LE MOSTRE DI MODA DA NON PERDERE NEL 2025 | FARI ACCESI IN TUTTA ITALIA

L’Italia ha un legame indissolubile con la moda, una connessione che affonda le radici nella storia e si sviluppa fino a diventare un pilastro della cultura, dell’economia e del prestigio del paese nel mondo. Già durante il periodo rinascimentale ,l’Italia era il centro culturale e artistico d’Europa. Oggi , soprattutto in città come Firenze, Venezia e Milano la moda è considerata una forma d’arte e una parte essenziale dell’identità nazionale, celebrata e riconosciuta in tutto il mondo. La moda italiana rappresenta il perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, artigianalità e tecnologia, locale e globale. Questo mix unico ha reso l’Italia un leader indiscusso nell’industria della moda mondiale tanto da ospitare ogni anno le mostre dei più grandi marchi .
Quest’anno la nostra Italia ospiterà una serie di mostre dedicate alla moda, offrendo agli appassionati e non, l’opportunità di esplorare diverse sfaccettature di questo affascinante mondo.
Vediamone alcuni:

Gianfranco Ferrè dentro l’obiettivo
Gianfranco Ferrè, uno degli stilisti italiani più iconici e influenti, noto per la sua capacità di unire l’eleganza classica con un approccio architettonico al design, ha scelto la Valle d’Aosta (forte di Bard con precisione) per la sua mostra dal titolo ‘Gianfranco Ferrè dentro l’obiettivo’ accessibile fino al 9 marzo 2025. La mostra esplora il rapporto di Gianfranco Ferré con la fotografia, un mezzo fondamentale per raccontare la sua visione stilistica e creativa. Presenta una selezione di immagini iconiche, incluse campagne pubblicitarie e scatti editoriali, firmati da alcuni dei più grandi fotografi del mondo della moda, come Gian Paolo Barbieri, Guy Bourdin e Peter Lindbergh. Oltre alle fotografie, la mostra include una selezione di abiti originali, accessori e disegni, che mettono in evidenza l’approccio architettonico di Ferré al design. Un’intera sezione è dedicata alla camicia bianca, simbolo distintivo di Ferré, reinterpretata in infinite varianti. Questa icona rappresenta il suo equilibrio tra semplicità ed eleganza strutturale.

En Scène: Yves Saint Laurent. Costumi e Scene per Balletto, Teatro e Music-hall
La Fondazione Nicola Del Roscio a Roma fino al 7 marzo 2025 ospiterà la mostra dal titolo ‘En scène : Yves Saint Laurent’, esposizione che celebra il rapporto tra moda e arti performative attraverso il lavoro di uno dei più grandi stilisti del XX secolo. La mostra è dedicata ai costumi e agli schizzi realizzati da Yves Saint Laurent per il balletto, il teatro e il music-hall, esprimendo il suo legame con il mondo delle arti sceniche. Parliamo di 60 creazioni originali che includono costumi di scena, bozzetti e materiali d’archivio provenienti dalla Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent. Particolare attenzione all’esplorazione del processo creativo dove schizzi e bozzetti illustrano come Saint Laurent traduce la sua visione di abiti che valorizzano il movimento e l’emozione delle arti performative. Tra le opere esposte ci sono costumi per produzioni famose, come i balletti di Roland Petit, grande pioniere della danza classica, e spettacoli per Zizi Jeanmaire.

The creation of a Diva|Guess
La mostra “The Creation of a Diva”, ospitata presso il MUDEC – Museo delle Culture di Milano dal 17 gennaio al 3 marzo 2025, celebra l’universo creativo di Guess attraverso le sue campagne pubblicitarie iconiche e il ruolo delle modelle nel costruire l’immagine di una “diva” moderna. La mostra esplora l’evoluzione del marchio Guess, focalizzandosi sulle sue campagne pubblicitarie iconiche, realizzate dal direttore creativo Paul Marciano. Il focus è sulle modelle, diventate ormai il volto del marchio (Claudia Schiffer e Anna Nicole Smith per citarne alcune). Sono presenti una selezione di fotografie iconiche scattate da celebri fotografi di moda, che raccontano il processo creativo dietro le campagne pubblicitarie. La mostra include disegni preparatori e documenti che illustrano il dietro le quinte della creazione delle campagne. La mostra non è solo una celebrazione del marchio Guess, ma anche un’analisi culturale e artistica di come la moda e la fotografia possano costruire icone e raccontare storie.

