizi sanitari, educativi. “Il Mezzogiorno è il luogo dei divari di genere e sociali. E ci auguriamo che il Sud torni ad essere questione morale, politica e democratica. Vorremmo che si riaccendesse la speranza e la fiducia per un modello di sviluppo che guarda alla connessione.

Il termometro del Paese alle porte di una stagione espansiva. Il corto circuito del 2020 ha prodotto più danni di tanti anni di austerità ampliando il divario rispetto al resto d’Europa e all’interno del Paese stesso. La resilienza è la reazione naturale di un sistema che ha dato queste performance al nord e al sud. Le Regioni che recuperano il 2020 sono 4 nel 2021, le circoscrizioni del nord ovest da un lato, e dall’altro il Mezzogiorno. Il percorso naturale del sistema non è affatto resiliente. Non c’è turbo all’economia italiana. Si tiene in conto una piccola e significativa azione di sostegno, per evitare il collasso. Ma Svimez conserva molti dubbi sulla speranza automatica di recupero, e pone attenzione alla rinascita non alla resilienza. Un altro elemento pesante è che continua l’emigrazione dal sud al Nord nel 2020, che ha visto il trasferimento di 50mila persone. Il south working è una illusione: in Italia il dualismo non è equilibrato perchè non c’è reciprocità. Queste non sono soluzioni ma redistribuzioni che aprono conflitti.