LE MICRO E PICCOLE IMPRESE FANNO FATICA A TROVARE LAVORATORI


Italia: bassa disoccupazione, ma imprese senza lavoratori. Serve formazione, incentivi e manodopera straniera.

In Italia, la disoccupazione ha toccato i minimi storici, con un tasso che si aggira attorno al 6,5%. Un dato positivo, che segnala una dinamica occupazionale in miglioramento, ma che nasconde un paradosso sempre più evidente: mentre il numero dei disoccupati diminuisce, migliaia di aziende, in particolare piccole e micro imprese, non riescono a trovare personale.

Il tessuto produttivo italiano è caratterizzato da una fortissima presenza di piccole e micro imprese, che rappresentano oltre il 90% del totale delle aziende. Secondo gli ultimi dati, queste realtà mantengono una buona capacità di assorbimento occupazionale, con una media di un posto di lavoro disponibile ogni due aziende. Tuttavia, questa potenzialità resta spesso inespressa a causa della difficoltà nel reperire manodopera adeguata.

I comparti più colpiti da questo squilibrio tra domanda e offerta sono l’edilizia, il manifatturiero, il settore alberghiero e il terziario. In questi ambiti, le imprese denunciano una crescente carenza di personale, soprattutto per mansioni operative o tecniche che richiedono disponibilità fisica, flessibilità e competenze specifiche, ma non necessariamente un titolo di studio elevato.

Il cosiddetto “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro è il risultato di vari fattori. In primo luogo, si registra una scarsa disponibilità da parte dei lavoratori italiani ad accettare occupazioni considerate faticose, poco qualificate o con orari non standard. A ciò si aggiunge una difficoltà strutturale del sistema formativo nel preparare i giovani per le esigenze concrete del mercato.

Questo disallineamento è aggravato anche da aspetti culturali e sociali, come la percezione negativa di alcuni lavori e la tendenza a cercare impieghi più comodi o sicuri, anche a costo di restare disoccupati più a lungo.

In questo scenario, la manodopera straniera potrebbe rappresentare una risposta efficace al fabbisogno occupazionale di molti settori. L’esperienza di altri Paesi europei dimostra come, se ben gestito, l’apporto dei lavoratori stranieri possa diventare un pilastro fondamentale della tenuta economica e sociale.

Tuttavia, in Italia le politiche di reclutamento internazionale sono ancora frammentarie e prive di una strategia organica. I flussi di ingresso sono spesso insufficienti, i tempi burocratici lunghi, e manca un coordinamento strutturato tra istituzioni, imprese e agenzie per ilLavoro.

Il paradosso di un mercato del lavoro che offre impieghi ma non trova chi li voglia o possa occupare deve diventare una priorità dell’agenda politica. Servono interventi rapidi e strutturali su più fronti: formazione professionale mirata, incentivi all’occupazione nei settori critici, ma soprattutto un piano serio e operativo per l’integrazione e il reclutamento della manodopera straniera.

Solo affrontando il problema con una visione ampia e pragmatica sarà possibile colmare il divario tra la domanda delle imprese e l’offerta di lavoro, evitando che un’occasione storica di crescita venga sprecata.

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