ITALIA PRIMA NELLA VENDITA DI PROFUMI DI ALTA QUALITÀ. L’ ACQUA DI COLONIA RAPPRESENTA BENE IL MADE IN ITALY

Il settore della profumeria in Italia rappresenta un ambito di mercato significativo, sia dal punto di vista economico che culturale. L’Italia è uno dei principali produttori e consumatori di profumi di alta qualità, con una forte tradizione artigianale e una reputazione internazionale che fa leva sul “Made in Italy” nel settore della cosmetica e dei profumi. La nostra Italia, con città come Milano e Firenze, è stata una delle prime nazioni a sviluppare marchi di profumeria che sono diventati noti a livello mondiale. Acqua di Colonia. Uno degli antichi profumi italiani più celebri, fu creato nel 1709 dal profumiere Giovanni Maria Farina a Colonia (in Germania) , ma il nome “Acqua di Colonia” è legato al prodotto che ebbe grande successo anche in Italia.
Nel 2023 il mercato della profumeria in Italia ha visto una crescita sostenibile, con un volume di vendita che si aggira intorno ai 2,5-3 miliardi di euro. Quello della profumeria è un settore che include fragranze di lusso ma anche prodotto di fascia medio-alta , oltre che quella di massa.

Il settore è in continua evoluzione e negli ultimi anni l’industria della profumeria ha registrato una crescente domanda di fragranze uniche, di nicchia e personalizzate. La maggior attenzione alla sostenibilità e agli ingredienti naturali sta influenzando la produzione e la vendita dei profumi. Inoltre come in molti altri settori, l’e-commerce ha avuto un ruolo crescente, soprattutto durante e dopo la pandemia, con un aumento delle vendite online di fragranze, spesso accompagnato da un’offerta di campioni o prodotti esclusivi.
L’Italia ospita alcuni dei marchi di profumeria più noti a livello mondiale , come Giorgio Armani, Dolce&Gabbana o Prada, marchi che oltre a rappresentare l’eccellenza della moda, godono di grande successo a livello internazionale. Soffermandoci sul marchio di Giorgio Armani, è difficile ottenere una cifra esatta e aggiornata sui guadagni specifici provenienti esclusivamente dalla fragranze, perchè l’azienda non fornisce dati dettagliati e separati riguardo le sue linee di prodotto.

Tuttavia secondo alcune stime di mercato e rapporti annuali dell’industria della profumeria, si stima che la divisione beauty e profumeria di Giorgio Armani rappresenti circa il 10-15% delle vendite complessive del marchio. Nel caso del gruppo Armani, che solo nel 2023 ha registrato alte vendite globali, le vendite nel settore della profumeria potrebbero aggirarsi intorno ai 250-375 milioni di euro annuali.
Secondo quanto riportato da ANSA , Il mercato delle fragranze sta registrando un’impennata straordinaria, con una crescita del 13% nel 2023 e a livello globale un valore di 50 miliardi di euro. Il mercato della profumeria in Italia dovrebbe continuare a crescere, con un focus sulle fragranze personalizzate, l’uso di ingredienti naturali e l’e-commerce. Inoltre, l’espansione del concetto di “fragranze unisex” e il sempre maggiore interesse verso prodotti eco-friendly sono tendenze che plasmeranno il settore nei prossimi anni.
In sintesi, la profumeria in Italia non solo è un mercato con radici profonde, ma sta anche evolvendo in risposta alle nuove esigenze di consumo, con una forte enfasi su sostenibilità, innovazione e qualità.

A RISCHIO IL SETTORE DELLA PELLETTERIA IN ITALIA

Il settore della pelletteria in Italia sta vivendo attualmente un periodo di transizione. Se da un lato i marchi di lusso continuano a mantenere una posizione dominante nel mercato globale, dall’altro le difficoltà economiche , l’aumento dei costi delle materie prime e la concorrenza internazionale potrebbero portare una crescita più lenta o addirittura a un calo nelle vendite di alcuni segmenti del mercato. Sin da sempre l’Italia è stata considerata un punto di riferimento mondiale per la pelletteria di alta qualità, con marchi come Prada, Salvatore Ferragamo, Bulgari, Gucci che comunque continuano a dominare il mercato internazionale. Ciononostante sin dai primi mesi del 2024 si è registrato un calo a doppia cifra sia delle esportazioni che del fatturato. Secondo un’indagine da parte di Co.N.A.P.I. Nazionale, un quarto delle aziende ha perso il 20% del fatturato.

