Nel 2024 l’export agroalimentare italiano ha superato i 28 miliardi di euro, trainato da olio, pasta, dolci e vino. La Campania si distingue con prodotti tipici in forte crescita, soprattutto verso la Svizzera. L’Irpinia spicca nel vitivinicolo, con vini come Fiano e Taurasi molto richiesti negli USA. L’export conferma il successo del Made in Italy e delle eccellenze locali sui mercati internazionali.
Continua a leggereLA Co.N.A.P.I. NAZIONALE PREOCCUPATA PER LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DI EVENTUALI DAZI PER L’UE
LA Co.N.A.P.I. NAZIONALE MANIFESTA GRAVE PREOCCUPAZIONE PER LE RIPERCUSSIONI ECONOMICHE DEI POSSIBILI DAZI ANNUNCIATI DAGLI STATI UNITI. I SETTORI CHIAVE DELL’ ECONOMIA ITALIANA, COME L’EXPORT, LA MODA E L’ INDUSTRIA ALIMENTARE, RISCHIANO DI ESSERE FORTEMENTE DANNEGGIATI DA QUESTE DECISIONI PROTEZIONISTICHE.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente annunciato l’intenzione di imporre dazi del 25% sui prodotti europei, sostenendo che l’Unione Europea sia stata creata per “fregare gli Stati Uniti” . Questa dichiarazione ha scatenato preoccupazioni nei mercati finanziari europei, con borse in calo e timori diffusi tra gli investitori.
L’Italia, il cui export rappresenta circa il 40% del PIL, potrebbe subire ripercussioni significative da tali misure protezionistiche. Settori chiave come il Made in Italy, l’industria alimentare e la moda sono particolarmente esposti a queste potenziali tariffe . La Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori ( Co.N.A.P.I. Nazionale ) esprime preoccupazione, definendo l’annuncio di Trump “un attacco alle imprese e al lavoro ” e sottolinea il rischio di una “deindustrializzazione del nostro continente” .

La Commissione Europea ha dichiarato che l’UE “reagirà in modo fermo e immediato alle barriere ingiustificate al commercio libero ed equo” . Il vicepresidente della Commissione, Stéphane Séjourné, ha aggiunto che “gli ostacoli al commercio equo sono ingiustificati, soprattutto tra partner commerciali” .
Questa situazione evidenzia la necessità di soluzioni diplomatiche per evitare una guerra commerciale che potrebbe danneggiare entrambe le economie. È auspicabile che le parti coinvolte si concentrino su un dialogo costruttivo per risolvere le tensioni attuali e affrontare insieme sfide globali come la tutela dell’ambiente e la promozione della giustizia sociale.
ECONOMIA CAMPANIA : L’EXPORT VOLA, MA LE IMPRESE FATICANO A TROVARE PERSONALE QUALIFICATO CON IL RISCHIO DI FRENARE LO SVILUPPO NEL SETTORE AGROALIMENTARE
LA CARENZA DI COMPETENZE È UNA SFIDA CRESCENTE CHE MINACCIA DI FRENARE LA CRESCITA E LA TRADIZIONE DELLA REGIONE.
La Campania cresce, trainata da un export in continua espansione che nel 2024 ha registrato un forte incremento secondo il Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I. Nazionale. Tuttavia, dietro il successo internazionale delle eccellenze locali, le imprese campane devono affrontare un ostacolo sempre più insidioso: la difficoltà nel reperire personale qualificato. Un paradosso che rischia di frenare lo sviluppo economico di settori cruciali, come quello agroalimentare, che da sempre rappresenta un pilastro della Regione. Ad esempio, il salame Napoli e il salame Mugnano, come da tradizione, devono essere insaccati e legati a mano e per farlo, in quest’area campana, vengono utilizzati pulmini per trasportare donne specializzate da Mugnano del Cardinale nelle aziende dove si lavorano questi prodotti tipici, ma oggi queste figure professionali sono sempre più rare e anziane. È un mestiere in via di estinzione e questo sta creando enormi difficoltà nella produzione. Un sapere antico, dunque che rischia di scomparire, lasciando le aziende prive di una componente essenziale della loro identità e qualità artigianale.

