IL CUNEO FISCALE: LA PRINCIPALE CAUSA DEI REDDITI BASSI IN ITALIA


Il cuneo fiscale abbassa i redditi e frena l’economia. Serve una riforma.

L’Italia continua a essere tra i Paesi con i redditi netti da lavoro più bassi in Europa. Un ruolo centrale in questo scenario è giocato dal cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo totale sostenuto dal datore di lavoro e il netto percepito dal lavoratore. Tra i 38 Paesi OCSE, l’Italia si colloca al quarto posto per livello di tassazione sul lavoro, preceduta solo da Francia, Germania e Belgio. Questo dato è particolarmente preoccupante se confrontato con una retribuzione lorda nella media europea, che viene però pesantemente erosa dal sistema fiscale e contributivo.

A complicare ulteriormente la situazione, la struttura produttiva italiana è fortemente frammentata. Le micro e piccole imprese, che contano meno di 10 dipendenti, rappresentano il 45% del totale delle aziende, contro una media europea del 35%. Queste realtà, pur essendo il cuore pulsante dell’economia italiana, faticano più delle grandi aziende a generare reddito. Il loro margine operativo è spesso ridotto, la produttività limitata e le risorse per innovazione e crescita scarse. Tuttavia, garantiscono una vivibilità aziendale più elevata, grazie a relazioni più strette e un maggiore senso di comunità.

Ma proprio per le piccole imprese il cuneo fiscale diventa una barriera invalicabile. La pressione fiscale scoraggia l’assunzione di personale e rende poco vantaggioso crescere oltre certe soglie. Superato un certo livello di fatturato o organico, l’incremento dei costi fiscali e contributivi diventa disincentivante, inducendo spesso imprenditori e lavoratori a preferire il mantenimento dello status quo, o addirittura la fuoriuscita dal mercato regolare del lavoro.

Questo quadro contribuisce alla classificazione dell’Italia come Paese a reddito tra i più bassi nell’area OCSE, nonostante una base industriale e manifatturiera forte e un tessuto imprenditoriale diffuso.

I giovani rappresentano le vittime principali di questo sistema. L’ingresso nel mondo del lavoro è spesso caratterizzato da salari modesti e scarse prospettive di crescita, una condizione che scoraggia la creazione di nuove famiglie e accelera il fenomeno dell’emigrazione verso Paesi con una fiscalità più favorevole e un mercato del lavoro più dinamico. Da notare che, paradossalmente, il cuneo fiscale in Italia si riduce di circa 10 punti percentuali per chi ha figli a carico, segnalando un tentativo di incentivare la natalità, che però si scontra con un sistema rigido e poco inclusivo.

In conclusione, se l’Italia vuole davvero invertire la tendenza e migliorare il tenore di vita dei propri cittadini, la riforma del cuneo fiscale è imprescindibile. Serve una politica fiscale più equa e sostenibile, soprattutto per le piccole imprese e per i giovani lavoratori, affinché lavoro e impresa tornino a essere strumenti di progresso e non ostacoli da aggirare.

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