Tra i vari fattori che stanno influenzando negativamente l’industria vi è l’aumento dei costi delle materie prime. Il costo della pelle e dei materiali utilizzati nella produzione di pelletteria di alta qualità continua a salire, in parte a causa di difficoltà nella filiera produttiva e aumenti legati alle risorse naturali. Anche l’inflazione che ha colpito le economie globali sta influenzando negativamente i margini di profitto delle aziende, che devono affrontare un aumento dei costi di produzione. Questa situazione può portare ad aumento dei prezzi finali per i consumatori , riducendo la domanda di articoli di pelletteria di fascia alta. Altra problematica non indifferente riguarda l’abbassamento della domanda nei mercati maturi. Sebbene la pelletteria di lusso continua a registrare performance robuste, in alcune aree geografiche mature (come l’Europa e gli Stati Uniti per intenderci) , le domande si stanno riducendo sempre di più. I consumatori sono diventati più cauti a causa delle incertezze economiche, dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita, fattori che influiscono negativamente sulle vendite di beni di lusso non essenziali come borse e accessori di pelle.

In uno scenario come questo, la concorrenza internazionale e la produzione Low-Cost è sempre più alta: i produttori di pelletteria in paesi come Cina e Turchia stanno guadagnando quote di mercato, offrendo prodotti di buona qualità a prezzi più competitivi. Questo rappresenta una minaccia crescente per i produttori italiani di pelletteria, che devono competere con una crescente pressione sui prezzi, pur mantenendo la loro reputazione per la qualità artigianale. Se i produttori italiani non riescono a rinnovarsi o adattarsi alle nuove esigenze del mercato il rischio è di perdere il terreno rispetto ai concorrenti internazionali.
Molte aziende di pelletteria italiane stanno investendo gran parte del loro lavoro nella digitalizzazione e , se buona parte delle aziende ottiene buone entrate, una parte non è ancora riuscita ad adattarsi all’e-commerce e alle nuove modalità di acquisto.
Dunque il settore della pelletteria in Italia sta attraversando un momento particolare ed è necessario un cambiamento da parte dei produttori sull’innovazione, sostenibilità e digitalizzazione.

IL SETTORE DELLA GIOIELLERIA RESTA FUORI DALLA CRISI. L’ITALIA SI CONFERMA PRIMA PER L’ARTE ORAFA

Nonostante si parli ancora di crisi di alcuni mercati , l’economia del settore della gioielleria in Italia sta vivendo una fase positiva , sebbene con sfide legate a fattori globali come l’inflazione e l’incertezza economica. L’Italia del resto è uno dei principali produttori e asportatori mondiali di gioielli di alta qualità, con città come Milano e Vicenza che rappresentano importanti centri di design, produzione e commercio. La gioielleria italiana, nota per l’eccellenza artigianale, continua ad attrarre clienti di fascia alta, sia a livello nazionale che internazionale. Anche il Centro Studi e Ricerca di Co.N.A.PI. Nazionale , conferma il trend positivo del settore dell’oreficeria-argenteria-gioielleria italiana, il quale ha concluso il 2023 riportando il fatturato ad un segno più che positivo , per un totale di 11,97 miliardi di Euro. L’Italia gioca molto con l’esportazione di gioielleria da indosso in oro, tanto che tra le destinazioni principali di esportazioni c’è assolutamente la Svizzera, seguita dagli Stati Uniti e dagli Emirati Arabi Uniti.

In generale l’occupazione nel settore è in continuo aumento, stimando 936 nuove unità impiegate. Le aziende che operano in questo campo stanno adattando sempre di più le loro strategie alle nuove esigenze dei consumatori, con una crescente attenzione alla sostenibilità e all’etica nella produzione, utilizzando spesso materiali riciclati e diamanti sintetici. Inoltre la digitalizzazione ha aperto nuove opportunità di vendita online, permettendo ai marchi italiani di gioielli di raggiungere una clientela globale. Molti brand italiani infatti hanno investito molto nel migliorare la loro presenza digitale, con piattaforme di e-commerce e marketing sui social media. I marchi di lusso italiano particolarmente apprezzati sono Bulgari e Pomellato , i quali rappresentato l’eccellenza del design e della lavorazione artigianale italiani, contribuendo in modo significativo al successo globale del settore della gioielleria. Bulgari, fondata a Roma nel 1884, si caratterizza per la sua distintiva combinazione di tradizione artigianale e design audace e nota per le sue creazioni iconiche, come le collezioni Serpenti e Bvlgari Bvlgari.