Se da un lato il mercato richiede sempre più prodotti autentici e di eccellenza, dall’altro le aziende faticano a trovare manodopera adeguata per sostenere la domanda. Prima del Covid questa esigenza era molto più limitata, oggi, invece, i giovani sono meno predisposti al sacrificio. Quando sentono che devono lavorare nel weekend, spesso scappano via. Eppure la gastronomia non può fermarsi nei giorni festivi, anche perché per i titolari delle aziende agricole è assurdo pensarlo. Di fronte a tale problematica, le imprese sono costrette a formare il personale internamente per molte delle quali c’è un impatto significativo sui costi e sulla produttività. Il problema non riguarda solo il settore della ristorazione, ma si estende anche all’agricoltura e all’artigianato. Per Roberto Cavaliere, fondatore di Campania Tipica, una rete di circa 30 aziende operanti nei settori dell’agroalimentare, della ristorazione, dell’artigianato e del turismo, sottolinea la necessità di un intervento strutturale e dice testualmente, «Abbiamo bisogno di personale in ogni settore, ma ci troviamo costretti a formare direttamente i nuovi assunti.

Le scuole professionali e gli ITS non riescono a soddisfare le esigenze del mercato. Servirebbe un maggiore impegno per incentivare i giovani ad appassionarsi ai mestieri tradizionali». Campania Tipica aderisce al Progetto CompraSud, un’iniziativa volta a promuovere le eccellenze produttive del Sud Italia, incentivando l’acquisto di prodotti e servizi locali per sostenere l’economia del territorio. in conclusione, il quadro che emerge è quello di un sistema produttivo che, nonostante i successi economici, rischia di essere frenato da una carenza cronica di competenze. I dati parlano chiaro: la Campania è una delle regioni più dinamiche del Sud, con una crescita del PIL superiore alla media nazionale, ma senza un’adeguata risposta alle esigenze del mercato del lavoro, questa spinta rischia di esaurirsi. Gli imprenditori campani chiedono interventi concreti per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro. Tra le proposte avanzate, un maggiore raccordo tra scuole e imprese, incentivi alla formazione professionale e una semplificazione delle procedure di assunzione, in quanto c’è bisogno di un’azione coordinata per garantire il futuro delle imprese e delle tradizioni che rendono la Campania unica nel mondo. Il futuro del comparto agroalimentare campano è legato a un filo sottile, fatto di tradizione, qualità e capacità di innovarsi. Ma senza le giuste competenze, questo filo rischia di spezzarsi.
EXPORT : L’AGROALIMENTARE MOTORE DEI DISTRETTI. IL SUD IL VERO PROTAGONISTA. NEL TERZO TRIMESTRE DEL 2024 AUMENTO DELLE SPEDIZIONI
Agroalimentare e Mezzogiorno superstar per l’export dei distretti industriali. E’ stato calcolato che nel terzo trimestre 2024 vi è stato un aumento dell’1,3% delle esportazioni dei distretti dopo quattro trimestri in calo anche se lieve. In un contesto di debolezza degli scambi mondiali si registra dunque una sostanziale tenuta dei valori esportati. Nei primi nove mesi il bilancio è positivo in quanto, una spinta importante è arrivata dalla filiera agroalimentare, mentre per i beni voluttuari e alcune tipologie di beni di consumo le performance non sono state altrettanto brillanti. Nonostante qualche criticità, sono più numerosi i distretti su terreno positivo che hanno raggiunto quota 74 rispetto ai 56 dei primi tre mesi del 2024. L’agroalimentare ha messo il turbo con un balzo staccando così distretti tradizionali vanto del Made in Italy come la moda. Tra i poli industriali che nel terzo trimestre si sono distinti sui mercati esteri l’oreficeria di Arezzo, il polo orafo di Vicenza e la maglieria e abbigliamento di Perugia.

Per quanto riguarda il cibo spiccano l’olio toscano, i dolci di Alba e Cuneo, l’ortofrutta romagnola, olio e pasta del Barese, i vini dei colli fiorentini e senesi,ma anche quelli irpini, il lattiero caseario parmense e ancora l’ortofrutta barese e l’alimentare napoletano. Nella meccanica in pole position la Food machinery di Parma cioè l’impresa di trasformazione di prodotti alimentari, i frigoriferi industriali di Casale Monferrato, nei mezzi di trasporto la nautica di Viareggio. Un distretto che invece è stato fortemente penalizzato è quello della pelletteria e delle calzature di Firenze che sembra essere in calo. A salvare l’export sono stati i mercati extra europei. In primis la Turchia che ha fortemente sostenuto le lavorazioni orafe di Arezzo. Soddisfazioni le ha date anche il mercato del Nord America grazie al traino dell’agroalimentare che ha messo a segno un incremento notevole in Canada.