Elio Fiorucci
La Triennale di Milano fino al 16 marzo 2025 ospiterà la mostra dedicata a Elio Fiorucci, omaggio alla figura emblematica del designer e imprenditore milanese, che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della moda e della cultura pop. La mostra include un’ampia selezione di materiali d’archivio, tra cui abiti, accessori, campagne pubblicitarie e documenti che raccontano la storia del marchio Fiorucci. La voce di Elio Fiorucci, tratta da registrazioni personali, accompagna i visitatori in un percorso narrativo intimo e immersivo. Il focus è sull’innovazione e sulla cultura pop, ed in particolare come Fiorucci rivoluzionato la moda introducendo elementi di cultura pop, streetwear e spirito libero. L’allestimento invita i visitatori a immergersi nell’universo Fiorucci, con un mix di visivo, audio e design evocativo.

Balenciaga | Shoes from Spain Tribute
In programma a Palazzo Morando a Milano dal 21 febbraio al 2 marzo 2025 la mostra dal titolo “Balenciaga | Shoes from Spain Tribute” , che celebra i 130 anni dalla nascita di Cristóbal Balenciaga, il leggendario stilista spagnolo, noto come “l’architetto della moda”. L’obiettivo della mostra sarà quello di evidenziare come le sue creazioni abbiano influenzato non solo l’alta moda, ma anche il design funzionale e artistico delle scarpe. Tra le creazioni originali saranno esposti 25 pezzi iconici del guardaroba di Balenciaga, selezionati per rappresentare la sua estetica inconfondibile. In omaggio allo stilista, 25 paia di scarpe realizzate da celebri brand spagnoli saranno presentate accanto ai suoi abiti, per mostrare un dialogo tra passato e presente. La mostra inserisce Balenciaga in un quadro storico e culturale, sottolineando come il suo lavoro abbia incarnato l’eleganza e il rigore tipici del Rinascimento spagnolo, pur rivoluzionando le convenzioni della moda del XX secolo. Durante l’esposizione sono previsti incontri con esperti di moda e design per approfondire la figura di Balenciaga.

CAPRI HOLDINGS VENDE VERSACE? PRADA ALL’ATTACCO!

Nel 2018 Capri Holdings, società multinazionale americana che opera nel settore della moda e del lusso, ha acquistato Versace per un valore di circa 2,12 miliardi di dollari. Prima dell’acquisizione, Versace era controllata principalmente dalla famiglia Versace, con Donatella Versace nel ruolo di direttore creativo e azionista, mentre il fondo americano Blackstone deteneva una partecipazione del 20%. Dopo l’acquisizione, Capri Holdings ha incorporato Versace nel suo portafoglio di marchi di lusso, che include anche Michael Kors e Jimmy Choo.
L’acquisizione aveva l’obiettivo di far crescere Versace, ampliandone la rete di negozi, migliorandone la visibilità globale e puntando a un fatturato di 2 miliardi di dollari all’anno, obiettivo che però non è stato completamente raggiunto.
Capri Holdings si posiziona come un concorrente dei grandi conglomerati del lusso, come LVMH, Kering e Richemont, ma con una struttura più focalizzata su un numero ristretto di brand. L’obiettivo è quello di bilanciare lusso accessibile (Michael Kors) e lusso di fascia alta (Jimmy Choo e Versace) per ottenere una maggiore diversificazione e crescita nei mercati globali.

Negli ultimi anni la società multinazionale americana ha affrontato diverse difficoltà, tra cui :
-un calo delle vendite di Micheal Kors, il suo brand principale
-prestazioni di Versace inferiori alle aspettative, nonostante la sua forte identità di lusso
-La necessità di competere con conglomerati più grandi e diversificati.
Questi fattori hanno portato a speculazioni su possibili ristrutturazioni aziendali, incluse cessioni di asset come Versace. Pare che ci sia stato un calo delle vendite con successiva perdita di 3 milioni di dollari solo nel secondo trimestre del 2024. Tra i candidati all’acquisizione Prada sta mostrando parecchio interesse , tanto da collaborare con Citi , una delle principali istituzioni finanziarie a livello globale, per presentare un’offerta.