Pomellato, fondato a Milano nel 1967, è noto per l’uso di pietre colorate e per le creazioni di gioielli da indossare nella vita di tutti i giorni. Tra le collezioni più celebri ci sono “Nudo”, con pietre sfaccettate in forma minimalista, e “M’ama non M’ama”, che riflette il suo spirito creativo e romantico.
Tra le varie sfide però che il settore della gioielleria vi sono le inflazioni e i costi delle materie prime. Infatti i costi delle materie prime come l’oro e le pietre preziose è in generale aumentato, portando ad un incremento dei costi di produzione. Questo potrebbe influire sui margini di profitto, soprattutto per i produttori più piccoli. E, sebbene l’Italia ad oggi abbia una posizione leader nel settore, la concorrenza internazionale è alta, soprattutto da paesi come la Svizzera e i mercanti emergenti, che offrono gioielli di alta qualità ma con prezzi decisamente più bassi.
Secondo quanto riportato dalla pagina ‘L’orafo Italiano’ , nonostante le sfide che i produttori dovranno affrontare, il settore della gioielleria in Italia resta in buona salute, sostenuto da prodotti di alta qualità e da un forte posizionamento dei marchi italiani nel mercato globale.

NEW YORK : BLOCCATA L’ACQUISIZIONE DI VERSACE DA PARTE DI CAPRI HOLDINGS

Versace è uno dei marchi di moda più iconici e rinomati al mondo fondato nel 1987 da Gianni Versace. La Maison, nota per il suo stille audace, lussuoso e sensuale, mescola elementi classici e moderni con un tocco di teatralità. Gianni Versace è stato uno dei primi designer a portare la cultura pop e il glamour nella moda, creando collezioni che spesso fanno riferimento a elementi mitologici, rinascimentali e barocchi. In seguito al suo assassinio è stata la sorella Donatella Versace a portare avanti la Maison, mantenendo vivo il DNA del marchio e rinnovandolo con le collezioni che hanno attirato una clientela a livello globale. Nel 2018 Versace è stata acquistata dal gruppo Capri Holdings, proprietario anche di altri brand di lusso come Micheal Kors e Jimmy Choo. Tale acquisizione è stata significativa per l’espansione del marchio e per l’integrazione con un grande conglomerato del settore moda, ma al tempo stesso ha sollevato numerosi interrogativi.

Può il marchio Versace mantenere integra la propria identità distintiva nonostante l’evoluzione? La risposta è si, in quanto il brand negli anni ha continuato a bilanciare tradizione e innovazione, mantenendo il suo status di simbolo e di lusso e stile audace, pur adattandosi alle nuove tendenze del mercato e alle continue evoluzioni della moda. Versace , come molti altri marchi di lusso, è coinvolto in battaglie legali per proteggere i propri diritti di proprietà intellettuale, tra cui la difesa del proprio logo e nome contro contraffazioni o usi non autorizzati.
Nel mese di ottobre 2024, un tribunale federale statunitense ha emesso un’ordinanza che sospende l’approvazione dell’acquisizione di Versace da parte di Capri Holdings, gruppo che controlla Versace e Tapestry. La decisione è stata presa dopo che la Federal Trade Commission (FTC) di Manhattan, nello stato di New York, ha sollevato preoccupazioni sul fatto che l’accordo avrebbe potuto ridurre la concorrenza nel settore della moda di lusso, creando una situazione di monopolio o di dominanza di mercato.

