Ottimizzare il Rdc per riformare fisco e politiche attive del lavoro

Su stima l'appostamento di un fondo da circa miliardo da ricavare da un efficientamento del Reddito di Cittadinanza, che secondo gli annunci di Palazzo Chigi non è in discussione, ma deve essere rivisto in favore di politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali

Efficientare il Reddito di Cittadinanza per investire sulle politiche del Lavoro e sul Fisco. Il sussidio non è in discussione, ma intenzione annunciata dal Premier è quella di attivare un restyling entro il prossimo anno. Miglioramenti e ritocchi mirati soprattutto sul fronte delle politiche attive e dei controlli consentiranno di risparmiare un tesoretto da circa 1 miliardo da destinare al Fisco a misure di incoraggiamento all’occupazione. La cifra di circa 1 miliardo collegata alla riconfigurazione del Rdc per destinarla alla riforma degli ammortizzatori sociali, è destinata a riaprire lo scontro politico. Infatti al momento il Mef sarebbe intenzionato a mettere non più di 3-4 miliardi, che equivalgono sostanzialmente alla metà del finanziamento originariamente richiesto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Lega, Italia viva e anche Fi preferirebbero invece indirizzare questa dote sulla riforma fiscale, irrobustendo il fondo per finanziare il taglio dell’Irpef, che al momento sembra avere più chance della sforbiciata al cuneo fiscale-contributivo, su cui continua il pressing delle imprese.

Secondo gli ultimi dati dell’Inps, i nuclei percettori del reddito e pensione di cittadinanza sono stati quasi 1,36 milioni, pari a oltre 3 milioni di persone coinvolte. Ma non si esclude che questi numeri siano attribuibili all’effetto povertà dettato dal Covid. Infatti alla luce delle stime di crescita proiettate per i prossimi mesi, si prevede una netta riduzione dei beneficiari. Così che il Reddito di Cittadinanza potrebbe ridimensionarsi a mero sussidio e quindi con una platea pi ridotta di beneficiari. La vera questione al centro del dibattito odierno è l’efficacia dello strumento stesso: non funziona come misura di accompagnamento al lavoro, ma rappresenta un rifugio per l’assistenzialismo che non produce occupazione.

L’ottimizzazione delle risorse a cui sta guardano Mario Draghi intanto, includono la riforma del fisco e degli ammortizzatori sociali. Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha già delineato un percorso che guarda a una Cig universale, potenzia Naspi e Dis-coll, amplia le causali della Cigs e puntella il contratto di espansione per gestire gli esuberi, alla fine del blocco dei licenziamenti per tutto il mondo del lavoro dal 31 ottobre prossimo. Una prospettiva che prevede un investimento di oltre 8 miliardi, e che finora può contare solo sugli 1,5 miliardi che arrivano dal cash-back chiuso nel 2021.

La prima valutazione delle proposte in campo arriverà con il Consiglio dei Ministri atteso a breve, per il Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles. La mancata condivisione della strategia mette a rischio gli obiettivi e le modalità individuate. Infatti non si esclude che la riforma degli ammortizzatori sociali possa slittare di alcuni mesi, esattamente come è accaduto per l’assegno unico per i figli ed altre misure.