Fisco, 7,2 Mln di debitori sono seriali, l’indagine del Mef

GLI ESITI DEL DOCUMENTO SULLO STATO DI RECUPERO COATTIVO DEPOSITATO DAL MEF. Dal rapporto sullo stato di recupero coattivo emerge che la mole di lavoro affidata all'agenzia Ader di riscossione ammonta a 80miliardi, e che più della metà dei contribuenti ha una cartella di debiti non superiori a mille euro

Cartelle esattoriali e pagamenti sospesi fino al 31 gennaio, la nota del Governo

Agenzia delle Entrate – divisione Riscossione- conferma che i debitori del fisco sono seriali. Dal rapporto consegnato dal Mef a metà luglio sullo stato di recupero coattivo emerge che ogni anno 7,2 milioni di contribuenti ricevono una cartella senza avere saldato il conto di quelle ricevute negli anni precedenti. La mole di lavoro affidata all’agenzia Ader di riscossione ammonta a 80miliardi. Di questi, 55,5 miliardi sono di competenza dell’Agenzia delle Entrate in quanto riguardano contestazioni di carattere fiscale. Tra questi inoltre, troviamo avvisi di accertamento non pagati nei termini, avvisi di imposte non versate. Sarà interessante sapere invece che più della metà dei contribuenti ha una cartella di debiti non superiori a mille euro.

Su otto milioni di destinatari di cartelle il 90% ha già una pendenza non saldata. Il 57% dei contribuenti ha debiti pregressi superiori a 50mila euro. E ad aggravare la situazione ci sono anche le singole posizioni soggettive che impediscono il recupero: dallo stato di insolvenza al fallimento dell’attività fino ad arrivare al decesso del contribuente persona fisica. Non si esclude che nel progetto di riforma possa essere inserito un meccanismo per evitare un appesantimento delle procedure di recupero della riscossione ordinaria.

Altro aspetto che potrebbe rientrare nel percorso di riforma riguarda l’origine delle cartelle relative a contestazioni dell’Agenzia dell’Entrate. Infatti il 58% del carico affidato all’agenzia di Riscossione (pari a un controvalore di 32,2 miliardi) deriva da avvisi di accertamento. Questo richiede una verifica di fondatezza sulle somme contestate e poi iscritte a ruolo. Intanto l’attività di recupero coattivo in Italia presenta forti limitazioni. Dall’impignorabilità della prima casa alla mancata deterrenza della possibilità di rientrare nei piani di pagamento dilazionato anche dopo l’eventuale fuoriuscita a causa dei tanti interventi in materia succedutisi negli ultimi anni. Infine, le criticità emerse rendono necessaria la creazione di un ente unico tra Entrate e Riscossione per implementare l’attività di recupero.