Capri Holdings avrebbe creato un colosso della moda da oltre 8,5 miliardi di euro. La causa della sentenza mette in rilievo il pericolo per la concorrenza nel settore delle borse di lusso accessibili, dove operano entrambi i gruppI importando prodotti dalla Cina. La fusione tra Capri e Tapestry infatti crea un gruppo che controlla il 59% di questo mercato. Capri ha affermato che l’acquisizione sarebbe stata vantaggiosa per il Brand Versace, permettendo una maggiore espansione globale e rafforzando la sua posizione nel mercato del lusso. Tuttavia, la decisione del tribunale potrebbe ostacolare i piani di Capri per consolidare il suo portafoglio di marchi di alta moda. Dall’altra parte, Versace resta comunque un marchio indipendente sotto la guida del gruppo, ma l’incertezza riguardo all’acquisizione potrebbe influire sulle strategie di crescita a lungo termine. Il gruppo Capri intende fare appello contro la decisione del tribunale, cercando di superare ostacoli legali e ottenere l’approvazione dell’acquisizione. Il caso potrebbe durare mesi e il risultato finale dipenderà dall’esito delle future udienze in tribunale. Il destino del marchio italiano è in bilico e non è ancora chiara la posizione di Versace nel prossimo futuro.

L’IMPORTANZA DELLA TECNOLOGIA E DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL SETTORE DELLA MODA

Da anni ormai la tecnologia sta acquisendo sempre più importanza nel mondo ,diventando parte integrante delle vite di ognuno di noi. Spesso non ci rendiamo conto di quanto le nostre azioni quotidiane siano legate ad “oggetti” che semplificano il nostro stile di vita: telefoni, computer, tablet e orologi nel XXI sec. fanno ormai parte di noi. Basta dire “Hey Siri” oppure “Ok Google” per far attivare l’intelligenza artificiale e metterla a nostra disposizione completa. Un tempo la tecnologia apparteneva solo a quella parte di popolazione che per lavorare necessitava di computer; oggi la tecnologia è di tutti, dalle fasce più piccole a quelle più sviluppate.
Soffermandoci sul tema della moda, l’AI ha certamente cambiato il lavoro dei fashion designer rispetto a tanto tempo fa. Se un tempo la parte di creazione poteva essere definita come una sorta di lungo dialogo personale del fashion designer sulla base delle proprie conoscenze e della propria creatività, oggi con l’AI in breve tempo è possibile ottenere un prodotto a cui l’essere umano non sarebbe mai arrivato o a cui sarebbe arrivato non velocemente.

Fotografia creata con l’intelligenza artificiale da Federico Donelli partendo da un bozzetto di Ji Su Park, studentessa 25enne di ACM – Accademia Costume & Moda.

Ciò che necessita l’Intelligenza Artificiale è l’ispirazione generale o un semplice “schizzo” da cui partire per poi proseguire il lavoro . Ma bisogna essere coscienti del fatto che “L’’intelligenza artificiale può amplificare e facilitare il lavoro di un designer, non sostituirlo” hanno dichiarato Paula Sello e Alissa Aulbekova, fashion designer fondatrici del science-tech brand Auroboros. Il punto di vista delle due è quello di considerare l’IA “una spalla” o “aiutante” nella comprensione e nello sviluppo delle creazioni personali, stimolando input su cui lavorare in autonomia in seguito. Ed è il motivo per il quale Paula Sello e Alissa AUlbekova hanno deciso di introdurre questo strumento all’interno del centro di formazione dell’Auroboros Academy, centro basato sul Web3 e sui programmi di moda digitale. In quest’ottica la tecnologia, intesa come supporto e non come sostituzione, può giovare di ottimi risultati per il designer e per l’azienda.

Fotografia creata con l’intelligenza artificiale da Federico Donelli partendo da un bozzetto di Ji Su Park, studentessa 25enne di ACM – Accademia Costume & Moda.

L’art director Federico Donelli, con la sua agenzia ‘Ontologie’ si sofferma su come l’utilizzo delle tecnologie possa essere d’aiuto per la creazione di contenuti di alto livello per la moda e per il lifesyle. Il direttore creativo Donelli ha lavorato con le bozze dei giovani studenti dello IED- Istituto Europeo di Design , dell’Istituto Marangoni e dell’ACM- Accademia Costume & Moda e, scrivendo nel ‘prompt’ il desing, il mood, la modella e la luce che avrebbe voluto ottenere ha realizzato fotografie di moda e modelli di lavoro credibili e autentici. Neanche un occhio esperto si accorgerebbe che le fotografie non sono state scattate ad una modella con una macchina fotografica professionale e all’interno di un set. Il punto di vista del direttore creativo Donelli non è infatti quello di sostituire l’esperienza e il bagaglio dei professionisti con l’AI, ma al contrario di integrarla e utilizzarla come un plus, per ampliare le possibilità creative. Ciò che è importante è etichettare i prodotti dell’AI come tali e non scambiarli per lavori di designer e creatori, perché in questo caso si rischierebbe di confondere e non comprendere quello che è effettivamente reale e quello che non lo è. In un’epoca come la nostra è fondamentale aggiornarsi e usufruire delle nuove tecnologie senza avere di paura di utilizzarle , al contrario essere curiosi e capire come queste possano essere uno stimolo per i nostri lavori.

