COMMERCIO IN CRISI


CONFCOMMERCIO E CONFESERCENTI DI FRONTE A NUMERI DI CHIUSURE DI NEGOZI SEMPRE PIU´ IN AUMENTO.

LE CAUSE: DESERTIFICAZIONE E VENDITE ONLINE

Secondo un’analisi condotta dal Centro Studi Tagliacarne, il bilancio di una crisi nel commercio è pesante tenendo conto del periodo tra il 2012 e il 2023.

Infatti l’attività commerciale ha perso oltre 111mila negozi al dettaglio di cui 31mila durante la recente crisi. Difficile anche la situazione del commercio ambulante che vede la cessazione di 24mila attività.

Due fattori che contribuiscono alla desertificazione dei centri urbani e alla riduzione del calo dei servizi ai cittadini. Parallelamente si registra l’aumento di 9.800 attività di alloggio e ristorazione, settore che è in evoluzione dal punto di vista dell’imprenditorialità.

Ma in effetti se consideriamo il quadro italiano emerge che tra commercio, alloggio e ristorazione si registra ancora un meno 8,4% delle attività italiane mentre quelle straniere vedono un +30%.

Una dinamica analoga si registra sul fronte dell’occupazione perché la metà degli addetti nell’intera economia, oltre 242mila occupati, impiegati in questi settori sono stranieri.

Questi i principali risultati dell’analisi «Demografia d’impresa nelle città italiane», realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.

Le chiusure si concentrano soprattutto nei centri storici.

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Secondo l’analisi

nei 120 comuni più grandi negli ultimi 10 anni sono definitivamente spariti oltre 30mila negozi al dettaglio e il commercio ambulante.

Così la densità commerciale è calata da 12,9 negozi a 10,9 negozi per mille abitanti. Un calo del 15,3%. A chiudere sono soprattutto i distributori di carburante, librerie e negozi di giocattoli, ferramenta e arredamento, abbigliamento e calzature.

Le sole attività in controtendenza sono le farmacie e para farmacie, i negozi di telefonia e computer, la ristorazione e l’ospitalità sull’onda del successo di B&B e degli affitti brevi.

Un fenomeno che colpisce indistintamente sia il Nord che il Sud Italia. La crescita dell’e-commerce è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.

Secondo Confcommercio, per evitare gli effetti più gravi del fenomeno della desertificazione nel cuore delle città il commercio di prossimità deve puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta.

Resta comunque fondamentale, l’utilizzo anche di un canale online ben funzionante.

Complessivamente in Italia sono fallite e hanno chiuso 732.067 aziende e la chiusura dipende principalmente anche dalla vendita di prodotti o servizi online.

Infatti, il boom dell´e – commerce non ha certamente aiutato le botteghe tradizionali unitamente all’effetto dato dalla desertificazione dei centri storici sempre meno popolati.

Per il Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale, il dottor Basilio Minichiello, il momento poco favorevole per le piccole attività commerciali, sottolinea come esse vanno supportate ed infatti la Co.N.A.P.I. Nazionale, ha predisposto un piano per aiutare tale settore detto commercio di vicinanza, utilizzando le risorse degli Enti Bilaterali a favore di iniziative messe in atto da piccole attività commerciali segno evidente che si ha la volontà a far sopravvivere, in un momento di piena crisi, molti commercianti che si vedono costretti ad abbassare la saracinesca.


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