La formazione aziendale ha a che fare sia con le competenze tecniche sia con quelle trasversali
È un fatto assodato: la formazione è importante e determina, oggi più che e mai, la sopravvivenza e la crescita di un’azienda (inserire link a precedente articolo “Formo dunque sono”).
Ma la formazione su cosa deve concentrarsi? Quali sono le competenze su cui investire?
In quest’ottica, è prima di tutto necessario distinguere tra competenze tecniche e competenze trasversali, meglio conosciute come hard e soft skills: due facce della stessa medaglia, entrambe fondamentali per il successo individuale e organizzativo.
Le hard skills sono competenze tecniche e specifiche, facilmente misurabili e spesso acquisite tramite studio, corsi o esperienza pratica. Sono insomma quelle skills che consentono di fare uno specifico lavoro, di diventare un professionista in una determinata materia. Per fare qualche esempio pratico, in ambito sanitario le competenze tecniche hanno a che fare con la conoscenza dei protocolli medici o l’uso degli strumenti diagnostici, mentre in ambito informatico hanno a che vedere con la capacità di programmazione o con l’uso di software complessi.
Le soft skills sono tutt’altra cosa. Sono competenze legate al comportamento, alla comunicazione e all’intelligenza emotiva. Non si imparano a scuola o all’università: sono innate o si sviluppano nel tempo, spesso attraverso esperienze formative, personali e professionali.

Sono quindi le capacità che più che con il professionista hanno a che fare con la persona. E si tratta di competenze preziose per le aziende. A chi non serve personale capace di lavorare in team o di risolvere problemi? E non si tratta solo di problem solving. Alle aziende servono risorse che abbiano una buona adattabilità, uno spiccato pensiero critico, uno spirito empatico e, in diversi casi, un’attitudine alla leadership. E queste sono tutte soft skills.
Entrambe le tipologie di competenze sono essenziali – le hard skills garantiscono competenza tecnica e produttività, le soft skills favoriscono la collaborazione, la resilienza e l’innovazione – e spesso le soft skills sono persino più ricercate. Numerosi studi HR, infatti, rivelano che le competenze trasversali sono più difficili da trovare e più preziose nel lungo termine.
Un futuro ibrido tra hard e soft skills
La vera forza di un professionista sta dunque nell’equilibrio tra hard e soft skills. Ma questo bilanciamento non può riguardare soltanto l’impegno personale del singolo lavoratore. Le aziende più lungimiranti, infatti, condividono questo compito investendo in programmi di formazione che includono entrambi gli aspetti, consapevoli che il talento non è solo sapere cosa fare, ma anche come farlo insieme agli altri.

A proposito di “fare”. Quando si parla di soft skills si fa spesso riferimento all’importante trittico fare, saper fare e saper essere.
Il fare è la dimensione che riguarda ciò che una persona fa concretamente nel contesto lavorativo, ciò che si manifesta nei comportamenti osservabili, come collaborare attivamente in un team, comunicare in modo chiaro e rispettoso, gestire i conflitti con diplomazia, prendere decisioni in situazioni complesse.
Il saper fare indica la capacità di applicare le soft skills in modo consapevole e strategico. Non basta agire, bisogna sapere come agire. E quindi si parla di competenze come saper negoziare con empatia, saper motivare un team in difficoltà, saper gestire il tempo e le priorità, sapersi adattare ai cambiamenti.
C’è poi, infine, il saper essere , la dimensione più profonda che ha a che fare con l’atteggiamento, i valori e la consapevolezza di sé e quindi con tutto quello che rende autentiche le soft skills. Qualche esempio? Essere affidabili e coerenti, essere aperti al feedback, essere curiosi e proattivi, essere rispettosi e inclusivi.
Sì, è vero che molto spesso si tratta di caratteristiche innate. Ma altrettanto spesso si tratta di competenze che possono essere sviluppate, allenate, potenziate attraverso una formazione mirata ed efficace.
E quindi, alla fine di questo articolo, come in un circolo virtuoso, torniamo alla prima frase: è un fatto assodato: la formazione è importante.
Di come farla al meglio, poi, parleremo nei prossimi articoli.