DOLCE & GABBANA X SKIMS : UN BINOMIO VINCENTE

Skims è un noto brand americano fondato dall’attrice e modella Kim Kardashian insieme a Emma Grede e Jeans Grede. Il punto focale del brand, contrariamente a quanto il mondo della moda femminile voglia sottolineare , sono le curve di una donna e la bellezza di un corpo curvy. I canoni estetici , le televisioni, i manichini dei negozi, portano le donne a credere che il corpo “perfetto” sia un corpo esile, delle lunghe gambe magre, una vita piccola e una taglia 38. Ma quanta bellezza e verità esistono all’interno di un corpo più formoso? Partendo dal concetto che ogni donna vive una battaglia con il proprio corpo a causa dei canoni che la società ci impone, Skims promuove la diversità, accentuando le curve e cercando di restituire sicurezza a tutte quelle donne che non si sentono a proprio agio con il corpo. Il brand fondato nel 2019 si è trasformato nel tempo in un’industria sempre più grande e importante: secondo un’indagine da parte di Co.N.A.P.I. ha stimato un valore di 1,6 miliardi di dollari nel 2021 e 4 miliardi di dollari nell’estate 2023.
La collaborazione tra il marchio Made in Italy Dolce & Gabbana x SKIMS disponibile a partire dal prossimo 19 novembre sta facendo impazzire i fan e gli appassionati della moda ed è considerata la collaborazione più attesa di tutta la stagione. Conosciamo bene i lavori di entrambi i brand e per questo motivo le aspettative sono veramente alte.

Secondo quanto rilasciato da SKYTG24 – “Nutriamo un affetto sincero per Kim e la sua famiglia. Il nostro legame, fondato su una lunga amicizia, ha ispirato in modo naturale questa nuova collaborazione che nasce all’insegna dell’inclusività e della body positivity – temi che ci stanno a cuore e che sono al centro dei valori di SKIMS”, così Domenico Dolce e Stefano Gabbana si sono espressi nel comunicato stampa che accompagna la notizia dell’arrivo di Dolce & Gabbana e SKIMS, la capsule collection realizzata dal loro brand con quello di Kim Kardashian, sempre più amato dai consumatori di tutto il mondo.
Kim Kardashian ha sempre ammirato lo stile di Dolce & Gabbane e anche lei in varie interviste ha sostenuto di essere entusiasta ed emozionata per la collaborazione. «Mi è sembrato naturale fondere le visioni di entrambi i marchi per dare alle persone la possibilità di sentirsi al meglio» svela a Vogue Italia Kim Kardashian, che ha regalato al suo brand di intimo modellante e inclusivo un tocco d’alta moda e di italianità. La stampa leopardata di Dolce&Gabbana adesso campeggerà sui set Skims Classic Cotton , donando sensualità e sicurezza alle donne . Sarà tutto un omaggio alla cultura e alle donne italiane, partendo dal concept e terminando con gli scatti effettuati dalla fotografa Nadia Lee Cohen. L’artista e fotografa ritrae Kim insieme alla sorella in situazioni di vita quotidiana che richiamano cinema a noi cari, come il noto film di Sorrentino “Parthenope”.
Taglie che fanno dalla XXS alla 4X, coppe di reggiseno dalla 30A alla 38DD, dai pantaloni modellanti a corsetti che avvolgono il corpo: tutti in attesa di scoprire cosa avranno creato.