COSA SUCCEDEREBBE SE CAPRI HOLDINGS VENDESSE VERSACE E PRADA FOSSE L’ACQUIRENTE?
Questa è la domanda che molti si pongono. Dunque Se Capri Holdings decidesse di vendere Versace e Prada fosse l’acquirente, le conseguenze nel mondo della moda sarebbero significative, sia dal punto di vista strategico che economico. L’acquisizione rafforzerebbe il peso dell’Italia nell’industria del lusso globale, con Prada che consoliderebbe la sua posizione come uno dei maggiori gruppi italiani, accanto a LVMH e Kering. Sotto un punto di vista gestionale, Prada e Versace potrebbero collaborare per ottimizzare la produzione, condividere canali di distribuzione e sfruttare la presenza di Versace negli Stati Uniti, dove è già forte. Inoltre considerate le loro identità molto diverse, un’integrazione armoniosa dei due potrebbe essere una bella sfida. Una mossa di questo tipo attirerebbe l’attenzione degli investitori, rafforzando l’immagine di Prada come player aggressivo e innovativo. Per i consumatori, un’eventuale acquisizione potrebbe portare a collezioni più curate e una maggiore espansione di Versace in mercati emergenti.
D’altro canto se Capri Holdings vendesse Versace, potrebbe concentrarsi su Michael Kors e Jimmy Choo, ridefinendo la propria strategia e bilanciando i profitti con marchi più accessibili. Anche se bisogna essere onesti: la perdita di un brand iconico come Versace potrebbe indebolire il posizionamento di Capri nel mercato del lusso.

FASHION NEUROSIS – IL PODCAST DI BELLA FREUD TRA PSICOANALISI E MODA

Se il mondo della moda e quello della psicoanalisi fino a qualche tempo fa potevano essere considerati distinti e separati, oggi Bella Freud, figlia del celebre pittore Lucian Freud e pronipote di Sigmund Freud, ha assolutamente smentito questa teoria in seguito al suo podcast intitolato “Fashion Neurosis”. Bella Freud è una stilista britannica di grande talento, nota per il suo lavoro distintivo nel mondo della moda. Il suo patrimonio familiare , sia artistico che intellettuale, ha influenzato profondamente il suo stile e la sua visione creativa. Negli anni ’90 fonda il suo marchio omonimo, guadagnandosi rapidamente una reputazione per i suoi maglioni iconici e le collezioni che mescolano influenze artistiche, culturali e storiche. Alcuni dei suoi design più famosi includono maglioni con scritte come “1970”, “Ginsberg is God” e “Je t’aime Jane”, che richiamano l’epoca della controcultura, il mondo letterario e icone pop.
Nel podcast la stilista esplora il legame tra il mondo della psicoanalisi e della moda. Il progetto intende esaminare come gli aspetti psicologici influenzano il nostro modo di vestire, oltre a come la moda, a sua volta, possa riflettere desideri inconsci, identità e dinamiche culturali. Attraverso il podcast, Bella Freud offre una prospettiva unica sulla relazione tra psiche e stile, attingendo sia alle teorie psicoanalitiche di suo nonno, Sigmund Freud, sia alla sua esperienza nel mondo della moda. Riflette l’attenzione su come la moda contribuisca a costruire la nostra identità e come i desideri e le pulsioni psicologiche emergano attraverso l’abbigliamento. Gli episodi sono anche un’opportunità per riflettere sul modo in cui la moda può fungere da “specchio” della società, rivelando tendenze, dinamiche culturali e cambiamenti psicologici collettivi.

