Le imprese svolgono un ruolo chiave nella coesione sociale e nell’accoglienza, promuovendo l’inclusione attraverso lavoro, formazione e progetti solidali. Conapi Nazionale sostiene un modello aziendale che integra rifugiati e persone fragili con tirocini, volontariato e politiche inclusive. Queste iniziative generano benefici reciproci per imprese e comunità. La collaborazione tra aziende, enti e territorio è essenziale per un futuro più equo e sostenibile.
Continua a leggereIL PIANO DELL’UNIONE EUROPEA. UN FUTURO PIÙ FORTE, SICURO E SOSTENIBILE
Il piano dell’Unione Europea per il 2025 punta a rafforzare economia, sicurezza e sostenibilità. Tra gli obiettivi principali ci sono il sostegno alle imprese, in particolare ai giovani imprenditori, e gli investimenti nella difesa e nelle energie rinnovabili. L’UE vuole anche garantire giustizia sociale e rendere le leggi più chiare e accessibili. Si tratta di una strategia ambiziosa per costruire un’Europa più forte, inclusiva e innovativa.
Continua a leggereLA MODA NELL’INCERTEZZA DEL COMMERCIO GLOBALE
L’industria della moda affronta una forte instabilità a causa di dazi, guerre commerciali e crisi globali che minacciano la filiera produttiva e i mercati. Il settore, fortemente internazionalizzato, soffre l’aumento dei costi e la frammentazione della supply chain. A risentirne è soprattutto la fascia intermedia del mercato, mentre il lusso puro resiste. Innovazione e adattamento diventano oggi fondamentali per affrontare il futuro.
Continua a leggereINCLUSIONE E FORMAZIONE, LA CHIAVE PER UN FUTURO CONDIVISO PER Co.N.A.P.I. NAZIONALE ED IL CENTRO STUDI E RICERCHE
Co.N.A.P.I. Nazionale e il suo Centro Studi promuovono inclusione e formazione con un nuovo questionario sui lavoratori immigrati. L’obiettivo è raccogliere dati per sviluppare percorsi formativi mirati, valorizzando i giovani talenti. Artigiani, imprenditori e HR sono invitati a partecipare. L’iniziativa punta a costruire un futuro lavorativo più equo e sostenibile.
Continua a leggereMILANO SI MUOVE NEL DESIGN. TRENI E TRAM RACCONTANO IL FUTURO NELLA DESIGN WEEK 2025
Durante la Milano Design Week 2025, treni e tram diventano protagonisti del design trasformandosi in installazioni mobili. Il progetto “In Transit” di Prada Frames valorizza il treno Arlecchino come simbolo di mobilità e innovazione. Marvis sorprende con un tram dentifricio, mentre De’Longhi crea un salotto caffè su rotaie. Swarovski incanta con un tram floreale ispirato a un giardino magico, unendo natura e fantasia.
Continua a leggereMA LA TECNOLOGIA NON DOVEVA MIGLIORARE LA VITA?
La tecnologia, inizialmente pensata per semplificarci la vita, spesso si trasforma in un ostacolo, come nel caso di un uomo che, bloccato senza accesso ai propri soldi a causa di un errore bancario, subisce la frustrazione di un servizio impersonalmente rigido. Nonostante il problema si risolva, resta l’amarezza di un sistema che manca di empatia e di un contatto umano essenziale. La vera innovazione, quindi, deve essere al servizio delle persone, accompagnata da un uso rispettoso e intelligente della tecnologia.
Continua a leggereITALIA: RECORD NEGATIVO DI NASCITE NEL 2024 – UN ALLARME PER IL FUTURO DEL PAESE
Nel 2024, l’Italia ha registrato un record negativo di nascite, confermando una preoccupante tendenza al calo demografico. La situazione è particolarmente grave nel Sud Italia, con regioni come la Basilicata che vedono i cali più marcati, mentre alcune zone del Nord mostrano segni di resilienza. Questo fenomeno è legato a difficoltà economiche e sociali che scoraggiano le giovani coppie a formare una famiglia. Per contrastare questa crisi, è necessario un rafforzamento del welfare e politiche più efficaci a sostegno della maternità e della famiglia
Continua a leggereINVESTIRE NEI GIOVANI: LA CHIAVE DEL SUCCESSO AZIENDALE PER IL FUTURO.
Investire nei giovani è fondamentale per il successo aziendale, poiché portano innovazione, creatività e competenze digitali. Le aziende devono creare ambienti stimolanti e inclusivi, offrendo opportunità di crescita e formazione continua. Questo investimento, che include stage e tirocini, favorisce la crescita sia dell’azienda che dei giovani. Trasformare il potenziale in traguardi concreti richiede impegno, ma è essenziale per un futuro prospero.
Continua a leggereL’OLIGARCHIA FINANZIARIA: UN BENE O UN PERICOLO?
LE BANCHE, UN TEMPO PILASTRI DELL’ ECONOMIA LOCALE, OGGI RISCHIANO DI DIVENTARE STRUMENTO DI DOMINIO PER POCHI COLOSSI FINANZIARI. L’OLIGARCHIA FINANZIARIA: UNA RISORSA PER TUTTI O UN PERICOLO PER IL FUTURO?
Le banche sono tra le istituzioni più potenti al mondo, e la loro forza risiede in un meccanismo semplice ma efficace: utilizzare il denaro dei risparmiatori per i propri investimenti. In teoria, il sistema bancario dovrebbe essere un motore dell’economia, garantendo credito a famiglie e imprese, sostenendo la crescita e favorendo l’innovazione. Tuttavia, negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a un fenomeno sempre più evidente: una concentrazione senza precedenti del potere bancario a livello globale.
I piccoli istituti stanno scomparendo, assorbiti da colossi finanziari che diventano sempre più grandi e dominanti. Oggi, le principali banche mondiali si contano sulle dita di una mano e continuano a rafforzarsi, spesso con il tacito consenso della politica. Questo porta inevitabilmente a una riflessione: questa oligarchia finanziaria è un vantaggio per tutti o rappresenta un pericolo?
In un mondo dove tutto è tracciato e l’uso del contante è sempre più limitato, la libertà di scelta dei cittadini sulla gestione del proprio denaro si riduce drasticamente. Se il capitale è obbligatoriamente depositato in banca e le alternative sono sempre meno, allora non si tratta più di una raccolta basata su un’offerta di interessi competitiva, ma di un sistema imposto a vantaggio di pochi.