CINEMA: INTERSTELLAR IL FILM CHE HA FATTO SOGNARE TORNA AL CINEMA

Passa il tempo, passano gli anni e cambiano le mode , ma una cosa è certa: il film Interstellar non passerà mai. A dieci anni dal suo ingresso nei cinema italiano, il film di Christopher Nolan è nuovamente distribuito nelle sale in formato IMAX facendo impazzire i più appassionati. Chi almeno una volta nella propria vita non ha visto il film ? E ciononostante non è la conoscenza del film che ferma il pubblico a non approfittare della proiezione in un maxischermo. Parliamo di un film scientifico, un viaggio alla ricerca del cosmo e di nuovi pianeti ma che accompagna lo spettatore all’interno di un viaggio dentro se stesso, la sua anima e il suo cuore. Le colonne sonore di Interstellar sono il centro del film e tanto importanti quanto la storia poiché immergono il pubblico in un viaggio non solo spaziale, ma anche emotivo. L’amore alla fine risulta essere l’unica cosa che trascende spazio e tempo, ecco che Cooper decide di rientrare perché percepisce un vuoto dentro se stesso, i suoi figli e in particolare la figlia Murphy – così chiamata per l’omonima legge- che ha sofferto tremendamente l’assenza del padre.

“Questa storia è piena di nostalgia e dolore, ma al suo interno c’è l’idea meravigliosa che, anche se l’amore è qualcosa che non si può toccare e conservare, rimane con noi malgrado le distanze del tempo e dello spazio” sostiene Jessica Chastain . L’interesse per la scienza , la cura al dettaglio, l’amore che va al di la del tempo e dello spazio sono solo alcuni dei motivi per i quali il pubblico non si stanca mai di rivivere le emozioni del film di Nolan, tanto ad aver incassato 730 883 926 $ in tutto il mondo ed è attualmente al primo posto delle richieste al cinema arrivando –oggi- ad un guadagno di 157mila euro e quasi 20mila spettatori.

Per quanto riguarda la fotografia, gli effetti speciali e tutta la varia oggettistica scientifica, sono state utilizzate molte telecamere IMAX, realizzando anche una fotocamera IMAX da poter tenere in mano per le riprese di scene di interni , e per ridurre quanto più possibile le immagini generate automaticamente dal computer, il regista decise di progettare luoghi reali. Le navicelle, create grazie a modelli in miniatura, sono state stampate in 3D e scolpite a mano. Per la produzione del famoso campo di grano invece ci fu una collaborazione con l’allevatore Sears, proprietario di una vasta tenuta in Canada.
Timothy Reyes, ex ingegnere del software della Nasa, in un’intervista rilasciata da Tom’s Hardware afferma che “L’uso dei buchi neri e dei wormhole da parte di Thorne e Nolan insieme all’uso della gravità sono eccellenti”.
Un film che ha ottenuto 4 nomination ai premi Oscar , 1 nomination ai premi Golden Globe e 3 nomination ai premi BAFTA , con un budget di 165 milioni di dollari, un costo decisamente inferiore rispetto al guadagno ottenuto.

IL CAMBIAMENTO DEI SAMPLE SALE, CRESCE IL BUSINESS CONQUISTANDO IL MERCATO ONLINE

I SAMPLE SALE NON SONO PIÙ QUELLI DI UN TEMPO

La moda nel tempo ha attirato sempre più gente: se fino a qualche tempo fa prettamente stilisti, modelle e chi lavorava nel settore era realmente interessato a pezzi unici e di marca, oggi , grazie anche al ruolo centrale dei social media, quasi tutta la popolazione presta particolare attenzione al proprio abbigliamento, considerato anche un’espressione del proprio essere. I sample sale, eventi organizzati da vari brand che propongono pezzi unici a prezzi accessibili, sono occasioni importanti sia per l’evento in sé ma anche perché permettono di far incontrare modelli, studenti, PR ed editor e tutti coloro che si aggirano attorno alla moda. Più nello specifico si tratta di eventi commerciali – in genere della durata di pochi giorni- che si tengono in showroom o spazi dedicati , dove è possibile acquistare articoli con sconti significativi sul normale prezzo in commercio, addirittura fino al 70%-90%. Proprio durante queste situazioni di scambio verbale è emerso fuori come i sample sale siano cambiati rispetto a quelli di un tempo. Dettaglio importante da sottolineare è quello che spesso questi appuntamenti , organizzati anche da noti brand come Tom Ford e Yohji Yamamoto , sono segreti ma la cultura del sample sale è ormai così tanto diffusa che esistono pagine web che informano chiunque faccia una ricerca sugli eventi in calendario : chi vuole rimanere sempre aggiornato ha la possibilità di iscriversi alla community in modo tale da ricevere in tempo reale tutte le news.