Nelle puntate vengono invitati ospiti provenienti da vari ambiti, tra cui moda, arte, sport e letteratura, per discutere del rapporto tra stile e identità. Freud , nei panni di psicoterapeuta, rompe il ghiaccio ponendo una serie di domande agli ospiti, sdraiati sul divano (in riferimento alla psicoanalisi) , sul significato degli abiti , fino ad arrivare a temi più ampi come amore, cultura, ansia e politica. In questo modo si viene a creare un’atmosfera intima che favorisce conversazioni personali e profonde, rivelando il lato emotivo e simbolico della moda. Nell’episodio del podcast “Fashion Neurosis” in cui Bella Freud intervista Kate Moss, una delle supermodelle più iconiche e influenti del mondo, le due esplorano il rapporto di Kate con la moda, la sua carriera iconica e il significato degli abiti nella sua vita. La conversazione si sviluppa in modo intimo e rilassato, toccando temi come la vulnerabilità, i momenti di trasformazione personale e il ruolo della moda come forma di espressione. L’episodio rivela lati più personali e meno noti della supermodella, offrendo un ritratto profondo del suo mondo interiore attraverso il prisma dello stile. “Quando ho iniziato a fare foto in topless ero molto consapevole del fatto che ho un neo sul mio seno destro. E lo odiavo cosi tanto. Piangevo. Non volevo mai mostrarlo, non volevo mai fare le foto in topless. Sapevo che dovevo superarlo perché il fotografo mi diceva : -se non lo fai, non ti sceglierò per il prossimo lavoro-. Quindi dovevo superarlo. E poi ho pensato che come modella non puoi essere troppo insicura” afferma Kate Moss durante l’intervista con Freud.
Con Fashion Neurodis, Bella Freud porta avanti un dialogo interessante tra il mondo della psicoanalisi e quello della moda, portando l’ascoltatore a riflettere su come questi due universi apparentemente separati siano, in realtà, profondamente intrecciati.

L’IMPORTANZA DELLA TECNOLOGIA E DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL SETTORE DELLA MODA

Da anni ormai la tecnologia sta acquisendo sempre più importanza nel mondo ,diventando parte integrante delle vite di ognuno di noi. Spesso non ci rendiamo conto di quanto le nostre azioni quotidiane siano legate ad “oggetti” che semplificano il nostro stile di vita: telefoni, computer, tablet e orologi nel XXI sec. fanno ormai parte di noi. Basta dire “Hey Siri” oppure “Ok Google” per far attivare l’intelligenza artificiale e metterla a nostra disposizione completa. Un tempo la tecnologia apparteneva solo a quella parte di popolazione che per lavorare necessitava di computer; oggi la tecnologia è di tutti, dalle fasce più piccole a quelle più sviluppate.
Soffermandoci sul tema della moda, l’AI ha certamente cambiato il lavoro dei fashion designer rispetto a tanto tempo fa. Se un tempo la parte di creazione poteva essere definita come una sorta di lungo dialogo personale del fashion designer sulla base delle proprie conoscenze e della propria creatività, oggi con l’AI in breve tempo è possibile ottenere un prodotto a cui l’essere umano non sarebbe mai arrivato o a cui sarebbe arrivato non velocemente.

Fotografia creata con l’intelligenza artificiale da Federico Donelli partendo da un bozzetto di Ji Su Park, studentessa 25enne di ACM – Accademia Costume & Moda.

Ciò che necessita l’Intelligenza Artificiale è l’ispirazione generale o un semplice “schizzo” da cui partire per poi proseguire il lavoro . Ma bisogna essere coscienti del fatto che “L’’intelligenza artificiale può amplificare e facilitare il lavoro di un designer, non sostituirlo” hanno dichiarato Paula Sello e Alissa Aulbekova, fashion designer fondatrici del science-tech brand Auroboros. Il punto di vista delle due è quello di considerare l’IA “una spalla” o “aiutante” nella comprensione e nello sviluppo delle creazioni personali, stimolando input su cui lavorare in autonomia in seguito. Ed è il motivo per il quale Paula Sello e Alissa AUlbekova hanno deciso di introdurre questo strumento all’interno del centro di formazione dell’Auroboros Academy, centro basato sul Web3 e sui programmi di moda digitale. In quest’ottica la tecnologia, intesa come supporto e non come sostituzione, può giovare di ottimi risultati per il designer e per l’azienda.