I grandi gruppi bancari, grazie alla loro posizione dominante, non solo decidono le condizioni di accesso al credito, ma influenzano direttamente l’intero mercato finanziario e, indirettamente, la politica economica degli stati.
Un tempo, le banche avevano una funzione anche sociale: aiutavano l’economia locale, finanziavano le piccole imprese, sostenevano le famiglie nell’acquisto della casa, permettevano ai giovani di investire nel proprio futuro. Oggi questa missione sembra sempre più lontana. I criteri di concessione dei prestiti sono sempre più rigidi e selettivi, spesso orientati più alla sicurezza degli istituti che al sostegno dello sviluppo economico reale.
Se il sistema bancario diventa esclusivamente un business per massimizzare i profitti, chi si occuperà di garantire il credito a chi ne ha realmente bisogno? Dovrà intervenire lo Stato? E se sì, con quali strumenti? Creando banche pubbliche? Regolamentando in modo più stringente il settore finanziario?
Un aspetto che non si può ignorare è che, in un contesto di oligarchia finanziaria, chi possiede grandi capitali ha sempre più vantaggi, mentre chi ne ha meno si trova in difficoltà. Le piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto economico di molti paesi, fanno sempre più fatica ad accedere al credito, mentre le multinazionali possono godere di condizioni finanziarie estremamente vantaggiose grazie ai loro rapporti privilegiati con le grandi banche.

