La tecnologia doveva semplificarci la vita, ma senza umanità diventa un ostacolo. Innovare ha senso solo se resta al servizio delle persone.
Almeno nelle intenzioni iniziali sembrava fosse così. Doveva semplificarci le giornate, renderci più autonomi, farci risparmiare tempo e stress. Doveva. E invece ci ritroviamo sempre più spesso intrappolati in sistemi automatici rigidi, impersonali, e in balia di servizi clienti che sembrano progettati per complicare ulteriormente i problemi invece che risolverli.
È il caso di un signore, uno dei tanti, che si affida alla propria carta bancomat per le spese quotidiane e per i prelievi. Una routine semplice, collaudata. Finché non arriva il momento del rinnovo della carta: quella nuova non viene recapitata in tempo, ma intanto la vecchia viene disattivata automaticamente. Nessun preavviso utile, nessun margine di tolleranza. Si ritrova in una città lontano da casa, senza contanti, senza carta, senza accesso ai propri soldi. È venerdì. Il weekend è lungo e senza soluzioni.

Lunedì si reca in filiale, sperando in un intervento umano e risolutivo. Ma lì trova l’ennesima beffa. Davanti a lui un operatore scortese, privo di empatia e, forse, anche di formazione adeguata. Gli chiede un codice che il cliente, comprensibilmente, non ha con sé. E come risposta? Gli blocca anche l’accesso all’app bancaria dallo smartphone, l’unico strumento rimasto per gestire il conto. Senza spiegazioni, senza tentare un’alternativa, senza prendersi un momento per capire.
Difficile comprendere la logica di un simile gesto. Ancora più difficile accettare che una banca, custode del nostro denaro, possa impedire al legittimo proprietario di accedervi con tale leggerezza. E ci si chiede: è legale? È lecito che un istituto bancario crei un disservizio, non offra alternative, e lasci l’utente bloccato e impotente? È possibile che non esista un piano B per situazioni così prevedibili?

Il problema, alla fine, è stato risolto. Ma l’amarezza resta. Così come resta l’interrogativo più profondo: in che direzione stiamo andando?
La nostalgia, in certi casi, non è solo sentimento. È lucidità. Una volta bastava andare in banca, mostrare un documento, e si veniva riconosciuti. Le persone ti ascoltavano, si trovava una soluzione. Oggi, dietro a una marea di innovazione, rischiamo di perdere l’essenziale: il contatto umano, la fiducia, la responsabilità.
Forse, più che tecnologia, ci servirebbe umanità digitale. Perché la tecnologia, da sola, non migliora la vita. Lo fa solo se è progettata bene. E soprattutto, se è accompagnata da persone capaci di usarla con intelligenza e rispetto.