E’ chiaro che non tutti gli eventi di sample sale sono aperti, perché più il brand ha una certa notorietà, maggiore è la possibilità che è necessario un invito. Il dubbio nasce dal fatto che spesso vengono organizzate svendite miste, ovvero svendite di merce mai venduta di varie boutique particolarmente importanti, mixando varie marche in un unico evento . Le svendite miste per esempio ne approfittano per vendere quei prodotti mai venduti anche di anni passati che per molto tempo sono rimasti in magazzino . Al contrario, a volte i prezzi dei prodotti vengono aumentati anche di 1/3 rispetto al prezzo originale. Ecco perché si sostiene che non siano più “sample sale” ma occasione di vendita di tutti quei prodotti mai acquistati. Questa situazione , ormai diventata un business, sta portando i brand ad alzare i prezzi anziché ridurli, tanto che secondo quanto rilasciato da NSSMagazine, il sample sale organizzato da The Row a Milano ha proposto, come pezzo più economico, un semplicissimo cappello bianco ad un costo di 125 euro. Ma quanto questa situazione può essere di giovamento per i brand ? Se da un lato questa strategia di marketing inganna il cliente credendo di aver risparmiato qualche soldo acquistando un capo firmato ad un prezzo “apparentemente” molto più basso rispetto a quello iniziale, dall’altro molti altri decidono di non acquistare nessun prodotto proprio perché coscienti del cambiamento del sample sale di oggi rispetto a quelli di un tempo. In realtà questa situazione sta generando ulteriore crisi del settore della moda dove l’alta domanda si scontra con costi sempre più alti.

DOPO LA CRISI ECONOMICA DEL 2008 TUTTA L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA HA SOFFERTO

In particolare il mondo della moda ha subito un grave calo economico: le imprese della moda solo nel primo metà anno del 2024 hanno registrato una perdita di 1,8 miliardi, con un calo del 5,3% delle esportazioni. Soffermandoci proprio sull’export, a livello regionale la Lombardia con la sua Milano, indiscussa città dell’alta moda, ha subito una perdita di 826 milioni e la Toscana, che ha superato la Lombardia, 936 milioni. Ma mentre il mondo del lusso e dell’alta moda è in piena crisi totale, il fast fashion aumenta sempre di più i fatturati. Si parla di un giro d’affari che nel 2027 arriverà a 185 miliardi di dollari. La continua voglia di cambiare il proprio abbigliamento spendendo cifre basse sono le due caratteristiche che spingono sempre più gente ad acquistare abiti di bassa qualità, facendo prevalere l’insostenibilità. Il fast fashion non si lascia scappare un colpo ed è sempre dietro all’alta moda soddisfacendo sempre di più quella parte di clienti che vorrebbe avere un abbigliamento di marca ma per motivi economici non possono permetterselo. Secondo un’indagine effettuata da Co.N.A.P.I. , i fatturati del fast fashion aumenteranno del +74,5% in soli tre anni, continuando a sottolineare come, nonostante la scarsa qualità tanto criticata, questo tipo di abbigliamento continui ad essere acquistato. In questo scenario il colosso cinese SHEIN gioca un ruolo da protagonista: ogni giorno dalla sua azienda escono fino a 6 mila capi e accessori che vengono messi in vendita ad un prezzo media di 6/7 euro e, per evitare i costi di spedizione, la clientela aggiunge al carello quanta più merce possibile. Magari il capo acquistato ha una durata di qualche mese, ma non è importante perché tanto quel prezzo può essere rispeso e quel capo può non interessare più!

