Bisogna educare i figli al valore del lavoro, della responsabilità e del sacrificio, preparandoli ad affrontare le sfide con coraggio e determinazione.
Sono padre di due figli: un giovanotto di 24 anni e una signorina di 17. Siamo una famiglia come tante, di quelle che per vivere devono darsi da fare ogni giorno, tra sacrifici, lavoro e sogni. Come tanti genitori, vivo con il desiderio e il peso di essere un padre all’altezza, un punto di riferimento che sappia trasmettere ai propri figli un’educazione solida, radicata in quei valori morali che le nostre famiglie tradizionali ci hanno insegnato: la fede, il rispetto, l’onestà, il sacrificio.
Tra questi valori, uno ha sempre avuto un posto centrale: il lavoro. Non solo come mezzo per guadagnarsi da vivere, ma come strumento per costruire dignità, indipendenza e responsabilità. È attraverso il lavoro che si diventa adulti, che si forma il carattere e che si può, un giorno, mettere su famiglia con basi solide.

Ai miei figli sto cercando di trasmettere un messaggio chiaro: scegliere il proprio futuro è un diritto sacrosanto, ma non basta dirsi “voglio fare questo” per pretendere che tutto arrivi da sé. Il lavoro non è un regalo, è un dovere. Non ci è dovuto nulla, per nessuna ragione. Il lavoro va cercato, scelto con dignità, affrontato con spirito di sacrificio e coltivato con passione e competenze.
Viviamo in tempi in cui, purtroppo, spesso si illude la nuova generazione che basti “arrivare da qualche parte” per sentirsi sistemati. Ma il posto fisso come porto sicuro a vita è una chimera: ciò che conta davvero oggi è la produttività, la capacità di portare un valore aggiunto, di essere utili, efficienti, formati. Questo è ciò che determina un reddito, un’opportunità, una stabilità.

La mia generazione ha visto tempi diversi, ma ora il mondo è cambiato. E proprio per questo il dovere educativo di noi genitori è ancora più forte: dobbiamo dire ai nostri figli che non esistono scorciatoie, che non si può vivere solo di diritti reclamati senza impegno. Il lavoro è anche e soprattutto un atto morale, perché ci rende parte attiva della società, ci fa contribuire a qualcosa di più grande.
Sto cercando di insegnare tutto questo ai miei figli, non per mettergli ansia o scoraggiarli, ma per prepararli alla realtà. Perché è proprio conoscendo la realtà, anche dura, che si possono affrontare le sfide con coraggio e trasformarle in opportunità.
E se riuscirò a trasmettere loro almeno una parte di questi valori, allora avrò fatto il mio dovere di padre.