SOTTO IL SEGNO DELLA “S”: SUPERMAN TORNA A VOLARE TRA MITO E RINASCI


Il film di James Gunn arriva al cinema a luglio: un eroe più umano, più profondo, al centro di un universo che si riscrive.

Un simbolo immortale che torna a risplendere, ma con luce diversa. Il nuovo Superman, atteso nelle sale a luglio, si presenta come un film che rifonda l’archetipo dell’eroe moderno. Non un semplice ritorno, né un ennesimo rifacimento: è l’inizio di un nuovo ciclo narrativo che mescola introspezione, spettacolo e immaginario rinnovato. James Gunn alla regia firma una visione personale, più cupa e meno idealizzata, che restituisce al personaggio una complessità forse mai davvero esplorata.Clark Kent non è più solo l’alieno invincibile venuto da Krypton. È un uomo diviso, fragile, che cerca il proprio posto in un mondo che non lo capisce. La narrazione si apre in medias res, senza ripercorrere le origini note, e ci immerge in una Metropolis meno patinata, attraversata da tensioni politiche e morali. Qui, Superman vive il conflitto tra la sua identità pubblica e quella privata, tra la responsabilità del simbolo e la fatica dell’individuo.David Corenswet veste il mantello con sobrietà e presenza fisica, ma a colpire è soprattutto il tratto umano che porta al personaggio: un Superman pensieroso, spesso silenzioso, più spettatore che protagonista, fino al momento in cui la sua scelta — intervenire, esporsi, proteggere — diventa atto di fede e coraggio. Al suo fianco, Rachel Brosnahan è una Lois Lane acuta e intensa, lontana dalla figura accessoria del passato.

Tra i due si sviluppa un legame teso, affettivo e professionale insieme, dove attrazione e diffidenza si sfiorano in ogni dialogo.Nicholas Hoult, nei panni di Lex Luthor, costruisce un antagonista gelido, calcolatore, privo di istrionismi. Un nemico che non alza mai la voce, ma la abbassa per farla pesare di più. La sua lotta contro Superman è ideologica, quasi metafisica: non vuole solo distruggerlo, ma smascherarne il senso.Il linguaggio visivo del film è curatissimo: i costumi, pensati per evocare concretezza e stile, rivelano una riflessione estetica profonda. Il mantello non è solo un accessorio ma un’estensione simbolica del corpo e della responsabilità. Le luci tagliano le scene come lame fredde, e la città si trasforma in un palcoscenico sospeso tra realismo e graphic novel. La colonna sonora alterna toni classici a suggestioni elettroniche, amplificando l’atmosfera tra memoria e incertezza.James Gunn, fedele al suo gusto per il dettaglio e il paradosso, inserisce anche elementi più leggeri, come un enigmatico cane bianco che accompagna il protagonista in alcune scene: un’apparizione poetica e quasi surreale, perfetta per rompere la tensione con grazia.Il risultato è un film che sfugge ai codici consueti del cinecomic, pur restando dentro le sue coordinate. Parla di eroi, ma soprattutto di scelte. Parla di potere, ma ancora di più di fragilità. In un tempo che ha perso la fiducia nei simboli, Superman torna non come un dio, ma come un uomo che ogni giorno sceglie di esserci. Non perfetto, non onnipotente. Ma umano. E forse, proprio per questo, necessario.

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