Fotografia creata con l’intelligenza artificiale da Federico Donelli partendo da un bozzetto di Ji Su Park, studentessa 25enne di ACM – Accademia Costume & Moda.

L’art director Federico Donelli, con la sua agenzia ‘Ontologie’ si sofferma su come l’utilizzo delle tecnologie possa essere d’aiuto per la creazione di contenuti di alto livello per la moda e per il lifesyle. Il direttore creativo Donelli ha lavorato con le bozze dei giovani studenti dello IED- Istituto Europeo di Design , dell’Istituto Marangoni e dell’ACM- Accademia Costume & Moda e, scrivendo nel ‘prompt’ il desing, il mood, la modella e la luce che avrebbe voluto ottenere ha realizzato fotografie di moda e modelli di lavoro credibili e autentici. Neanche un occhio esperto si accorgerebbe che le fotografie non sono state scattate ad una modella con una macchina fotografica professionale e all’interno di un set. Il punto di vista del direttore creativo Donelli non è infatti quello di sostituire l’esperienza e il bagaglio dei professionisti con l’AI, ma al contrario di integrarla e utilizzarla come un plus, per ampliare le possibilità creative. Ciò che è importante è etichettare i prodotti dell’AI come tali e non scambiarli per lavori di designer e creatori, perché in questo caso si rischierebbe di confondere e non comprendere quello che è effettivamente reale e quello che non lo è. In un’epoca come la nostra è fondamentale aggiornarsi e usufruire delle nuove tecnologie senza avere di paura di utilizzarle , al contrario essere curiosi e capire come queste possano essere uno stimolo per i nostri lavori.

IL NOTO BRAND PINKO A RISCHIO CHIUSURA? PREVISTA UDIENZA A NOVEMBRE

Tiene banco e sta scuotendo l’ambiente della moda la notizia che vede coinvolto Pinko, noto marchio italiano di moda fondato nel 1986 da Pietro Negra e Cristina Rubini e differenziatosi per aver portato un abbigliamento ribelle ed elegante, è a rischio liquidità. A lanciare per prima l’allarme e ad accendere i riflettori sulla vicenda, è stato il quotidiano dell’ economia IL SOLE 24ORE dalle cui colonne si legge della difficoltà e della difficile situazione in cui versa l’azienda trascinandosi molti dipendenti che potrebbero trovarsi senza lavoro. A controllare l’azienda di abbigliamento con sede a Fidenza in provincia Parma è Cris Conf che sta attraversando giorni non semplici in attesa del verdetto finale. E’ prevista il 14 novembre l’udienza a Parma per avviare una trattativa con i creditori sulla base della nuova legge fallimentare: ciò che è stato richiesto sono le applicazioni delle misure protettive al patrimonio. Come rilasciato sempre da Sole24 Ore , in caso di esito positivo, Pinko avrà un anno di tempo per concordare con i creditori e scongiurare piani di risanamento draconiani o un concordato preventivo.
Eppure non ci aspettavamo che una grande azienda come quella di Pinko che conta oltre 550 dipendenti, 250 store di cui solo 95 in Cina e che in particolare nel 2021 ha fatturato 240 milioni di euro grazie anche all’e-commerce, potesse ridursi ad una crisi di liquidità. Ma questo purtroppo rientra nel concetto di crisi che il mondo della moda continua a vivere: moltissime generazioni preferiscono spendere poco ma acquistare un numero maggiore di capi d’abbigliamento anche se questi sono costituiti da una qualità decisamente più bassa rispetto a capi firmati.

