GLI ITALIANI E LA SOLIDARIETÀ: UN CUORE GRANDE TRA CONTRADDIZIONI SOCIALI


L’Italia è generosa, ma la solidarietà deve diventare una regola quotidiana, non solo risposta alle emergenze.

L’Italia è un paese che, nella sua storia recente e passata, ha sempre dimostrato una forte sensibilità verso il prossimo. Nonostante i dati internazionali indichino che non siamo tra i paesi dove la solidarietà rappresenta una regola sociale consolidata, il nostro popolo ha spesso risposto con generosità e partecipazione quando chiamato a sostenere cause comuni. Dai terremoti alle emergenze sanitarie, dalle crisi umanitarie internazionali alle iniziative locali per i più fragili, la risposta italiana è stata sempre viva e sentita.

Il nostro tessuto sociale è ricco di esperienze e realtà che fanno del dono gratuito e della collaborazione senza corrispettivo una vera e propria missione. In Italia operano circa 350.000 organizzazioni no profit, un numero impressionante che testimonia un impegno diffuso e capillare in ogni regione. Il terzo settore italiano impiega stabilmente quasi un milione di addetti remunerati, segno che la solidarietà non è solo volontariato, ma anche una forza economica e professionale strutturata, fondamentale per la coesione sociale.

Accanto a questi numeri, esiste un esercito silenzioso di volontari: cittadini comuni che dedicano tempo, competenze e risorse per aiutare chi è in difficoltà, spesso senza alcun ritorno se non la gratificazione personale.

Tuttavia, esiste un paradosso: la solidarietà vera, quella che nasce spontanea e senza calcolo, sembra emergere con più forza proprio tra chi ha meno. Nei paesi poveri, dove le risorse sono scarse e la vita è più dura, la condivisione è spesso una necessità prima ancora che una virtù. Chi ha poco, è spesso più disposto a dividere quel poco che ha, mentre chi possiede molto tende, a volte, a proteggere i propri beni con maggiore egoismo.

Questa osservazione solleva interrogativi importanti sul rapporto tra benessere materiale e apertura verso gli altri. La ricchezza, se non accompagnata da un senso profondo di responsabilità sociale, può diventare barriera anziché ponte. Al contrario, la mancanza può generare una rete di aiuto reciproco che rafforza le comunità.

In definitiva, l’Italia può e deve andare orgogliosa del suo spirito solidaristico, ma ha ancora strada da fare per rendere la solidarietà non solo una reazione alle emergenze, ma una pratica quotidiana e strutturale. Questo passaggio culturale è fondamentale per costruire un futuro più giusto, equo e umano. La solidarietà non può essere un’eccezione: deve diventare la regola.

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