FESTA DELLA LIBERAZIONE O NARRAZIONE INCOMPLETA?


Il 25 aprile celebra la Liberazione, ma spesso si racconta in modo parziale. Per una memoria più completa, va riconosciuto il contributo di tutte le forze coinvolte.

Sono passati ottant’anni dalla fine della dittatura nazifascista in Italia, eppure il 25 aprile continua a dividere l’opinione pubblica. Da una parte, chi lo celebra come simbolo della rinascita democratica del Paese, dall’altra chi lo vive con distacco o addirittura lo considera una rappresentazione parziale, una “farsa” costruita attorno a una sola parte politica.

La narrazione dominante ha per decenni glorificato l’azione eroica di una Resistenza di matrice prevalentemente comunista, relegando in secondo piano l’apporto fondamentale di tanti altri protagonisti: i liberali, i socialisti, i cattolici e numerosi italiani che, pur non appartenendo a un movimento strutturato, rifiutarono la Repubblica di Salò e combatterono per la libertà con coraggio e dignità. È a loro, spesso dimenticati, che si dovrebbe restituire spazio nel racconto storico.

Ma non è solo questione di pluralità politica. La storia ufficiale tende spesso a sbiadire il ruolo determinante delle forze alleate, in particolare angloamericane, che con lo sbarco in Sicilia, la campagna d’Italia e l’ingresso a nord del Paese inflissero il colpo decisivo al nazifascismo. Senza l’intervento delle truppe alleate, la liberazione non sarebbe stata possibile nei tempi e nei modi in cui avvenne. Eppure, questo aspetto cruciale viene spesso trascurato nei racconti celebrativi, quasi a voler rafforzare un’idea di “liberazione tutta italiana”.

È una dinamica che ricorda quanto già accaduto con il Risorgimento: anche in quel caso, il processo di unificazione fu descritto come un moto popolare patriottico, oscurando gli interessi strategici, i compromessi politici e le alleanze internazionali che ne furono parte integrante.

“La storia è scritta dai vincitori”, si dice. Ma è giusto che continui a esser scritta ignorando le complessità? È giusto che, in nome della retorica, si perdano di vista la verità storica e il dovere della memoria condivisa?

Il 25 aprile dovrebbe unire, non dividere. Dovrebbe essere occasione per riflettere non solo sull’eroismo dei partigiani, ma anche su tutti coloro (civili, militari, italiani e stranieri) che hanno contribuito a restituire al nostro Paese la libertà. Perché solo con una memoria plurale, onesta e completa, si può costruire una democrazia davvero consapevole.

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