Secondo quanto rilasciato da FQMagazine, Francesca Rulli, ceo di Process Factory e ideatrice di 4sustainability, ha affermato che “il tema principale di insostenibilità è il modello di business, perché questi grandi marchi alimentano la sovrapproduzione di capi di breve durata. Il problema sono i modelli di prezzo e di consumo che non vanno assolutamente bene, perché spingono tutti gli attori coinvolti a non dare valore al capo d’abbigliamento, a non preoccuparsi della qualità, della durata e di dove andrà a finire quando sarà buttato via, perché tanto sarà un problema di qualcun altro. Sta qui l’insostenibilità”.
Tra qualche anno la normativa europea sulle due diligence verrà applicata anche ai colossi cinesi dell’e-commerce come SHEIN e TEMU e , se anche queste due non metteranno sotto controllo il loro modello produttivo saranno costretti a pagare pesanti sanzioni.
In vista del Black Friday e del Natale moltissima gente approfitterà dei prezzi ancora più bassi per acquistare merce: ma il Black Friday è una strategia di marketing che spinge il cliente ad un acquisto inconsapevole del prodotto, senza preoccuparsi del rapporto qualità-prezzo e del danno che in realtà sta provocando al mondo intero. Per fortuna stanno nascendo i “Green Friday”, intere giornate dedicate alla consapevolezza con lo scopo di promuovere prodotti già usati e dar vita di nuovo a quei prodotti che sarebbero stati scartati.

IL NOTO BRAND PINKO A RISCHIO CHIUSURA? PREVISTA UDIENZA A NOVEMBRE

Tiene banco e sta scuotendo l’ambiente della moda la notizia che vede coinvolto Pinko, noto marchio italiano di moda fondato nel 1986 da Pietro Negra e Cristina Rubini e differenziatosi per aver portato un abbigliamento ribelle ed elegante, è a rischio liquidità. A lanciare per prima l’allarme e ad accendere i riflettori sulla vicenda, è stato il quotidiano dell’ economia IL SOLE 24ORE dalle cui colonne si legge della difficoltà e della difficile situazione in cui versa l’azienda trascinandosi molti dipendenti che potrebbero trovarsi senza lavoro. A controllare l’azienda di abbigliamento con sede a Fidenza in provincia Parma è Cris Conf che sta attraversando giorni non semplici in attesa del verdetto finale. E’ prevista il 14 novembre l’udienza a Parma per avviare una trattativa con i creditori sulla base della nuova legge fallimentare: ciò che è stato richiesto sono le applicazioni delle misure protettive al patrimonio. Come rilasciato sempre da Sole24 Ore , in caso di esito positivo, Pinko avrà un anno di tempo per concordare con i creditori e scongiurare piani di risanamento draconiani o un concordato preventivo.
Eppure non ci aspettavamo che una grande azienda come quella di Pinko che conta oltre 550 dipendenti, 250 store di cui solo 95 in Cina e che in particolare nel 2021 ha fatturato 240 milioni di euro grazie anche all’e-commerce, potesse ridursi ad una crisi di liquidità. Ma questo purtroppo rientra nel concetto di crisi che il mondo della moda continua a vivere: moltissime generazioni preferiscono spendere poco ma acquistare un numero maggiore di capi d’abbigliamento anche se questi sono costituiti da una qualità decisamente più bassa rispetto a capi firmati.

Nel 2021 Pinko ha sfondato grazie allo stile elegante e sofisticato delle borse adatte per qualsiasi occasione: chiunque in strada, che indossasse un abbigliamento casual o più sofisticato, portava attorno alla propria spalla l’amatissima borsa . A far impazzire ancora di più la clientela, oltre che le varie proposte di colori, sono state borchie e paillettes , provocando entrate sempre più alte da parte di ogni store . Pinko ha già attraversato già delle fasi di crisi, come quella di dieci anni fa quando annunciò un taglio di 40 posti di lavoro. Oltre 220 milioni, sempre secondo il Sole 24 Ore, l’ultimo bilancio disponibile risalente al 2002.
La crisi ha colpito anche Pinko, ma del resto non c’è da stupirsi, visto che la chiusura dei negozi fisici, il calo delle vendite e le interruzioni nella catena di approvvigionamento hanno portato a una crisi significativa. Le aziende hanno dovuto adattarsi rapidamente, spostando l’attenzione verso l’e-commerce e le vendite online. Gli esperti parlano di moda futuristica che ormai sta incorporando tessuti intelligenti, con materiali che possono cambiare colore, consistenza e forma in risposta a stimoli esterni come la temperatura, la luce o l’umidità. Questi tessuti permettono agli stilisti di creare abiti multifunzionali che si adattano alle esigenze di chi li indossa, con la speranza che il settore della moda possa uscire definitivamente da questo momento critico dovuto a molti cambiamenti.