Nel 2021 Pinko ha sfondato grazie allo stile elegante e sofisticato delle borse adatte per qualsiasi occasione: chiunque in strada, che indossasse un abbigliamento casual o più sofisticato, portava attorno alla propria spalla l’amatissima borsa . A far impazzire ancora di più la clientela, oltre che le varie proposte di colori, sono state borchie e paillettes , provocando entrate sempre più alte da parte di ogni store . Pinko ha già attraversato già delle fasi di crisi, come quella di dieci anni fa quando annunciò un taglio di 40 posti di lavoro. Oltre 220 milioni, sempre secondo il Sole 24 Ore, l’ultimo bilancio disponibile risalente al 2002.
La crisi ha colpito anche Pinko, ma del resto non c’è da stupirsi, visto che la chiusura dei negozi fisici, il calo delle vendite e le interruzioni nella catena di approvvigionamento hanno portato a una crisi significativa. Le aziende hanno dovuto adattarsi rapidamente, spostando l’attenzione verso l’e-commerce e le vendite online. Gli esperti parlano di moda futuristica che ormai sta incorporando tessuti intelligenti, con materiali che possono cambiare colore, consistenza e forma in risposta a stimoli esterni come la temperatura, la luce o l’umidità. Questi tessuti permettono agli stilisti di creare abiti multifunzionali che si adattano alle esigenze di chi li indossa, con la speranza che il settore della moda possa uscire definitivamente da questo momento critico dovuto a molti cambiamenti.

CINEMA E MODA IN PARTHENOPE| IL DIRETTORE CREATIVO DI YVES SAINT LAUREN ANTHONY VACCARELLO CURA GLI ABITI DEL FILM DI SORRENTINO

A proposito del film “Parthenope” diretto dal regista napoletano Paolo Sorrentino e portato al Cinema di Cannes 2024 di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo pubblicato su NEXT, ciò che viene messo in evidenza oltre all’omaggio a Napoli e al cambiamento della giovane donna protagonista, è anche il continuo mutamento ed evoluzione dei look che non possono non catturare l’attenzione di chi guarda il film. Il film purtroppo non ha vinto la famosa Palma d’oro ma è stata Daria D’Antonio, direttrice della fotografia del film di Sorrentino, ad aver vinto il premio CST Artist-Technician, per una cinematografia considerata “perfetta con grazia e bellezza”. Il film di Sorrentino. Parthenope, giovane donna interpretata da Celeste Della Porta, che porta il nome della città antica progenitrice di Napoli, non è né una sirena né un mito, ma una giovane fanciulla da uno sguardo profondo nata negli anni ’50 tra le onde del mare. La ragazza vivendo fino ai giorni nostri e attraversando gli anni ’60, ’70 e ’80 , vive non solo l’evoluzione dell’epoca a livello politico e culturale, ma anche le nuove espressioni di stile e di look incarnati dalla visione del direttore creativo di Saint Laurent Anthony Vaccarello che ha co-prodotto il film.

Parthenope rappresenta l’eroina del viaggio personificazione dell’intera esistenza femminile: dalla classica bellezza al cambiamento, dagli amori inutili a quelli impossibili , dalla spensieratezza allo svenimento, dall’estrema felicità al dolore infinito dove, in ogni scenario, fanno da sfondo abiti sempre diversi che rispecchiano non solo il decennio ma anche lo stato d’animo . In un’epoca come quella degli anni ’60 e ’70 la ragazza indossa abiti scollati, bikini vivaci e orecchini floreali. Già nel decennio dopo la moda cambia e il suo guardarobe evolve seguendo lo stile di quell’epoca: non più vivacità sul suo corpo ma tailleur, camicette e tacchi alti indossati da una Parthenope più donna e adulta. Il film è un percorso interiore della protagonista che crescendo cambia, matura, evolve e prende consapevolezza di sé e con questo anche il suo rapporto con la moda. Sorrentino ha voluto prestare attenzione all’evoluzione, anche nell’abbigliamento, dei suoi personaggi: lo scopo è stato quello di raccontare, indipendentemente dal contesto in cui si trovava, l’identità e il mondo in cui i protagonisti vivevano.
La moda da sempre fa parte delle nostre vite e rappresenta il nostro specchio interiore. Il film ha fatturato solo il primo giorno in sala 735 mila euro grazie a 30 mila presenza. Sta di fatto che il regista ha investito molto sul film e sicuramente il tocco di classe di Vaccarello, il quale sostiene che “con il cinema Saint Laurent resterà nel tempo”, non è stato indifferente. Il film è stato inoltre acquistato dalla A24, casa di produzione e distribuzione indipendente che in seguito al successo con “Everything Everywhere All at Once” ha ricevuto grande attenzione da parte del pubblico ed enorme opportunità per Sorrentino che vedrà il suo nome associato a quello dell’aziende con sede a New York.