Inoltre, la speculazione finanziaria ha preso il sopravvento sull’economia reale. Sempre più risorse vengono indirizzate verso operazioni speculative piuttosto che verso investimenti produttivi. Questo fenomeno non fa altro che aumentare le disuguaglianze e ridurre le possibilità di crescita per chi parte da una posizione di svantaggio.
Le domande rimangono molte e le risposte non sono semplici. Ma alcune riflessioni sono inevitabili:
• È giusto che il sistema bancario sia sempre più concentrato nelle mani di pochi?
• Esiste un punto di equilibrio tra il profitto degli istituti e il benessere collettivo?
• Lo Stato dovrebbe intervenire per riequilibrare il sistema o rischierebbe di distorcere il mercato?
Quello che è certo è che il mondo finanziario ha un potere enorme e, se lasciato senza regole, rischia di trasformarsi in un sistema chiuso e autoreferenziale, dove la ricchezza si concentra nelle mani di pochi e le opportunità per gli altri diminuiscono sempre di più. Se la funzione sociale delle banche è scomparsa, chi si prenderà cura di sostenere l’economia reale? Forse è arrivato il momento di chiedersi se vogliamo che la finanza sia uno strumento al servizio della società o se, al contrario, dobbiamo accettare di essere noi al servizio della finanza.
ACCESSO AL CREDITO PER I GIOVANI: UN OSTACOLO ALL’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA E ALLA COSTRUZIONE DEL FUTURO
GIOVANI ACCESSO AL CREDITO: UN FRENO ALL’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA E ALLA CRESCITA DEL PAESE
Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un preoccupante calo demografico, una tendenza che nel 2024 ha visto il gap negativo tra nascite e morti estendersi anche alla media europea. Le implicazioni di questo fenomeno sono profonde e allarmanti, toccando questioni economiche, sociali e culturali. Tra i molti fattori che contribuiscono a questa crisi, emerge il tema cruciale dell’accesso al credito per i giovani, un nodo che ostacola non solo l’acquisto della prima casa, ma anche la formazione di nuove famiglie.
Sebbene si possa attribuire una parte della crisi demografica a una trasformazione culturale – con i giovani sempre meno inclini al matrimonio e alla genitorialità – è impossibile ignorare le difficoltà economiche e strutturali che impediscono a molti di costruirsi un futuro stabile. Tra queste, l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa rappresenta uno degli ostacoli più significativi. Le condizioni del mercato immobiliare, l’aumento del costo della vita, e soprattutto l’atteggiamento restrittivo degli istituti bancari rendono spesso impossibile per i giovani ottenere un mutuo, specie in assenza di garanzie solide o di un sostegno familiare.

Questa situazione si inserisce in un contesto più ampio di disattenzione politica verso i temi della famiglia e della natalità. Le politiche a sostegno dei giovani e delle famiglie si sono spesso rivelate inefficaci o insufficienti, lasciando i cittadini a fronteggiare da soli le difficoltà legate alla precarietà lavorativa e alla mancanza di opportunità.
La politica italiana, pur riconoscendo formalmente l’importanza del sostegno alla famiglia, ha spesso fallito nel tradurre le dichiarazioni d’intenti in azioni concrete e incisive. Gli interventi legislativi si sono rivelati per lo più strumenti di propaganda, incapaci di risolvere il problema alla radice. Tra le poche misure adottate, la legge 147 del 2013 ha istituito un fondo per garantire le banche nel finanziamento fino al 50% dell’investimento per l’acquisto della prima casa. Questa iniziativa, rifinanziata recentemente dal governo fino al 2027, rappresenta un passo nella direzione giusta, ma rimane subordinata alla discrezionalità delle banche, che continuano a operare con criteri di selezione spesso rigidi e penalizzanti per i giovani senza garanzie solide.

Il sistema bancario, infatti, si dimostra sempre più interessato al profitto e al consolidamento del proprio potere economico-politico, trascurando il ruolo sociale che dovrebbe ricoprire nella gestione del risparmio. La Costituzione italiana, che riconosce l’importanza della funzione sociale del credito, sembra essere ignorata da un sistema bancario che tende a tutelare esclusivamente i propri interessi. Anche la Banca d’Italia, nel suo ruolo di controllore, fatica a esercitare un’efficace influenza sulle politiche creditizie, lasciando i giovani in balia di regole troppo restrittive e di tassi d’interesse sempre più elevati.
Per affrontare la crisi demografica e ridare speranza alle nuove generazioni, è fondamentale un cambio di paradigma che coinvolga sia la politica che il sistema bancario. Da un lato, occorre una maggiore attenzione legislativa verso il sostegno alle famiglie e ai giovani, con misure concrete che facilitino l’accesso al credito e incentivino la natalità. Dall’altro, le banche devono essere chiamate a rispettare il loro ruolo sociale, adottando criteri più inclusivi e trasparenti nella concessione dei finanziamenti.

Un esempio virtuoso potrebbe essere l’introduzione di strumenti di garanzia statale più forti, che vadano oltre il 50% attualmente previsto, rendendo meno rischioso per le banche finanziare giovani senza garanzie tradizionali. Inoltre, sarebbe opportuno incentivare tassi di interesse agevolati per i mutui prima casa, in modo da rendere l’acquisto di un’abitazione più accessibile anche a chi ha contratti di lavoro precari o stipendi più bassi.
La crisi demografica in Italia e in Europa non è solo una questione culturale, ma il risultato di difficoltà oggettive che impediscono ai giovani di progettare il futuro. L’accesso al credito per l’acquisto della prima casa è una delle principali sfide da affrontare, una sfida che richiede un’azione congiunta e coraggiosa da parte della politica e del sistema bancario. Senza interventi strutturali, il rischio è quello di alimentare ulteriormente un circolo vizioso fatto di precarietà, sfiducia e declino demografico, con conseguenze drammatiche per il tessuto sociale ed economico del Paese.