“PALO ALTO” DI GIA COPPOLA INCANTA MONTE CIOCCI

Notte d’estate sotto il cielo di Roma tra cinema , picnic e bellezza condivisa

Sabato 28 giugno, il cinema all’aperto di Monte Ciocci ha accolto la proiezione di Palo Alto, delicato e perturbante esordio alla regia di Gia Coppola. Un film che, nonostante sia ambientato nella periferia californiana, ha trovato a Roma un palcoscenico perfetto: quello delle serate estive, in cui la città si trasforma in un grande salotto urbano a cielo aperto, regalando al pubblico esperienze collettive dal fascino senza tempo.
Palo Alto, tratto dalla raccolta di racconti di James Franco – presente nel film anche come attore – racconta un gruppo di adolescenti alle prese con i vuoti dell’età, le prime trasgressioni e la difficoltà di orientarsi in un mondo adulto troppo distante. Emma Roberts, nel ruolo di April, incarna con struggente leggerezza il disagio e la vulnerabilità di un’adolescente in bilico tra innocenza e disincanto. La regia di Gia Coppola, nipote d’arte che dimostra uno sguardo già maturo e personale, costruisce un’estetica intima e rarefatta, tra luci fredde, ralenti malinconici e una colonna sonora onirica firmata Devonté Hynes (Blood Orange).Ma a rendere ancora più significativa la visione del film è stato il contesto: Monte Ciocci, uno dei luoghi simbolo del circuito estivo di cinema all’aperto a Roma, si è riempito di persone arrivate con teli, cuscini, cibo e vino. Un rituale ormai consolidato che trasforma la visione in un evento conviviale: gruppi di amici e famiglie si organizzano in piccoli picnic improvvisati, sedendosi sull’erba, creando un’atmosfera rilassata, inclusiva, autentica.

Il brusio prima dell’inizio, le risate a bassa voce, le luci della città sullo sfondo: tutto contribuisce a un’esperienza che va oltre il film e diventa parte della memoria collettiva dell’estate romana.Roma, da anni, offre un’ampia programmazione di cinema en plein air, riscoprendo piazze, parchi e cortili attraverso la magia dello schermo. È un modo democratico e poetico di vivere la cultura, che unisce generazioni diverse e valorizza luoghi spesso dimenticati. Monte Ciocci ne è un esempio emblematico: da spartitraffico urbano a spazio culturale, dove il cinema torna a essere arte popolare nel senso più nobile.In questo scenario, Palo Alto ha risuonato con particolare forza. Le sue immagini sospese, i corpi giovani e spaesati, i silenzi pieni di domande, hanno trovato eco nei volti del pubblico, assorto e partecipe. La visione sotto le stelle ha amplificato il senso di vulnerabilità e bellezza che permea tutto il film.Gia Coppola, pur muovendosi dentro un immaginario già esplorato da autori come sua zia Sofia (The Virgin Suicides) o Larry Clark (Kids), riesce a imprimere una sensibilità nuova, uno sguardo femminile e non giudicante che sa raccontare senza retorica la fragilità dell’adolescenza.
A Roma, Palo Alto è stato più di una proiezione: è stato un incontro tra cinema e città, tra generazioni e territori. Una serata che conferma quanto lo spazio urbano, se restituito alla cultura e vissuto collettivamente, possa ancora generare bellezza.

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