Il settore è andato bene anche nel Medio Oriente in particolare in Arabia saudita e negli Emirati Arabi uniti . Anche nella Ue il cibo ha consentito di ottenere buoni risultati insieme con elettrodomestici e nautica in Francia. In Germania è stato solo l’agroalimentare a tenere alta la bandiera dell’export italiano. Le spedizioni hanno segnato il passo in Cina per effetto della meccanica e della moda e in Russia. A livello territoriale il successo ha sorriso soprattutto al Centro e al Mezzogiorno. Nella prima area a tirare sono state la Toscana con l’oreficeria di Arezzo, l’olio toscano, la cantieristica di Viareggio, il marmo di Carrara e l’Umbria con la maglieria e l’abbigliamento di Perugia e l’olio umbro. Nel Mezzogiorno sono stati i prodotti alimentari il motore dei distretti. In controtendenza invece quelli del Nord con alcune regioni come l’Emilia Romagna e la Lombardia che hanno fatto retromarcia e altre, come Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Liguria che hanno registrato una crescita dei valori esportati. In ogni caso quando si parla di sbocchi commerciali la prudenza è d’obbligo in uno scenario complesso e incerto con conflitti in corso in Europa e Medio Oriente.
L’EXPORT DELL’INDUSTRIA AGROALIMENTARE DEL 2024 E’ IN CRESCITA. LO CONFERMA ANCHE UNA INDAGINE CONDOTTA DAL CENTRO STUDI E RICERCHE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE
I dati dei primi tre mesi del 2024 confermano l’andamento riscontrato nell’ultima parte del 2023 ed evidenziando come ci sia stato un aumento delle esportazioni rispetto all’anno 2023 a fronte di un calo delle importazioni. Tutto questo va a vantaggio dell’ agroalimentare che sta aumentando la produzione di prodotti di qualità tanto da risultare positiva nel primo trimestre. Il Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I.Nazionale , ha condotto un’indagine dalla quale emerge che le esportazioni di conserve di pomodoro crescono, in valore e quantità,di oltre il 10% rispetto al primo trimestre 2023 e questo anche grazie al reclutamento della manodopera straniera a cui le aziende hanno dato la possibilità di lavorare reperendo personale qualificato per particolari e specifiche mansioni, dopo una precedente formazione. In generale, tutti i principali prodotti di esportazione segnano aumenti del valore e dei volumi venduti all’estero, che vanno dai formaggi ai dolci, dal vino ai salumi, mettendo in risalto il nostro Paese che continua a conquistare i palati di tutto il mondo. Se sarà confermato infatti il trend dei primi sette mesi dell’anno, l’export di settore raggiungerà a fine 2024 un nuovo record assoluto.

Dunque possiamo dire che l’export dell’industria alimentare, dopo un 2023 in cui ha raggiunto un quota di introiti economici molto elevata, ha raddoppiato in dieci anni il suo valore e ciò conferma quindi una spinta vigorosa per l’intera economia nazionale, con una crescita che a fine 2024, sempre secondo l’indagine condotta dal Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I. Nazionale, può raggiungere i 57 miliardi dell’industria alimentare , con una quota aggiuntiva di 4,8 miliardi.
Un risultato straordinario in un contesto internazionale debole, in cui il commercio esprime un modesto +1,6% sull’anno precedente.
Se le stime dell’industria alimentare saranno confermate, ci si sta avvicinando ad un traguardo mai raggiunto prima. Guardando gennaio-luglio 2024, emerge che fra i prodotti più ricercati all’estero, risultano quelli appartenenti all’enologico, al dolciario, al lattiero caseario, all’oleario, al pastaio, alla trasformazione degli ortaggi. Mangiare italiano è sinonimo di qualità, raffinatezza, gusto e queste sono doti che mettono d’accordo i Paesi più importanti del mondo. Tra i mercati che amano in modo speciale i nostri prodotti, svettano gli Stati Uniti. In ogni caso primeggia ancora comunque Germania con alcuni prodotti agroalimentari.Le esportazioni di settore 2024 si consolidano anche nei paesi come la Spagna,il Regno Unito e la Francia. L’indagine vuole mettere in evidenza come l’industria agroalimentare stia avendo successi grazie alla qualità dei prodotti che salvaguardano i valori di immagine di un patrimonio inestimabile di cultura, qualità e bontà del Made in Italy.